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M5S. Assessore Latronico, non spenga il cuore dell’ospedale di Melfi

21/08/2025

Entro dicembre l’assessore Latronico dovrà presentare il piano sanitario regionale: ma qual è il posto che ha deciso di affidare agli ospedali territoriali?
L’impressione è che, mentre si lavora alla redazione del piano, gli ospedali territoriali vengano abbandonati al proprio destino. Una scelta miope e fallimentare, che rischia di far collassare Potenza e di far chiudere gli ospedali territoriali.
Un nuovo allarme proviene dal nosocomio “San Giovanni di Dio” di Melfi e dell’intero Vulture Alto Bradano. A preoccupare, questa volta, è il reparto di cardiologia che, dopo aver subito la soppressione della guardia cardiologica notturna, da novembre perderà anche un’altra cardiologa.
Sì, un’altra, perché dal 2020 almeno altri sette cardiologi hanno abbandonato l’ospedale di Melfi e non perché qui non si trovassero bene, ma perché, probabilmente, non sussistevano più le condizioni ottimali per lavorare.
Se le dimissioni saranno confermate, evenienza che dovremo assolutamente scongiurare, il reparto di cardiologia, un tempo fiore all’occhiello del nosocomio melfitano, avrà in organico soltanto tre cardiologi, di cui nessuno deputato a impiantare. Detto altrimenti: non si potranno impiantare pacemaker, defibrillatori, etc. né si potranno effettuare i controlli di routine per coloro che hanno già subito un impianto. Cosa sarà, quindi, della cardiostimolazione? E una cardiologia depotenziata quanto impatta sulla traumatologia e sulla chirurgia?
Dunque, da novembre rischiamo di avere solo tre cardiologi, nessuno che impianta, nessuna guardia notturna e due infermieri per turno, di cui uno, stando al protocollo in vigore, costretto ad allontanarsi dal reparto in caso di arrivo di paziente con infarto da trasferire a Potenza. Proviamo a fare un esperimento mentale: è notte, il cardiologo non c’è e arriva un paziente con infarto da trasferire a Potenza; l’infermiere di turno (adeguatamente preparato per questa urgenza?!) sale in ambulanza e accompagna il paziente a Potenza; in reparto rimane un solo infermiere per tutti i pazienti ricoverati e per quelli con problemi cardiaci che, nel frattempo, potrebbero arrivare in pronto soccorso. È questa una condizione di sufficiente sicurezza per i pazienti e per il personale sanitario?
Alcuni pazienti hanno ritenuto di no, tanto che, negli ultimi mesi, alcuni di loro dal pronto soccorso hanno rifiutato il ricovero in reparto.
L’ospedale di Melfi, e non mi stancherò mai di ripeterlo, è l’ospedale che serve un’area di centomila utenti e come tutti gli ospedali territoriali svolge un ruolo fondamentale di assistenza, anche al fine di decongestionare Potenza. Se questi ospedali vengono messi in condizione di funzionare al meglio, allora tutta la sanità lucana ne trarrà giovamento, alleggerendo anche le liste di attesa. L’impressione che invece si ha è che si vogliano indebolire questi ospedali per poi dichiararne l’inevitabile chiusura. No, non possiamo consentirlo. Lo ribadirò in tutte le sedi opportune.
La teoria dei numeri va invertita.
La narrazione imperante è che “Poichè i numeri sono bassi (ammesso che sia così), allora i reparti si riorganizzano, si accorpano o si chiudono”. Io, invece, ritengo che i numeri siano bassi perché sono state fatte scelte aziendali e politiche sbagliate che hanno prodotto esattamente quei numeri.
Mi permetto di lanciare una “sfida” all’assessore Latronico: date benzina agli ospedali territoriali e questi decolleranno, aumenteranno i numeri, allevieranno il carico di Potenza e alleggeriranno le liste di attesa.
Al reparto di cardiologia di Melfi occorrono almeno altri due cardiologi. Se questo non avverrà, allora qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di aver trasformato il reparto di cardiologia di Melfi in un ambulatorio. E non sarò io.
Chiudo con un sentimento di forte gratitudine nei confronti di tutto il personale medico e infermieristico, che con senso di abnegazione, spirito di sacrificio, doppi turni e ferie mancate continua a dare il massimo per garantire la migliore assistenza; ma non possiamo stremarlo.
Alessia Araneo - Consigliera regionale, capogruppo M5S



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