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| Curarsi in Basilicata: la UIL propone un modello sanitario integrato e di prossimità |
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21/11/2025 |
|  La UIL presenta “Curarsi in Basilicata”, un documento che propone un modello sanitario distrettuale proattivo e integrato, in cui prevenzione, cura e supporto sociale si fondono, garantendo continuità, prossimità e personalizzazione dei servizi. Nella nota stampa inviataci si legge che la sanità lucana presenta criticità strutturali: livelli essenziali di assistenza non pienamente garantiti, mobilità sanitaria passiva elevata, carenze di personale, squilibrio ospedale-territorio e ritardi infrastrutturali. Il Piano Socio-Sanitario Regionale 2026/2030 dovrà rafforzare la rete territoriale attraverso Distretti e Case della Salute come centri di integrazione socio-sanitaria, potenziando assistenza domiciliare, gestione delle patologie croniche e percorsi dedicati agli anziani e ai non autosufficienti. È inoltre fondamentale – si apprende nella nota – valorizzare l’infermiere di comunità, riorganizzare l’emergenza-urgenza, potenziare i presidi ospedalieri e l’IRCCS CROB, e promuovere un dialogo sociale partecipativo. L’obiettivo è costruire un sistema moderno, equo ed efficiente, centrato sulla persona, capace di garantire salute e coesione sociale in tutta la Basilicata. Di seguito riportiamo il documento integrale della UIL.
Uil presenta “Curarsi in Basilicata”
Nella sanità lucana creare un modello distrettuale proattivo e integrato, in cui la prevenzione, la cura e il supporto sociale si fondono, garantendo continuità, prossimità e personalizzazione dei servizi, rafforzando al contempo l’interazione tra cittadini, operatori e istituzioni, con un impatto reale e misurabile sulla salute della popolazione. E’ in sintesi l’obiettivo centrale del documento “Curarsi in Basilicata” che la Uil ha presentato oggi. Si tratta di un lavoro approfondito che analizza il nuovo Piano Socio Sanitario regionale, le criticità, le opportunità e le proposte per una sanità più vicina alle persone, ai territori e ai fragili. Il documento è stato discusso nella sala conferenze del Museo Provinciale di Potenza con una relazione introduttiva Vincenzo Tortorelli (Segretario Generale UIL Basilicata), interventi di Antonio De Belvis (Università Cattolica del Sacro Cuore), in collegamento web Lucia Bisceglia (AReSS Regione Puglia), Milena Vainieri (Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa) e conclusioni di Cosimo Latronico, Assessore Regionale alla Salute.
“Accogliamo la sfida e le novità del nuovo Piano Regionale Integrato della Salute e dei Servizi alla Persona e alla Comunità 2026/2030”: ha detto il segretario regionale Uil Vincenzo Tortorelli. “Il nostro SSR – ha aggiunto - attraversa una fase di criticità strutturale: le indagini più accreditate descrivono un quadro complesso, fatto di luci e ombre, fragilità organizzative, disomogeneità territoriali e insufficiente capacità di risposta ai nuovi bisogni di salute delle persone e delle collettività. Ma proprio da una rilettura critica dello “stato dell’arte” può derivare un rilancio complessivo del sistema. Le criticità richiedono in primo luogo una riforma strutturale e organica del SSR, capace di garantire prossimità, equità, qualità ed efficienza, riallineando la Basilicata agli standard nazionali ed europei. Noi pensiamo che serva una “architettura delle scelte” coraggiosa, orientata alla centralità della persona e all’ammodernamento del sistema, fondata su:
- Eccellenza ospedaliera, con presidi di alta specialità e reti integrate per patologia.
- Capillarità territoriale, con una rete di servizi di comunità e assistenza domiciliare.
- Integrazione socio-sanitaria, come principio fondativo.
- Partecipazione sociale, come leva democratica del welfare di prossimità.
Il primo punto, la vera premessa del dialogo sociale – ha evidenziato il segretario Uil - è costruire una nuova organizzazione integrata tra servizi sanitari, sociali e educativi, capace di garantire una presa in carico completa e personalizzata. Con una revisione dei Piani sociali di ambito e una maggiore compenetrazione tra gli Ambiti sociali e i Distretti della salute, resi omogenei per territorio, per dotazione di personale e per risorse economiche condivise,oggi frammentate e separati , per dare unità e forza alla rete territoriale e migliorare la presa in carico dei cittadini. Distretti e Case della salute che devono diventare il fulcro del nuovo modello territoriale, veri luoghi di integrazione tra servizi sanitari, sociali e sociosanitari, in cui ogni cittadino possa trovare risposte adeguate vicino a sé, senza migrare per curarsi. L’obiettivo generale è quello di riqualificare e riclassificare la rete ospedaliera sulla base di nuovi standard di servizio e parametri di qualità, ponendo la persona al centro del sistema di cura. Il futuro del sistema sanitario regionale passa attraverso una nuova centralità dell’assistenza domiciliare e della gestione integrata delle patologie croniche. La rete dei servizi domiciliari ,dell’invecchiamento attivo ed anche quella da costituire della non -autosufficienza e della cronicità deve trasformarsi in una vera e propria “filiera assistenziale” giocata ed attivata per tutti coloro che rientrano in quelle età ed in quel mondo di longevi che già caratterizzano la nostra struttura demografica. E’ chiaro che occorre strutturare un vero e proprio ‘percorso anziani’ che colleghi in modo continuo il sistema sanitario, i servizi sociali comunali e il mondo del terzo settore e prevedere percorsi assistenziali dedicati e piani di cura personalizzati con monitoraggio clinico e sociale. La regia ed il fulcro di questa rinnovata azione territoriale della sanita lucana deve risiedere in un modello di Distretto della Salute forte che deve essere ricostituito con linee guida e conferenze di servizio regionali ,in coerenza al Piano sanitario. Siamo certi che si aprano spazi di rilevante interesse per un dialogo nuovo e proficuo tra le parti con il nuovo Piano Regionale della Salute. Proprio perchè si afferma il metodo di una larga partecipazione alla sua definizione ed attuazione , siamo convinti che serva proprio alimentare e rafforzare il dialogo cooperativo alle scelte di cambiamento del Piano stesso. La UIL – ha affermato Tortorelli - propone la definizione di un Patto a sostegno del nuovo Piano Socio-Sanitario, fondato sui valori del Servizio sanitario pubblico e su azioni realizzative concrete. Un Patto che preveda la costituzione di un organismo congiunto di cooperazione per il Piano, operativo in modo continuativo – dall’impostazione alla verifica – e aperto ai mondi della ricerca, della rappresentanza sociale e del civismo. Un Patto generazionale, che unisca giovani e anziani, città e aree interne, nel sostenere un servizio sanitario vero, pubblico e solidale, garante del diritto alla salute per tutti”. Dopo interventi di Carmine Vaccaro (UilPensionati), Giuseppe Verrastro (UilFpl) la prof. Milena Vainieri (che è nata a Venosa, emozionata per il ritorno a casa, con un motivo in più per studiare la nostra sanità) con la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa si occupa di monitorare la sanità lucana che – ha detto – presenta sicuramente carenze ma anche eccellenze come l’Ircss di Rionero per le cure oncologiche. Le caratteristiche di piccola regione ma con una popolazione particolarmente diffusa sui territori – ha aggiunto – rafforza l’indicazione di sanità di prossimità pur prevedendo strutture accentrate in grado di garantire alta specializzazione. SINTESI ll documento della Uil parte dalla fotografia sulle principali criticità del sistema:
- Livelli Essenziali di Assistenza (LEA): la Regione continua a registrare difficoltà nel garantire pienamente i LEA, con risultati altalenanti e spesso inferiori alla media nazionale, soprattutto nelle aree della prevenzione e dell’assistenza territoriale.
- Mobilità sanitaria passiva: la Basilicata presenta un tasso elevato di migrazione sanitaria — pari al 27% — tra i più alti d’Italia. Tale fenomeno è aggravato dal sottodimensionamento del personale medico: i medici di medicina generale rappresentano solo il 20% del totale, contro il 53% del Nord; la dotazione complessiva è di 3,5 medici ogni mille abitanti.
- Debolezza del sistema territoriale: persistono carenze strutturali nella rete dei servizi distrettuali e di cure primarie, con tempi di attesa lunghi, disomogeneità tra aree urbane e interne e un’integrazione ancora insufficiente tra sanità e sociale.
- Squilibrio ospedale-territorio: l’assistenza rimane fortemente ospedalocentrica, con una distribuzione delle funzioni non coerente con i bisogni di una popolazione sempre più anziana e cronica.
- Ritardi infrastrutturali e gestionali: secondo la piattaforma ReGiS (MEF, dicembre 2024), in Basilicata risultano finanziati 130 progetti per un totale di 166,4 milioni di euro, ma solo il 14,9% delle risorse risulta effettivamente speso. Solo il 31,5% dei progetti è concluso, mentre oltre la metà presenta ritardi significativi.
Questi rallentamenti compromettono la realizzazione di strutture strategiche come le Case della Comunità (19 previste) e gli Ospedali di Comunità (5 previsti), rischiando di non garantire le équipe multiprofessionali necessarie al loro funzionamento. Mancano, secondo le stime, oltre 650 operatori sanitari e socio-sanitari (393 nel Potentino e 256 nel Materano), indispensabili per rendere effettiva la rete dell’assistenza di prossimità. Piano Regionale della Salute
Il tracciato del Piano è in larga parte condivisibile, tuttavia, nel Piano ancora in progress, occorre chiarire meglio: le macro-priorità effettive; i tempi di attuazione; le modalità operative di trasformazione dei processi in regime di transizione; gli strumenti concreti per raggiungere gli obiettivi prefissati.
Le premesse del dialogo sociale: partire da un “punto zero” con il riallineamento dei servizi
Il sistema regionale di welfare della Basilicata deve ripartire da una nuova organizzazione integrata tra i servizi socio-sanitari, socio-assistenziali e socio-educativi, capace di garantire una presa in carico completa e personalizzata della persona. Tale obiettivo può essere realizzato attraverso una revisione dei Piani sociali di ambito e una maggiore compenetrazione tra gli Ambiti sociali e i Distretti della salute, che dovranno essere resi omogenei per territorio, per dotazione di personale e per risorse economiche condivise, con l’assegnazione e trasferimento degli operatori dell’Ambito alle dipendenze delle Aziende sanitarie. La sanità di prossimità e il nuovo modello territoriale La sfida principale del nuovo Piano Sanitario Regionale è rafforzare la rete territoriale, per rendere la sanità lucana più vicina, accessibile e continua. Il territorio deve diventare il vero luogo della presa in carico, integrando i servizi sanitari, socio-sanitari e sociali in un sistema unitario, radicato nelle comunità locali. La Basilicata, con la sua bassa densità abitativa, la dispersione insediativa e l’invecchiamento demografico, ha bisogno di un modello territoriale flessibile, a geometria variabile, capace di garantire la prossimità delle cure anche nei contesti più periferici. Le Case della Salute o Case della Comunità devono diventare il fulcro operativo del nuovo modello territoriale, configurandosi come luoghi di integrazione reale tra servizi sanitari, sociali e sociosanitari. La continuità assistenziale va riorganizzata secondo un modello “a scorrimento”, che accompagni il paziente dal momento della dimissione ospedaliera al ritorno al domicilio, passando per l’assistenza domiciliare integrata e le strutture intermedie. È in questo continuum che le Case della Salute devono svolgere un ruolo strategico di coordinamento clinico e gestionale, con funzioni di filtro e orientamento, anche grazie al potenziamento del CUP unico, guarnito di figure sanitarie e all’uso di strumenti digitali per la gestione delle prenotazioni, delle liste d’attesa e del monitoraggio dei percorsi. Il nuovo modello territoriale deve inoltre valorizzare la figura dell’infermiere di comunità e del medico di prossimità, come professionisti chiave di una sanità più umana, partecipata e integrata. Le Centrali Operative Territoriali (COT) devono diventare i nodi intelligenti della rete di prossimità: piattaforme di coordinamento tra ospedale, territorio e assistenza domiciliare, in grado di monitorare in tempo reale i flussi dei pazienti, le dimissioni protette, la disponibilità dei posti letto e l’attivazione dei servizi domiciliari o residenziali. Il modello che si propone è dunque quello di una “sanità di comunità e di prossimità”.
Verso il prototipo di Azienda ospedaliera universitaria del S.Carlo Occorre che il San Carlo evolva verso un modello di Azienda ospedaliera universitaria, connessa al Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia dell’Università della Basilicata e dotata di reparti clinicizzati, scuole di specializzazione e unità di ricerca. Va previsto un piano articolato delle Unità Operative da clinicizzare e un piano di rilancio delle attività di alta specializzazione (Cardiochirurgia, Neurochirurgia, ecc.), delle strutture di ricerca (IRCCS di Reumatologia) e del presidio specialistico di alta riabilitazione di Pescopagano.
Rafforzamento dei presidi di Melfi, Villa d’Agri , Lagonegro e Policoro All’interno della rete, gli ospedali di Melfi, Villa d’Agri e Lagonegro devono essere potenziati con tecnologie adeguate e personale, per assicurare risposte efficaci alle esigenze di urgenza dei territori, non solo per attività di media e bassa complessità, ma anche per quelle compatibili con il grado di professionalità e responsabilità del personale in servizio. A ciascun presidio va restituita una funzione autonoma di cura ed emergenza. Il ruolo strategico dell’IRCCS CROB di Rionero Di assoluto rilievo sono le risultanze tecnico-scientifiche e cliniche dell’ultimo quinquennio dell’IRCCS CROB di Rionero, trasfuse nella più recente programmazione strategica dell’Istituto. Il suo ulteriore consolidamento, oltre a prevedere una articolazione interna sempre più marcata nelle diverse discipline, con una migliore presa in carico del paziente oncologico, è legato a una nuova fase di ammodernamento tecnologico, con il progetto TecnoCrob Rete dell’emergenza-urgenza e soccorso territoriale La rete dell’emergenza-urgenza dovrà essere ridefinita attraverso una griglia organizzativa di Pronto Soccorso differenziati, calibrati per bacino d’utenza e caratteristiche geografiche, con specifiche attenzioni per aree disagiate e territori a bassa densità abitativa. Serve una riforma che renda il sistema dei soccorsi più efficace, efficiente e omogeneo sul territorio, valorizzando ruoli e professionalità. La rete dei servizi domiciliari, della cronicità e dell’invecchiamento attivo. Il futuro del sistema sanitario regionale passa attraverso una nuova centralità dell’assistenza domiciliare e della gestione integrata delle patologie croniche. Una rete domiciliare strutturata e integrata La rete dei servizi domiciliari ,dell’invecchiamento e della cronicità deve costituire una vera e propria “filiera assistenziale”, che colleghi in modo continuo il sistema sanitario, i servizi sociali comunali e il mondo del terzo settore. In questa prospettiva, il Distretto sanitario diventa il luogo della regia e del coordinamento, Il rafforzamento dell’ADI e dell’infermieristica di comunità Il DM 77/2022 e la Missione 6 del PNRR fissano standard ambiziosi: raggiungere entro il 2026 almeno il 10% della popolazione over 65 in assistenza domiciliare integrata (ADI). La Basilicata, che oggi si attesta su valori inferiori al 5%, deve compiere un salto di qualità organizzativo e professionale L’infermiere di comunità diventa il nodo operativo di prossimità, punto di riferimento per il cittadino e per le famiglie, in stretta sinergia con i servizi sociali e con la rete delle Case della Comunità. Il nuovo sistema per la non autosufficienza La Legge 33/2023 e il relativo Piano nazionale per la non autosufficienza offrono l’occasione per un riordino complessivo del sistema regionale, oggi frammentato tra sanità, sociale e famiglia. In Basilicata, dove oltre il 24% della popolazione ha più di 65 anni e una quota crescente è affetta da limitazioni funzionali, occorre una strategia regionale unica per la non autosufficienza. Rilanciare ed attuare il modello distrettuale Il Distretto/ambito territoriale rappresenta il fulcro di un sistema sanitario regionale moderno, capace di garantire presa in carico integrata e prossimità ai cittadini, dove vivono e lavorano. Il rilancio dei Distretti non può prescindere da un forte investimento sulla prevenzione, la promozione della salute e l’innovazione tecnologica, integrando approcci sociali e sanitari e costruendo percorsi di cura personalizzati e di prossimità.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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