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UILA. Dazi USA, allarme per l’agroalimentare lucano: a rischio export per 150 milioni

3/04/2025

L’introduzione dei dazi del 20% sui prodotti agroalimentari europei annunciata dall’amministrazione Trump rappresenta una grave minaccia per l’economia della Basilicata. Il settore agroalimentare lucano, che esporta annualmente tra i 120 e i 150 milioni di euro negli Stati Uniti, rischia pesanti ripercussioni. Pasta, prodotti da forno, vini e bevande, fiore all’occhiello del Made in Lucania, potrebbero subire un duro colpo. Questo si legge in una nota dell'Unione Italiana dei lavori agroalimentari. "Per affrontare questa sfida, servono azioni concrete da parte della politica italiana ed europea, con investimenti mirati e strategie di espansione verso nuovi mercati." Di seguito riportiamo il comunicato dell'Unione Italiana dei lavori agroalimentari.

La decisione dell'amministrazione Trump di introdurre dazi del 20% sui prodotti agroalimentari provenienti dall’Unione Europea rappresenta una minaccia concreta per l’economia della Basilicata. L’agroalimentare lucano ogni anno esporta verso gli Stati Uniti beni per un valore che oscilla tra i 120 e i 150 milioni di euro. Tradotto in percentuali, l'agroalimentare il made in Lucania incide per ben il 18% sul totale, trainato da produzioni d’eccellenza come pasta e prodotti da forno (25%) e vini e bevande (24%). Questi numeri raccontano una storia di successo, di imprese lucane che hanno conquistato quote di mercato in America grazie a qualità, tradizione e innovazione.
L’annuncio di Trump arriva in un momento particolarmente positivo per la Basilicata, che nel 2024 ha visto crescere del 18,7% l'export agroalimentare rispetto all’anno precedente. Una crescita che testimonia come questo settore rappresenti un motore potente per tutta l'economia lucana. Ma la nuova politica commerciale degli Stati Uniti rischia di mettere seriamente a rischio questi risultati, con effetti diretti non solo sulla competitività delle nostre aziende, ma anche sul potere d’acquisto delle famiglie lucane. L’inflazione, inevitabile conseguenza dei dazi, minaccia di erodere il reddito dei cittadini, già provati da anni di difficoltà economiche.
In questo scenario è indispensabile che la politica italiana assuma finalmente la responsabilità di guardare al futuro con una visione chiara e strategica, puntando sull’agroalimentare come leva primaria per la ripresa economica. La Basilicata, che da anni soffre la grave piaga dell'emigrazione giovanile, oggi più che mai ha bisogno di politiche che fermino questa emorragia. Servono azioni concrete per creare occupazione, sostenendo il comparto agricolo con investimenti mirati, infrastrutture idriche efficienti, innovazione tecnologica e favorendo l'insediamento di nuove aziende che credano nel potenziale del nostro territorio.
La nostra regione deve inoltre saper cogliere pienamente le opportunità offerte dall’Europa, utilizzando al meglio i fondi strutturali e i programmi europei di finanziamento. È fondamentale investire queste risorse per modernizzare le filiere produttive, sostenere l’innovazione e attrarre investimenti di aziende capaci di valorizzare i nostri prodotti locali, inclusi quelli legati alla filiera forestale. Infatti, il patrimonio boschivo della Basilicata può diventare un ulteriore e strategico tassello nello sviluppo economico regionale, generando occupazione e crescita sostenibile.
La sfida imposta dai dazi Usa deve diventare un momento di riflessione e azione decisa: la politica lucana non può più attendere e deve assumere un ruolo attivo, difendendo con determinazione il lavoro e le imprese della regione. E, con ambizione e coraggio, l’Europa, l’Italia e la Basilicata devono volgere lo sguardo a oriente, con la consapevolezza di voler evitare una crisi economica che si preannunzia devastante e ricercando - con maggiore pervicacia - fette di mercato sempre più appetibili. Noi esportiamo qualità e questo è un aspetto della nostra produzione inconfutabile. Oggi è tempo di scelte nette e lungimiranti, per garantire non solo il futuro del comparto agroalimentare, ma dell’intera Basilicata. Solo così potremo immaginare un domani migliore, costruendo una regione più forte, più equa e anche più sostenibile.



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