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CIA Agricoltori. Export agroalimentare in crisi: -600 milioni verso gli Usa, colpita anche la Basilicata

16/09/2025



Crolla l’export agroalimentare italiano verso gli Stati Uniti: nei primi sette mesi del 2025 si registrano perdite per circa 600 milioni di euro rispetto allo stesso periodo del 2024. La Basilicata paga un conto tra 1 e 1,5 milioni di euro, con pasta, prodotti da forno, vini e bevande tra i settori più colpiti. A evidenziarlo è la Cia-Agricoltori, che in una nota stampa analizza i dati Istat, sottolineando come il calo segni un’inversione rispetto alla lunga fase di crescita del Made in Italy oltre oceano. Il trend negativo, iniziato ad aprile, è peggiorato fino al -10% di luglio.

Segue comunicato stampa

Persi 600 milioni di euro nell’export di beni agroalimentari verso gli Usa, confrontando il periodo gennaio-luglio del 2025 con i primi sette mesi dell’anno precedente. Tra 1 e 1,5 milioni di euro riguardano prodotti agroalimentari “made in Basilicata”. Questa l’analisi dell’ufficio studi di Cia-Agricoltori sui dati Istat. Le spedizioni agroalimentari Made in Italy sono in calo per il secondo mese consecutivo: nel mese di luglio si rileva una riduzione del 10% rispetto allo stesso mese del 2024. I dati confermano, dunque, il rallentamento che ha caratterizzato l'andamento delle vendite delle produzioni agricole e alimentari italiane negli Stati Uniti, dopo l’annuncio dei dazi dell’amministrazione Trump che ha creato un effetto di allarme tra i nostri produttori. L’export agroalimentare lucano negli Usa incide per il 18% di quello totale con pasta e prodotti da forno al 25% e vini e bevande al 24%.
Secondo Cia, è questa una spiacevole novità rispetto alla costante e lunga tendenza di crescita che aveva contraddistinto, negli anni, le vendite del nostro cibo negli Usa. Il rallentamento della crescita mensile è partito proprio nel mese di aprile (solo il +1%) ed è proseguito con lo 0,4% a maggio. Da giugno il primo segno negativo (-3%), che ora arriva al -10% di luglio. Questo trend negativo ha inciso sulla crescita cumulata di tutto il periodo gennaio-luglio 2025.
Cia rileva, infatti, che nei primi sette mesi dell’anno l’aumento delle esportazioni è stato del 3%, mentre nello stesso periodo del 2024, l’incremento annuo era valso ben 19 punti percentuali. In termini assoluti, la crescita annua sul mercato americano delle produzioni italiane ha ceduto dunque - nel periodo gennaio-luglio 2025 - circa 600 milioni di euro, se confrontata con quella fatta registrare dall’Istat nel 2024.
Nel secondo trimestre 2025, Istat stima una crescita congiunturale delle esportazioni totali per il Centro (+4,6%) e per il Nord-ovest (+2,1%), una flessione per il Nord-est (-2,4%) e una più ampia contrazione per il Sud e Isole (-14,4%).Nel periodo gennaio-giugno 2025, la crescita tendenziale dell’export nazionale in valore (+2,1%) è sintesi di dinamiche territoriali differenziate: aumentano le vendite all’estero per il Centro (+10,7%) e, in misura più contenuta, per il Nord-ovest (+1,5%), mentre si rilevano una lieve riduzione per il Nord-est (-0,5%) e più ampie flessioni per il Sud (-6,6%) e le Isole (-13,3%). Quanto alle variazioni tendenziali per regione (misura l’incidenza delle variazioni delle importazioni e delle esportazioni dei singoli aggregati merceologici o geografici sull’aumento o sulla diminuzione dei flussi aggregati) la Basilicata è a zero.
Cia-Agricoltori Potenza e Matera ricorda la previsione di Svimez della perdita di 13,8 milioni di euro per l’intero comparto agro-industria-alimentare lucano per effetto dei dazi Usa. E’ stato il 2024 un anno d’oro per l’alimentare “made in Basilicata” proiettato verso nuovi mercati esteri. Altro dato positivo strettamente intrecciato è l’export di prodotti agricoli con il 3,5% in un anno. E’ l’agroalimentare lucano – sottolinea la Presidenza Cia Potenza-Matera – che ha consentito un margine di recupero rispetto al tonfo dell’export delle auto prodotte a Melfi che registrano il meno 63,4% in un anno. Cia evidenzia che la regione si distingue per una varietà di prodotti certificati che contribuiscono non solo alla sua economia, ma anche al patrimonio culturale ed enogastronomico italiano.




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