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La voce della Politica
Crisi idrica e captazione del Basento: il Comitato Acqua Pubblica denuncia arbitrarietà e opacità |
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7/12/2024 | "L'operazione della captazione del Basento a nostro avviso è stata portata avanti al di fuori del
quadro normativo, compreso quanto stabilito dall'ordinanza di protezione civile sull'emergenza.
Le associazioni sono assolutamente consapevoli che l'indisponibilità di acqua può creare impatti
igienico-sanitari estremamente rilevanti che è necessario scongiurare anche con provvedimenti
eccezionali, ma tutte le azioni e le varie iniziative non devono scadere nell'arbitrio, ad esempio
per quanto riguarda l'analisi delle alternative. Le modalità con cui si è arrivati a captare l'acqua
del Basento, per farla bere una volta potabilizzata ai cittadini, sono il paradigma
dell'improvvisazione e rischiano di diventare un pericolosissimo precedente per tutta Italia
nella gestione di un diritto fondamentale come l'acqua, a cui si associano quelli del diritto
alla salute, della tutela dell'ambiente, della trasparenza e della partecipazione dei cittadini alle
scelte che li riguardano direttamente. Tutto ciò non poteva passare sotto silenzio e per questo
abbiamo ritenuto opportuno segnalare 5 enormi criticità, che hanno contraddistinto l'operazione,
a tutti gli Enti e Istituzioni a vario titolo coinvolti nella gestione dell’emergenza idrica in corso, dai
Comuni al Commissario, dalla Magistratura all'Istituto Superiore di Sanità fino ai Ministeri della
Salute e dell'Ambiente". Così le associazioni che hanno costituito il Comitato Acqua Pubblica
"Peppe Di Bello" assieme al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua commentano la dettagliata
lettera-esposto sulla crisi idrica, documento che oggi è stato presentato alla stampa.
Intanto, si rimarcano le sottovalutazioni o, peggio ancora, la totale inerzia nella gestione
della riserva idrica della diga del Camastra, che hanno portato a un'emergenza che era
invece, del tutto prevedibile fin dal 2019. Emergenza questa che sarebbe stata evitabile,
coinvolgendo fina da allora tutti gli enti proposti alla gestione dell’invaso, delle reti e delle acque,
nell’attuazione degli interventi necessari a diversi livelli. Peccato, invece, che tutto sia stato
coperto dalla totale inerzia delle istituzioni per cinque lunghi anni, giocando sui diritti
fondamentali della popolazione.
Se, come si è visto, si arriva fuori tempo massimo, si apre la strada alla confusione e a
provvedimenti tampone, difficilmente giustificabili dopo anni di inadempienze, minando così alla
base la stessa credibilità delle istituzioni.
A partire da queste gravi responsabilità, sono 5 i punti principali sollevati nella lettera/esposto
inerenti le soluzioni emergenziali adottate.
1) POTERI DEL COMMISSARIO. L'ordinanza della Protezione civile, che conferisce i poteri al
Commissario Bardi, definisce in maniera precisa le possibili azioni da mettere in campo, dalla
captazione di sorgenti allo scavo di pozzi fino all'interconnessione tra acquedotti esistenti.
L'emungimento di acqua da fiumi non è proprio contemplata tra le varie opzioni, per cui ci si
chiede sulla base di quali poteri, peraltro senza fornire alcuna motivazione specifica, il
Commissario abbia optato, tra le diverse alternative, proprio sull’unica soluzione non inclusa tra
quelle indicate dalla Protezione civile nazionale!
2) DEROGHE SULLA POTABILIZZAZIONE E CLASSIFICAZIONE DEL FIUME. L’ordinanza
non ha derogato agli artt.80 e 81 del Testo unico dell'Ambiente, i quali stabiliscono che le acque
di un fiume possano essere potabilizzate solo dopo una classificazione basata su
campionamenti della durata di almeno 12 mesi, perché ovviamente degli inquinanti possono
comparire solo in alcuni periodi dell'anno; poi a ogni classe di qualità è associata la modalità di
trattamento necessaria prima della distribuzione. Si potrebbe anche scoprire che un fiume, in
base ai parametri di legge, non sia potabilizzabile se non in casi eccezionali, ma, appunto, con
specifiche e chiare deroghe alla norma, che qui, come abbiamo visto al punto precedente, non
ci sono. Queste avrebbero dovuto chiarire, ovviamente, le metodiche di trattamento, una volta
evidenziato lo stato e le specifiche criticità che contraddistinguono le acque del fiume.
3) ACCREDITAMENTO DEI LABORATORI. Il Decreto 14 giugno 2017 del Ministro della Salute
imponeva che tutti i laboratori che si occupano di acque potabili dovessero essere accreditati
entro il 2019 dall'ente certificatole, Accredia. L'Arpab non risulta nelle banche dati Accredia. Il
Laboratorio di Acquedotto Lucano sì, ma non per tutte le prove (ad esempio, i pesticidi).
4) ANALISI DI RISCHIO. Il D.lgs.18/2023 sulle acque potabili stabilisce tutte le tappe per
redigere e approvare il Piano di Sicurezza delle Acque che contiene la cosiddetta Analisi di
Rischio. Alla Regione compete l'onere iniziale di "una valutazione e gestione del rischio delle
aree di alimentazione per i punti di prelievo delle acque da destinare al consumo umano". Cioè
spetta alla regione 1) descrivere la situazione del Basento e 2) provvedere anche a rimuovere
le potenziali fonti di eventuale inquinamento. La legge definisce, inoltre, i parametri da utilizzare.
Tra questi i monitoraggi preventivi - e ordinari! - per almeno 12 mesi per la definizione dello
"Stato chimico" (diverso dalla classificazione per la potabilizzazione; le due procedure sono
diverse, anche per limiti tabellari) che ARPAB a metà novembre ammette candidamente di non
avere! Inoltre, bisogna campionare alcuni organismi - cosiddetto monitoraggio del biota - per
tracciare eventuali contaminanti: di tutto ciò non vi è traccia nelle recenti relazioni ARPAB.
Ci chiediamo quindi, come poteva essere coerente con il dettato normativo l'analisi di rischio
che è stata poi valutata favorevolmente da ASP e Istituto Superiore di Sanità (che ammette
candidamente di essersi espresso "sulla base dei pur limitati elementi disponibili in merito alla
richiesta" di Acquedotto lucano, unico documento che risulta essere stato esaminato come
risulta dalla nota 1 in calce al parere, ndr).
5) PROCEDURE PREVENTIVE DI VALUTAZIONE AMBIENTALE, TRASPARENZA E
PARTECIPAZIONE. Il progetto di captazione dal Basento, per stessa indicazione
dell'Ordinanza di protezione civile, doveva essere oggetto di procedura di Verifica di
Assoggettabilità a V.I.A. (V.A.), con deposito preventivo per almeno 7 giorni di uno studio sugli
impatti ambientali e sanitari per raccogliere osservazioni da parte di comuni, associazioni e
cittadini. Questo è un aspetto di particolare gravità, in quanto il progetto di captazione del
Basento è stato sottratto irregolarmente da quel confronto con la cittadinanza previsto da
tutte le convenzioni internazionali nonché dalle normative comunitarie in materia di valutazione
ambientale. Il Commissario nella documentazione avrebbe dovuto descrivere con esattezza il
progetto prima di adottarlo, spiegarne la coerenza con le norme sopra ricordate, evidenziarne i
possibili impatti sanitari e ambientali e, soprattutto, illustrare le varie alternative rispetto
all'approvvigionamento, nel breve, medio e lungo periodo, compresa l'eventuale strategia per
rendere più breve possibile l'eccezionale captazione del Basento.
Il Comitato Acqua Pubblica “Peppe Di Bello”, dialogando anche con organizzazioni nazionali e
con altre realtà fuori regione che stanno vivendo le stesse problematiche e che vedono con
preoccupazione quanto sta accadendo in Basilicata, intende, quindi, ampliare il dibattito
pubblico sulle responsabilità dell’emergenza in corso e sulle prospettive future, anche per
evitare derive arbitrarie. Questo dossier è solo il primo, perché stiamo già affrontando altre gravi
carenze e omissioni, che contribuiscono in maniera determinante all'emergenza idrica.
Il coinvolgimento delle tante persone che stanno partecipando con passione civile a presidi e
assemblee è fondamentale per affermare una gestione efficiente e pubblica dell'acqua e per
fermare quella depredazione dell'ambiente, che determina drammatiche conseguenze, come
quella che stiamo vivendo, sulla violazione del diritto fondamentale all'accesso sicuro all'acqua.
Comitato Acqua Pubblica “Peppe Di Bello”
Associazione Acqua Bene Comune (Forum Italiano dei Movimenti dell'Acqua) |
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