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La voce della Politica
Viggianello, avv. Vizzino: ‘Stiamo distruggendo la sanità pubblica’ |
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14/10/2019 | Liste d’attesa interminabili, sprechi e scandali rappresentano solo una faccia della sanità italiana
In pratica la nostra salute non è una priorità per il governo, che si preoccupa di ridurre i finanziamenti proprio dal settore che ne ha più bisogno
da qualche anno in qua assistiamo ad un costante peggioramento delle condizioni di vita di larghe masse di persone, principalmente -ma non esclusivamente – fra le classi meno abbienti. Gli ambiti in cui tutto ciò si manifesta sono più che noti a tutte e tutti noi che, nelle diverse e più diffuse forme, siamo impegnati in attività politiche e sociali. Dalle condizioni di lavoro alla casa; dall’uso del territorio alle nocività; dal tema delle migrazioni alle questioni di genere, tanti sono gli aspetti in cui risaltano le contraddizioni di una società che in apparenza promette grandi opportunità per tutti/e, ma che di fatto nega il godimento dei più elementari diritti a chi non ha i mezzi per soddisfarli.
Tra questi c’è, non ultimo, il diritto alla salute il cui assolvimento è affidato ad un sistema sanitario pubblico, sempre meno aderente ai principi di universalità, uguaglianza di trattamento e gratuità che ne avevano ispirato la legge istitutiva, e sempre più orientato alla privatizzazione delle prestazioni sanitarie, facendo della salute una merce socialmente discriminante.
Il nostro Sistema sanitario nazionale, per mantenersi al passo dei tempi ha bisogno di cambiare. L'onere del cambiamento però non può spettare solo a medici e dirigenti sanitari, deve per forza di cose ricadere anche sulla politica che invece negli ultimi anni si è fatta, nei confronti della sanità, solo portatrice di tagli lineari rallentando ancora di più il percorso di cambiamento del Ssn.
“È fondamentale rimettere il cittadino al centro, perché troppo spesso accade che il cittadino si trovi in mezzo a decisioni e scelte che non lo coinvolgono i in maniera diretta. Inoltre bisogna puntare i riflettori sul fatto che i bisogni sociali e sanitari sono spesso inscindibili per il paziente e quindi trattarti in maniera separata vuol dire forzare la persona a distinguere tra priorità”.
L’Italia è il secondo Paese più vecchio al mondo: l’aspettativa di vita delle donne supera gli 84 anni, mentre quella maschile arriva a 80. Sarebbe quindi normale aspettarsi più riforme e investimenti nel settore sanitario. Eppure – nonostante le classifiche indichino la nostra sanità come la quarta al mondo per efficienza – l’Italia ha la spesa sanitaria più bassa fra i Paesi occidentali, con soli 2700 dollari pro capite. Questo significa che chi ci governa non fa e non ha fatto nulla per mantenere il settore sanitario all’altezza delle aspettative dei cittadini.
La sanità non funziona e il silenzio dei cittadini premia i politici!!!
Il fabbisogno sanitario degli italiani quindi cresce e si ridefinisce per invecchiamento e cronicità mentre la sanità pubblica subisce una continua erosione e, non potendo coprire tutto il fabbisogno sanitario, raziona l’offerta delle prestazioni. Il SSN deve perciò essere riorganizzato, sulla base di un modello multi-pilastro, con nuove regole ed operatori che possano preservare i fondamentali del nostro Sistema Sanitario, garantendo una risposta universale e tutelare il diritto alla Salute anche per le future generazioni. In questa nuova prospettiva si inserisce il ruolo crescente del comparto privato profit e Non profit (assicurazioni in primis e mutue sanitarie integrative in espansione) che, negli ultimi anni, di fronte alla crisi, si è andato strutturando in termini di organizzazione, diversificazione e qualità dei prodotti e delle tariffe per colmare le lacune dell’offerta pubblica e soddisfare la nuova domanda di sanità, che si va spostando sempre più sui mercati privati. Il già citato Rapporto Censis-Rbm 2019 mostra come, attraverso una riorganizzazione dell'attuale sistema delle detrazioni sanitarie, si potrebbe finanziare completamente un sistema di defiscalizzazione che supporti l'adesione di larghe fasce della popolazione a forme di sanità integrativa. Esperienze territoriali già sperimentate in altri paesi: Spagna e Germania, segnalano, infatti, che i fondi sanitari siano uno strumento particolarmente efficace per garantire il riallineamento di livelli di base a tutta la popolazione a fronte delle disparità territoriali sanitarie.
Non è più sufficiente limitarsi a garantire finanziamenti adeguati alla sanità pubblica, ma è necessario affidare in gestione il diritto alla salute dei cittadini al di fuori del SSN, attraverso una governance innovativa con cui colmare la domanda sanitaria degli italiani, garantendo a tutti la possibilità di aderire alla sanità integrativa, perché un sistema sanitario universalistico è incompatibile con l’attuale necessità strutturale di integra.
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