Momenti di terrore nel carcere femminile di Potenza: nella serata di sabato 25 e nella mattinata di domenica 26 ottobre, due detenute hanno dato vita a una violenta rivolta, devastando celle e suppellettili e tentando di aggredire il personale di Polizia Penitenziaria. Solo l’intervento delle unità antisommossa ha permesso di ristabilire l’ordine senza feriti. Saverio Brienza, segretario regionale SAPPE, denuncia la crescente criticità della situazione penitenziaria lucana, aggravata da detenuti psichiatrici e dalla carenza di personale. Il leader nazionale Donato Capece invoca riforme strutturali e maggiori tutele per gli agenti.
Di seguito la nota stampa
Nella serata di sabato 25 e nella mattinata di domenica 26 ottobre, all’interno della sezione femminile dell’istituto penitenziario di Potenza due detenute hanno scatenato il terrore, coinvolgendo anche le altre donne recluse. Per motivi futili, le detenute hanno distrutto le camere e le suppellettili, addirittura sradicando le piastrelle del bagno, procurandosi oggetti atti ad offendere e brandeggiandoli nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria ivi di servizio. Lo dichiara Saverio Brienza, segretario regionale della Basilicata del S.A.P.Pe. – Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – che evidenzia come le detenute, dopo aver scatenato il terrore e cercando di aggredire il personale di Polizia Penitenziaria, anche quello di rinforzo richiamato in servizio, con ogni oggetto possibile che veniva lanciato all’indirizzo degli operatori penitenziari e anche quello sanitario presente sul posto, risultavano vani anche i tentativi di portare alla le detenute rivoltose. Solo con l’intervento del personale di polizia penitenziaria specializzato a contrastare tali fenomeni con l’uso dell’impiego della forza (art. 41 dell’Ordinamento Penitenziario) attraverso il necessario equipaggiamento dei dispositivi antisommossa, si è riusciti a estrapolare dalla cella una delle detenute, quella più pericolosa , per renderla inoffensiva. Un plauso a tutto il personale che con professionalità e tecniche operative hanno riportato la sezione detentiva alla normalità, senza conseguenze fisiche sia per il personale tutto che per le detenute stesse, responsabili dei disordini. La situazione penitenziaria di Potenza, conclude Brienza, è molto preoccupante poiché dall’inizio dell’anno in corso , dopo aver riaperto una sezione maschile e quella femminile, l’istituto è stato destinatario di numerosi detenuti e detenute molto complicati dal punto di vista gestionale. Detenuti violenti e in presenza di patologie psichiatriche, hanno minato la serenità della struttura , che a causa della nota carenza di personale di ogni professionalità, rischia di degenerare ogni giorno, costringendo tutti ad affrontare eventi critici di elevata portata, che inducono tutti a svolgere servizio sempre in emergenza e a rischio della propria incolumità. “Questa è, purtroppo, la quotidianità operativa con cui hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria della Nazione e della Lucania in particolare”, commenta Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che pur riconoscendo un cambiamento nel clima politico attuale – “dobbiamo dare atto che, rispetto al passato, l’attuale governo e l’Amministrazione Penitenziaria hanno mostrato maggiore ascolto e sensibilità nei confronti delle criticità del settore” – auspica “uno sforzo ulteriore, più deciso e strutturale, perché non bastano le buone intenzioni: occorrono atti concreti e urgenti, come dotare le donne e gli uomini del Corpo di strumenti utili a garantire la loro stessa incolumità fisica”.
Il leader del SAPPE rinnova l’appello del Sindacato alle istituzioni politiche: “E’ necessario rivedere l’organizzazione delle carceri, classificandoli in tre livelli: massima sicurezza, media sicurezza e custodia attenuata, atteso il fallimento degli attuali circuiti. Attraverso tale differenziazione si potrebbe differenziare anche la formazione del personale e prevedere un differente impiego di forze e di professionalità: in quelli di massima sicurezza più Polizia Penitenziaria, negli altri meno polizia e più educatori e assistenti sociali”. Il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo richiama un concetto fondamentale: “Sicurezza e diritti sono un binomio inscindibile anche quando si affronta la complessa realtà del sistema penitenziario, perché, salvi i casi più gravi, la doverosa esecuzione della pena deve costituire il presupposto per il ritorno alla vita civile del detenuto. In questa ottica, è necessario attivare al più presto i ruoli tecnici del Corpo: medici e psicologi nell’immediato e nel prossimo futuro anche quelli socio pedagogici. Professionisti del trattamento, evitando inutili commistioni e false illusioni, su un possibile ruolo della Polizia Penitenziaria in un compito che non è il suo”, conclude il leader nazionale del SAPPE.
La Garante dei Detenuti: “Sto monitorando la situazione presso il carcere di Potenza e valutando gli interventi tempestivi da mettere in atto per garantire sia la sicurezza del personale, sia il rispetto della dignità e dei diritti delle persone detenute”
“In merito ai gravi episodi verificatisi presso la sezione femminile del carcere di Potenza, riportati dagli organi di stampa, esprimo profonda preoccupazione per quanto accaduto e vicinanza al personale penitenziario che ha operato in condizioni di particolare difficoltà. Questi fatti evidenziano una situazione complessa che richiede attenzione, equilibrio e responsabilità da parte di tutte le istituzioni coinvolte”. Lo afferma la Garante regionale dei detenuti della Regione Basilicata, Tiziana Silletti.
“Il carcere – sottolinea la Garante - deve essere un luogo di custodia, tutela e rieducazione, non di tensione e abbandono. Sto monitorando con la massima attenzione la situazione e valutando, insieme agli organi competenti, gli interventi tempestivi da mettere in atto per garantire sia la sicurezza del personale, sia il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali delle persone detenute. Ritengo indispensabile un’azione coordinata e costante tra Amministrazione penitenziaria, Regione, operatori e istituzioni locali, affinché siano adottate misure concrete e preventive che migliorino le condizioni di vita e di lavoro all’interno degli istituti penitenziari”.
“Continuerò a seguire personalmente l’evolversi della situazione, promuovendo momenti di confronto e collaborazione utili a ristabilire un clima di serenità e di equilibrio necessario al corretto funzionamento della struttura. Desidero, infine, ricordare che ogni persona detenuta resta, prima di tutto, una persona. Dietro ogni errore - conclude Silletti - ci sono storie, fragilità, possibilità di cambiamento. Garantire dignità e ascolto a chi vive la detenzione non significa giustificare il reato, ma credere nel valore profondo della giustizia umana, quella che sa custodire e allo stesso tempo offrire una seconda possibilità.