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Tempa Rossa. Legalità calpestata, tensioni alle stelle. La UILM chiede un incontro urgente sulla vertenza Tecnoindustrie

13/05/2025



Attraverso una nota stampa, la UILM Basilicata denuncia una situazione ormai insostenibile all’interno dell’impianto di Tempa Rossa gestito da Total. “Sentiamo il dovere di raccontare senza filtri ciò che accade ogni giorno a Tempa Rossa” si legge nel comunicato. “Non è lavoro, è sfruttamento. Non è progresso, è abbandono. Oltre ai proclami ufficiali e ai numeri sulla carta, c’è una realtà fatta di tensione, abusi e rassegnazione”.
La UILM rompe il silenzio: i lavoratori sono stanchi di promesse disattese, accordi violati e dignità calpestata. A tutto questo diciamo basta. Ora servono risposte concrete. Di seguito il testo integrale della nota stampa.

Con questa nota sentiamo l’obbligo di dire chiaramente quello che si vive oggi a Tempa Rossa. Senza infiocchettare nulla, senza girarci intorno. Quello che si respira ogni giorno dentro questo centro non è lavoro: è tensione, disillusione, rassegnazione. È abuso, è paura. Oltre alle percentuali produttive e ai progetti sulla carta – come il famigerato CED – c’è un silenzio assordante sui diritti, sulle condizioni, sulle persone. Le dichiarazioni di Total, i comunicati stampa del provider, gli annunci pubblici e le frasi di circostanza rilasciate qua e là – dentro i tavoli della trasparenza o alla stampa – sono diventati un insulto alla realtà vissuta ogni giorno dai lavoratori.
La verità è che a Tempa Rossa è scoppiata una bomba sociale. E chi fa finta di non vedere è complice.
Dentro questo centro si è imposto un modello dove il “padrone morale” di turno detta legge. Una morale falsa, arrogante, strumentale. Alcune aziende – comprese quelle dell’indotto – si comportano come feudatari moderni. E la Total, con il suo silenzio, li lascia fare. Ci troviamo di fronte a una gestione padronale violenta e mascherata, dove si impongono decisioni, si calpestano accordi, si gioca con le vite delle persone. I lavoratori vengono trattati come numeri sacrificabili. Le lettere degli avvocati fioccano. Le diffide pure. Ognuno cerca di pararsi. Ma nessuno si prende la responsabilità.
Avevamo sottoscritto un verbale chiaro, nella vertenza Lucania Servizi: né i lavoratori di quella realtà, né quelli di Tecnoindustrie avrebbero dovuto subire ritorsioni o perdere il lavoro. E invece?
Quel verbale è diventato carta straccia. Una farsa. Una bugia.
Dal giorno dopo, tutto è stato smentito dai fatti. Colpevoli?
La guerra tra padroni e padroncini. La logica del profitto sulla pelle della gente.
Nell’ATI c’è una lotta interna feroce. Chi promette, disdice. Chi firma, rinnega. Chi garantisce, scarica. E a pagarne il prezzo sono gli operai. Ogni giorno. In silenzio. Umiliati.
Intanto la Total continua a tagliare. Razionalizza. Sospende.
Non c’è stata alcuna risposta occupazionale per chi ha perso il posto – vedasi il servizio antincendio – e intanto si moltiplicano colloqui incrociati, interposizioni di manodopera, appalti opachi.
Il tutto dentro un sito che estrae ogni giorno oltre 40.000 barili, pari a quasi 2 milioni e mezzo di euro al giorno, circa 74 milioni al mese e 890 milioni di euro all’anno solo relativamente al greggio.
A questi numeri vanno aggiunti anche gli introiti derivanti dal gas e dal GPL, che rendono il valore complessivo ancora più impressionante.
E quanti posti di lavoro produce tutto questo? Meno di 600.
177 Total. 401 indotto. Numeri ridicoli. Una beffa. Un’offesa a una regione intera.
In più, hanno chiuso la struttura Total di Potenza, con la scusa del “riavvicinamento” al sito. In realtà, mentre qui si taglia, a Milano si ingrassa. Sì, proprio lì: sede potenziata, assunzioni, funzioni strategiche. Con quali soldi? Con quelli del petrolio della Basilicata.
Allora la domanda è: perché un giovane ingegnere lucano non può lavorare qui? Perché non si valorizzano le nostre competenze?
La verità è che si vuole svuotare questo territorio. Togliergli anche la dignità della professionalità.
Avevano promesso – anche qui – che nei mesi di maggio e giugno si sarebbero aumentate le attività, per garantire i livelli occupazionali.
Altra bugia. Altri silenzi. Altro fumo.
A questo punto, non c’è più tempo. Serve una presa di posizione. Ora.
La UILM chiede all’assessore Cupparo la convocazione immediata di un incontro sulla vertenza Tecnoindustrie, che coinvolge direttamente l’intera Ati e ovviamente la Total.
Non è accettabile ciò che sta accadendo. Non è più sostenibile che i lavoratori vengano tenuti appesi ogni mese, senza alcuna certezza, in balia di padroni improvvisati e multinazionali arroganti.
Questa compagnia deve rispettare le regole. Punto.
E se non lo fa, va fermata.
Non si può continuare ad arricchirsi distruggendo tutto quello che c’è intorno.
Non possiamo più accettare che mentre si estraggono miliardi dal sottosuolo, qui sopra restino solo precarietà, paura e silenzio.
È ora di cambiare passo. Ora davvero.

Potenza, 13 maggio 2025
Uilm Basilicata




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