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Nomine illecite: 12 imputati nel Consiglio Regionale

7/01/2010



In quel pacchetto di 104 nomine in enti e aziende della Regione Basilicata ce ne erano 3 riguardanti persone prive dei requisiti previsti dalla legge. Oggi la Procura della Repubblica di Potenza chiede il giudizio per due senatori, 10 consiglieri regionali con l’accusa di aver favorito le tre persone, pure destinatarie della richiesta di rinvio a giudizio.

Nell’inchiesta avviata nel 2007 dal Pm Henry John Woodcock e poi ereditata dal collega Salavatore Colella quando il magistrato anglonapoletano, nello scorso settembre, si è trasferito a Napoli, sono incappati due parlamentari, i senatori Maria Antezza (Pd) e Cosimo Latronico (Pdl), all’epoca dei fatti consiglieri regionali come altri 10 indagati, di varie parti politiche, a partire dall’attuale vicepresidente della giunta Vincenzo Santochirico (Pd), l’assessore alla Formazione Antonio Autilio (Idv), Pasquale Di Lorenzo (An-Pdl), Antonio Di Sanza (Pd), Roberto Falotico (DeC), Agatino Mancusi (Udc), Giacomo Nardiello (Pdci), Erminio Restaino (Pd), Luigi Scaglione (Popolari Uniti), Emilia Simonetti (Prc).

Con loro tre commercialisti che per l’accusa, sarebbero stati nominati revisori dei conti in assenza dei necessari requisiti, e cioè Tommaso Filippo Cristallo, nominato all’Azienda edilizia residenziale di Matera, Maria Teresa De Luca, revisore all’Azienda regionale Basilicata erogazioni in Agricoltura, e Gianluca Timpone, Nominato all’Azienda Regionale per il diritto allo studio.

Tutti dovranno rispondere di concorso aggravato in abuso d’ufficio davanti al Gup Gerardina Romaniello, dove compariranno il prossimo 21 gennaio, poichè, per la Procura, avrebbero messo in atto una condotta che «intenzionalmente procurava a Tommaso Filippo Cristallo, Gianluca Timpone e Maria Teresa De Luca un ingiusto vantaggio consistente nell’illegittima nomina ed arrecando ai concorrenti un danno ingiusto».

Secondo la ricostruzione fatta dai carabinieri del reparto investigativo di Potenza, guidati dal capitano Antonio Milone, la sen. Antezza, all’epoca presidente del Consiglio regionale, avrebbe dapprima omesso «nell’avviso per la nomina dei presidenti e dei componenti dei collegi dei revisori delle aziende della Regione Basilicata, la previsione della fase di comprovazione dei requisiti dichiarati in sede di autocertificazione dai candidati» e poi avrebbe «riconfermato » le nomine dei tre, mentre i consiglieri regionali avrebbero partecipato al presunto reato esprimendo «parere favorevole» in commissione sulle nomine dei tre revisori «pur essendo privi dei requisiti inequivocamente previsti dal comma 3 dell’ar t.7 della citata legge regionale 32 del 2000».

Alla ex presidente Antezza è contestato anche il reato di abuso d’ufficio per non aver consentito nei termini di legge l’accesso agli atti da parte del presidente dell’Ordine dei Commercialisti «al fine - si legge nell’imputazione - di evitare che si svelassero le irregolarità nelle nomine stesse».

Nel mese di giugno del 2007 il Consiglio dell’Ordine dei Dottori Commercialisti di Potenza ha denunciato il Consiglio Regionale di Basilicata per presunte irregolarità nelle nomine dei tre revisori dei Conti in 3 organismi di competenza regionale . In particolare si trattava dell’Ardsu di Potenza, dell’Arbea e dell’Ater. Le irregolarità erano date dal fatto che nessuna delle tre persone nominate per tali incarichi, era abilitato per svolgere l’esercizio della specifica attività.
Le nomine erano state effettuate quasi un anno prima, nell’ottobre del 2006, con le modalità previste dalla legge regionale. La denuncia, indirizzata alla Procura della Repubblica di Potenza, alla Corte dei Conti, al Ministero dell’Economia e delle Finanze, e alla Guardia di Finanza, era stata preceduta da una nota inviata al Consiglio Regionale e nella quale, nel febbraio del 2007, l’Ordine dei Dottori Commercialisti, evidenziando le irregolarità, chiedeva al Consiglio stesso di risolvere la vicenda e di avere accesso agli atti che riguardavano la nomina dei Revisori dei Conti. A tale nota non è mai arrivata risposta, né la richiesta di visionare la documentazione è stata accolta. Da qui parte la denuncia. E da qui il capo d’imputazione per l’allora presidente del Consiglio Regionale, Maria Antezza, perché, in qualità di pubblico ufficiale, non ha consentito la visione degli atti richiesti e non ha risposto alla nota inviata dall’Ordine per giustificare il ritardo dopo le richieste. Sui 3 imputati nominati dal Consiglio, inoltre, pesano anche i reati di esercizio dell’attività senza abilitazione negli anni precedenti alla nomina della Regione.
Secondo l’Ordine dei Dottori Commercialisti di Potenza si era verificata una grandissima violazione della legge da parte del Consiglio Regionale e dei rispettivi funzionari competenti, perché “un Ente Pubblico con un organo di revisione i cui componenti non hanno i titoli per esercitare tale compito genera atti nulli o almeno annullabili e privi di efficacia, con tutti i problemi ad essi connessi”. Perché, come vuole la legge, condizione necessaria per essere nominati nel Collegio dei revisori dei conti è l’iscrizione nel registro dei revisori contabili. L’Ordine dei Dottori Commercialisti è delegato dal Ministero della Giustizia alla tenuta del Registro dei Revisori dei Conti. Un controllo, una verifica rispetto ad eventuali irregolarità, quindi, è cosa dovuta non solo per etica professionale, ma anche per una questione più strettamente legata a al rispetto delle regole e delle deleghe ministeriali. Quando, nel 2006, si verificò la vicenda delle nomine irregolari, si creò un clima di comprensibile malumore all’interno dell’Ordine e si registrarono, come è facile immaginare, diverse segnalazioni di scontenti e di lamentele tra i 450 iscritti.



di GIOVANNI RIVELLI
MARIAPAOLA VERGALLITO
la gazzetta del mezzogiorno


LO SCANDALISMO SULLE PRESUNTE NOMINE ILLECITE ALLA REGIONE

Una denuncia figlia della mancata conoscenza delle norme vigenti

Tra i tanti fascicoli lasciati in eredità ai suoi successori dall'ex pm di Potenza Henry John Woodcock ve ne è uno che riguarda la presunta, illecita nomina di tre revisori dei conti in seno ad altrettanti enti sub-regionali della Basilicata. Dopo circa tre anni di indagini, riassunte – si fa per dire – in una montagna di carte, tra cui spicca la consulenza tecnica di uno studio campano costata, a quanto ci dicono, non meno di diecimila euro, la Procura della Repubblica di Potenza ha chiesto il rinvio a giudizio di quasi mezzo consiglio regionale, a partire dalla sua ex presidente, la senatrice Maria Antezza, cui toccò firmare nel 2006 i decreti di nomina contestati, forte dei poteri sostitutivi conferiti dall’Assemblea. I presunti illeciti commessi dalla ex Presidente Antezza e altri 11 consiglieri regionali, appartenenti a tutti i gruppi politici presenti in aula, sarebbero solo tre, nell’ambito di un pacchetto molto più corposo di nomine, costituito da ben 104 provvedimenti amministrativi. In particolare, non avrebbero avuto i necessari requisiti richiesti dalla legge i revisori nominati in seno all'Ater di Matera, all'Arbea e all’Ardsu. Vale a dire, rispettivamente: Tommaso Filippo Cristallo, Maria Teresa De Luca e Gianluca Timpone. Quest'ultimo ci è venuto a trovare ieri pomeriggio in redazione, appesantito – è il caso di dire – da diversi chili di carte estrapolate dal fascicolo a suo tempo aperto a suo nome dal pm Woodcock e ora nelle mani del dott. Salvatore Colella. Ma soprattutto amareggiato per il modo con cui l'inchiesta è nata ed è andata avanti in questi anni, per approdare di qui a qualche settimana (e precisamente il 21 gennaio prossimo) dinanzi al gup Gerardina Romaniello, chiamata a sua volta a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Colella. Le carte che abbiamo avuto modo di leggere sono solo quelle riguardanti il Dott. Gianluca Timpone. Ma non facciamo fatica a credere che anche per ciò che riguarda gli altri suoi due colleghi chiamati in causa, e cioè Tommaso Filippo Cristallo e Maria Teresa De Luca, i competenti Uffici Regionali abbiano utilizzato lo stesso metodo di controllo. Metodo peraltro scrupolosamente adottato anche per le altre 101 nomine firmate dall'allora presidente del consiglio regionale. Il punto chiave dell'intera vicenda infatti è tutto qui: nel controllo dei requisiti delle persone nominate nei vari enti, demandato a dirigenti e funzionari dell’assemblea regionale.
A sentire il dott. Filiberto Bastanzio, presidente del Consiglio dell'Ordine dei dottori commercialisti della Basilicata, autore della dettagliata denuncia alla magistratura da cui ha preso le mosse l'inchiesta di Woodcock, questo controllo non sarebbe avvenuto. Presniamo il caso di Gianluca Timpone. Egli – ha denunciato Bastanzio – risulta iscritto nell'apposito registro dei revisori contabili solo a partire dal 2004. Per cui , ha spiegato, quando Timpone ha fatto la domanda (nel 2006) non veva ancora maturato i tre anni di esperienza previsti esplicitamente dal Bando di gara, posto che il lavoro fatto in precedenza andava considerato "nullo". Se non addirittura "abusivo".
Ergo: alla Regione – secondo la denuncia del dott. Bastanzio avrebbero commesso un abuso d'ufficio, peraltro fatto ricadere solo ed esclusivamente sulle spalle della ex presidente del consiglio e dei componenti la prima commissione consiliare e non anche, come sarebbe stato quanto meno coerente, sul dirigente dell'Ufficio competente. Ma questo è il m eno.
La cosa grave, invece, è un'altra. E cioè: il presidente dell'Ordine dei commercialisti della Basilicata, e poi a seguire lo Studio legale dell'avvocato Domenico Leone di Salerno, nella sua qualità di consulente dell'allora pm Woodcock, hanno preso, come suol dirsi un granchio. Perché è vero che Timpone, risulta iscritto nell’elenco dei revisori contabili solo nel 2004, ma è altrettanto vero innegabile – come risulta da certificati e attestazioni ufficiali – che egli ha svolto l’incarico di revisore contabile presso la Comunità montana del lagonegrese sin dal 2003 in forza di una norma sancita dal testo unico sugli enti locali (articolo 234) che consente anche a ragionieri e/o dottori commercialisti iscritti nei due rispettivi albi di essere nominati revisori. Per di più il dott. Timpone si trovava in quest'ultima condizione addirittura dal 1999. E quindi, altro che "abuso d'ufficio", da parte di Antezza e di altri 11 esponenti politici regionali: Cosimo Latronico, Vincenzo Santochirico, Antonio Autilio, Pasquale di Lorenzo, Antonio di Sanza, Roberto Falotico, Agatino Mancusi, Giacomo Nardiello, Erminio Restaino, Luigi Scaglione e Emilia Simonetti.
Qui gli unici ad aver "toppato" clamorosamente sono stati, a quanto pare, il presidente dell'Ordine dei Commercialisti di Basilicata, prima, e i consulenti salernitani della Procura di Potenza, poi, cui è sfuggito il dettato dell’articolo 234 del Testo Unico sugli enti locali. Il che – se, e quando, verrà sancito, come suol dirsi "per tabulas", cioè senza dubbio alcuno nelle sedi competenti, a partire dall'ufficio del gup affidato alla dott.ssa Romaniello – di certo non potrà rimanere senza conseguenze sul piano deontologico, prima ancora che giudiziario. Per dirla in modo chiaro: se dovesse essere accertato, come siamo pronti a credere, che le nomine di Gianluca Timpone, Tommaso Filippo Cristallo e Maria Teresa De Luca sono state effettuate nel pieno rispetto della normativa vigente, come accertato dagli uffici regionali competenti, crediamo che gli iscritti all'Ordine dei Commercialisti di Basilicata debbano interrogarsi sulla professionalità di un presidente che ha esposto l'organo di autogoverno della categoria ad una figura quanto meno barbina, per non dire altro.
Lo stesso dicasi per lo studio legale salernitano dell'avv. Leone, elevato a rango di consulente della Procura potentina. Anche qui, prima o poi, arriverà il momento di chiedersi sulla base di quali criteri discrezionali i singoli magistrati effettuano le proprie "nomina". Non vorremmo apparire invadenti, ma nei panni di due degli "inquisiti", e cioè la senatrice del Pd Maria Antezza, da un lato, e il suo collega del Pdl, Cosimo Latronico, dall’altro, valuteranno l'opportunità di presentare una proposta di legge bipartisan che regoli in modo "trasparente" l'assegnazione degli incarichi consulenziali da parte dei pm delle varie Procure italiane, portando ad esempio tanti abnormi casi lucani: Marinagri in testa. Forse è arrivato il momento di fare veramente "giustizia", smettendola di gettare fango sulle Istituzioni e su quanti le servono con onestà, lealtà e soprattutto competenza.

NINO GRASSO
La Nuova del Sud




LA RISPOSTA DEL PRESIDENTE DELL'ORDINE DEI COMMERCIALISTI DI POTENZA ALL'ARTICOLO DE LA NUOVA DEL SUD


Egregio Sig. Grasso,

Le confesso che in un primo momento non volevo rispondere all’articolo pubblicato sulla NUOVA DEL SUD del giorno 8 c.m. alla pagina 6 ma successivamente e, a ben pensarci ho deciso di farlo non tanto per dirLe che tutto ciò che ha scritto nei miei confronti non risulta a verità ma soprattutto per difendere il Consiglio dell’Ordine, che ho l’onore ed onere di presiedere da ben oltre sette anni, che vede esposto il suo legale rappresentante e ciò indipendentemente dalle iniziative che il Consiglio da me presieduto intenderà assumere.
Ma procediamo con ordine.
Il Consiglio dell’Ordine dei Dottori Commercialisti (composto in maggior parte anche da altri soggetti nel 2007) su sollecitazioni di tantissimi iscritti ha deciso di chiedere lumi (ed eventualmente autotutelarsi) al Consiglio Regionale in data 20 febbraio 2007 su talune nomine che, a parere dello stesso Consiglio, non risultavano in linea con la normativa vigente; soltanto in data 30 giugno 2007 il Consiglio ha provveduto ad incaricare il Presidente di denunciare l’accaduto all’A.G. dopo l’eloquente silenzio-rigetto dell’Ente Regione che negava anche l’accesso agli atti. Quindi nel suo lungo e circostanziato excursus Lei ha omesso (senz’altro in buona fede) di segnalare ai lettore la consecutio degli eventi.

Circa il contenuto dell’articolo prendo atto che lei distribuisce voti e pagelle a tutti pur non avendo titoli istituzionali e/o accademici per farlo (se non ricordo male Lei dopo il diploma si scuola media superiore si è (o era ) impiegato in banca): ha omesso di scrutinare gli Uffici della Procura( che poi in definitiva hanno chiesto il rinvio a giudizio degli imputati) non so se per rispetto all’ Istituzione” Giustizia” o per altri motivazioni che non intendo appurare in quanto non mi interessano; noto anche che con frettolosa analisi Lei, nell’articolo, ha già celebrato il processo additando la mia persona alla stregua di un ciarlatano commiserando i poveri colleghi di avere me come Presidente.
Le devo dire che veramente lei “toppa” di grosso in quanto i miei colleghi mi volevano e mi vogliono bene: prova ne sono le circostanze che alle ultime consultazioni per eleggere il nuovo Consiglio dell’Ordine a novembre 2007 sono stato tra i pochi Presidenti in Italia che non ha avuto liste contrapposte essendo stato di nuovo eletto all’unanimità e che i miei iscritti approvano la linea del Consiglio Direttivo e del Presidente esternando tale approvazione (anche recentemente e su tale vicenda) senza riserva alcuna.
Certo in circa 70 anni di età non mi sono mai prestato a mezzucci ed inchini con chicchessia ivi compresi politici di qualsivoglia livello, estrazione e fazione (pur essendo ben nota a tutti la mia collocazione politica), massimi rappresentanti locali delle Istituzioni, prelati indigeni- autoctoni e non, alte gerarchie militari etc in quanto saluto tutti questi soggetti così come posso salutare il più modesto ed umile cittadino della Basilicata e cioè con un cenno del capo o porgendo loro la mano senza coinvolgere le altre parti del corpo: tanto in ossequio (come forte credente) alla massima Evangelica ispiratrice del principio cristiano,cattolico, apostolico-romano : “ama il prossimo tuo come te stesso”.

E’ ovvio che il Suo scritto è oggetto da parte dei miei Legali di attenta riflessione per valutare eventuale risvolto giurisdizionale (penale ,ma soprattutto civile ) nei tempi e nei modi previsti dalle norme processuali vigenti: lo esige la mia coscienza, lo detta la mia scienza,lo impongono i miei figli, lo richiede la forte e determinata testardaggine calabrese di mia moglie. Resta l’amarezza e la singolarità della Sua iniziativa su cui i lettori della NUOVA(per prima) trarranno le giuste considerazioni e riflessioni e cioè che un giornalista alla vigilia dell’Udienza preliminare per il rinvio a giudizio si esprima nel merito di una vicenda giudiziaria senz’altro più complessa di quanto semplicisticamente descritta e rappresentata (tra l’altro affermando inesattezze macroscopiche in quanto l’art. 234 del T.U. sugli Eni locali non ha alcuna attinenza con la fattispecie delittuosa contestata dagli inquirenti ed in particolare con le fonti legislative del bando regionale il cui riferimento risulta il c.3 dell’art.7 della L.R. 32/2000!!!!!!!).

Una cosa è certa , Le assicuro con molta franchezza ed onestà , che la mia vita professionale e privata non ha “scheletri negli armadi “ e la parola paura non trova spazio nel mio vocabolario: se avessi paura non potrei ricoprire delicati incarichi e né tanto meno fare il Presidente della categoria al solo pensiero che in pochi mesi due dei miei colleghi e precisamente un commercialista di Foggia ed il Presidente del Consiglio Direttivo dei Dottori Commercialisti di Castrovillari (tra l’altro mio fraterno amico) sono stati spietatamente ammazzati proprio per difendere la legalità,professionalità e deontologia ; sono i miei iscritti a chiedermi di non mollare e continuare sulla strada intrapresa fino in fondo tant’è che( dopo il Suo articolo) ho deciso di proporre al Consiglio dell’Ordine la costituzione di parte civile nel processo che si celebrerà.

Un’ultima annotazione ed una richiesta: l’ articolo che porta la Sua firma addita ai lettori la denuncia come “figlia della mancata conoscenza delle norme vigenti” ; evidentemente né io e né tanto meno i miei Consiglieri (9 in tutto)siamo abbastanza preparati per svolgere la professione a nulla rilevando gli anni passati all’Università come studente prima o come iscritto all’Ordine (componenti di Commissioni Nazionali, collaborazioni con Università italiane,Vice-Presidente dei Dott. Comm.ti della Federazione Calabria e Basilicata,consulenze all’ A.G. in delicati procedimenti civili e penali etc) : evidentemente non abbiamo tratto abbastanza profitto!!!

La richiesta: poiché il Dlgs.vo 139/2005 che regolamenta la professione di Dottore Commercialista ed esperto contabile ( e successivi regolamenti attuativi) prescrive l’aggiornamento continuo degli iscritti e nella considerazione che quasi settimanalmente tali corsi di aggiornamento vengono svolti , Le chiedo se nell’eventualità Lei sia intenzionato ad impartire a me ed ai miei colleghi nozioni di tecnica e procedura legislativa saremmo ben lieti di abbeverarci alle fonti del Suo sapere sulla scia di quanto nell’articolo ci ha cotanto illuminato nella considerazione, anche , della facilità logistica e collocazione della NUOVA del SUD che è ubicata nello stesso stabile del Consiglio dell’Ordine(Via della Chimica,61).


Senise-Potenza gennaio 2010
Filiberto BASTANZIO
Senise-Potenza, gennaio 2010




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