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Appello per il Centro Trasfusionale di Lagonegro

20/08/2025



La seguente lettera è stata indirizzata alle massime autorità regionali della Basilicata, ai dirigenti sanitari competenti e agli organi di stampa. È la testimonianza accorata dei familiari (di cui conosciamo le generalità) di una paziente oncologica di Lauria, che denunciano le gravi difficoltà e i disservizi legati al funzionamento del Centro Trasfusionale di Lagonegro. Con toni rispettosi ma decisi, i firmatari chiedono interventi urgenti affinché venga garantito un diritto fondamentale: quello alla cura.


 


Spettabili amministratori ed esimi giornalisti, ci rivolgiamo a voi per segnalare il malfunzionamento del CENTRO TRASFUSIONALE DI LAGONEGRO – servizio salvavita per chi purtroppo ha la propria vita attaccata da malattia e legata alle sacche di sangue e piastrine.


Siamo i figli di una settantenne di Lauria affetta da PATOLOGIA ONCO - EMATOLOGICA e bisognosa di trasfusioni frequenti. Bisogno che per mamma è un calvario poiché paziente fragile e che per noi è diventato un tormento prenotare una trasfusione a Lagonegro. Quello che per mamma dovrebbe essere un diritto è diventata un’elemosina da chiedere in giro per la Basilicata. Raccontiamo solo l’ultimo episodio, la goccia che ha fatto traboccare il vaso della nostra pazienza, e che ci ha portato, esasperati, a chiedere a voi un intervento.


La trasfusione va prenotata il giorno prima, lo abbiamo imparato. Giorno 8 agosto abbiamo chiamato al Centro Trasfusionale di Lagonegro per chiedere l’accesso per la trasfusione di sangue e soprattutto piastrine per il giorno dopo, a seguito di esami del sangue bassi. Ci è stato risposto che non era possibile poiché il centro è chiuso per ferie per 9 giorni. Sabato 9 ci siamo recati al Pronto Soccorso di Lagonegro per elemosinare trasfusioni.


Dopo l’ingresso, (il decimo nell’anno), ci è stato giustamente detto che in ospedale le trasfusioni si possono fare per i casi di emergenza, e che per quelle frequenti come il caso nostro bisogna rivolgersi al centro trasfusionale. Nonostante tutto è stata comunque fatta una sacca di sangue, non di piastrine. Il Pronto Soccorso non è mai stata la nostra prima scelta, sappiamo bene dove dobbiamo andare. Nonostante il caldo, la condizione di fragilità di mamma, siamo ritornati a casa, per rimetterci in macchina lunedì mattina per raggiungere l’ospedale di Potenza, dove non è stato fatto nulla, nonostante il basso valore e l’attesa fino alle 18,00.


E siamo così arrivati a mercoledì. La direzione del nostro viaggio della speranza si è fermata a Rionero, dove mamma è in cura e dove abbiamo sempre avuto la massima disponibilità. Però comprendete che non si possono percorrere 300 km e più per una trasfusione.


E a questo punto ci siamo chiesti e lo chiediamo a voi: abbiamo o no il diritto a essere curati? Se due sole unità (un medico e un infermiere) sono insufficienti, perché non assumere altro personale? O perché non verificare se nelle strutture, che profumatamente paghiamo, venga fatto il possibile per aiutare chi già sulle proprie spalle porta la croce della malattia o no? Se l’attenzione per il paziente sia quella dovuta, perché se è un diritto la cura è un dovere curare fino all’ultimo respiro.


Se è un servizio il Centro Trasfusioni di Lagonegro, un servizio per chi ha bisogno deve essere, e né il malato né i suoi familiari devono sentirsi dire che un giorno prima o uno dopo non cambia la situazione, perché fino a quando gli occhi del malato sono aperti la speranza non deve e non può venire meno. Se la cura è un diritto, un soggetto fragile non deve girare la Basilicata per una trasfusione che gli permette di alleviare le sue sofferenze. Se la cura è un diritto, chi amministra ha il dovere di garantirla con ogni mezzo e in ogni forma.


Ecco perché facciamo appello a voi: a voi chiediamo provvedimenti urgenti per risolvere questa incresciosa situazione che purtroppo interessa non poche persone. Non permettete che a pagare, anche la mancanza di attenzione, siano i malati.


Ringraziamo fin da ora per il vostro interesse e vi auguriamo buon lavoro.




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