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''L'odissea di mio padre 77enne, deceduto all'ospedale di Matera''

5/12/2020



Quella di Domenico Soldo, morto a 77 anni al Madonna delle Grazie di Matera dopo aver contratto anche il virus, è una storia triste e drammatica come, purtroppo, durante questa emergenza sanitaria ce ne sono state tante. Ma questa eventualità non ci può consolare, né farci rassegnare di fronte alla necessità di cercare sempre di migliorare.
Michele Soldo, figlio di Domenico, è intervenuto in diretta a “Mi manda Rai 3” pochi giorni fa e, in replica, questa mattina, per raccontare l’odissea vissuta dal padre prima di morire. E lo ha fatto, premettendo “di non voler denunciare medici o operatori sanitari”, ma solo affinché quanto accaduto al padre “non si ripeta più”.
“Mio padre - ha raccontato Michele - era affetto da leucemia mieloide acuta, che gli era stata diagnostica alla fine dello scorso mese di agosto. Dopodiché ha iniziato la terapia oncologica e, di conseguenza, le trasfusioni presso l’Ospedale di Matera e siamo certi che abbia contratto il virus lì. I primi giorni era asintomatico e, come tutti, era stato messo in quarantena e, quindi, non poteva andare in ospedale per le trasfusioni. Ma qui inizia il vera dramma perché passano i giorni ma nessuno ci dice come possa trasfondere un malato di leucemia, affetto da Covid. Allora porto io mio padre all’Ospedale e otteniamo che venga ricoverato nel reparto di Malattie Infettive, anche grazie alle sollecitazioni del medico di base. Eppure, nonostante sia anche immunodepresso, lo rimandano a casa dove, tra l’altro, è positiva anche mia madre che è affetta da broncopneumopatia grave”.
“Dopo 4 giorni - ha proseguito Michele - mio padre si aggrava e viene portato ancora all’ospedale con il 118 e ci tengo a precisare che non era allettato, tanto da salire in ambulanza da solo, ed era anche molto lucido. Arriva in Ospedale nella tarda mattina del 5 novembre e viene ricoverato nel reparto Covid che, fino a pochi giorni prima, era dedicato alla neuropsichiatria infantile. Nonostante fosse tutto sudato per una flebo di tachipirina fatta in ambulanza per la febbre alta, sosta in corridoio per più di due ore prima che gli venga assegnato un letto. Per quasi due giorni - ha aggiunto ancora il figlio - mio padre non mangia, né gli fanno flebo e solo grazie a noi gli danno una bottiglia d’acqua. Dopo il terzo giorno, gli fanno la tac e lo sottopongono a ventilazione meccanica: quindi, in appena tre o quattro giorni, una persona attiva è stata completamente debilitata e allettata. Lunedì 16 telefona alle 9 del mattino, dicendomi che si sentiva meglio rispetto al giorno prima e di aver mangiato frutta grattugiata, per poi morire alle 14.30”.
Poco dopo questa testimonianza è arrivata, sempre in diretta, la replica di Gaetano Annese, direttore generale ASM di Matera.
“Sono vicino al dolore del signor Sodo per la perdita del papà che era stato assistito al meglio - ha osservato Annese - e non è possibile affermare con certezza che il Covid sia stato contratto in ospedale. Il signor Soldo ha ricevuto anche tutte le consulenze da parte degli specialisti, ma capisco che abbia vissuto questa situazione di isolamento che crea un disagio psicologico, che comporta un peggioramento del quadro clinico. È impossibile che non avesse avuto una bottiglia d’acqua, queste sono cose che dicono i pazienti. Inoltre, lo stesso direttore della struttura ha parlato con i parenti. La situazione è critica per tutti i pazienti. Noi curiamo tutti al meglio e stiamo implementando un sistema, per far sentire i pazienti ricoverati da noi più vicini ai parenti”.

Gianfranco Aurilio
Lasiritide.it




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