È stata formalmente depositata nella cancelleria della Procura Generale della Repubblica presso la Corte d’Appello di Potenza, il 29 luglio scorso, l’istanza di avocazione delle indagini ex art. 412 c.p.p. relativa alla tragica e mai chiarita morte di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, i due fidanzati ritrovati senza vita nella serata del 23 marzo 1988 a Policoro, in provincia di Matera. L’istanza è stata presentata dall’avvocato Antonio Fiumefreddo, del Foro di Catania, su mandato della signora Olimpia Fuina Orioli, madre del compianto Luca, a seguito dell’ennesimo rigetto dell’istanza di riapertura dell’inchiesta da parte della Procura di Matera. Una richiesta di giustizia non più rinviabile La richiesta di avocazione si fonda sulla necessità di porre fine a oltre tre decenni di silenzi istituzionali, perizie manipolate, testimonianze mai escusse, intercettazioni ignorate e incongruenze investigative mai risolte. Nel merito, l’istanza elenca una serie di atti istruttori omessi o mai adeguatamente svolti e approfonditi, tra cui:
L’acquisizione dei tabulati telefonici relativi alle giornate del 23 e 24 marzo 1988; L’escussione di 28 testimoni ritenuti chiave per la ricostruzione dei fatti;
La riesumazione dei corpi con l’impiego di moderne tecnologie medico-legali (body scan); Una perizia comparativa sui corredi fotografici originali e ufficiali per accertare manomissioni nella scena del crimine;
L’analisi del contesto e delle responsabilità legate al falso in perizia Valecce, mai indagate nella sostanza, ma archiviate per decorrenza dei termini.
La voce di una madre: "Lo Stato non può continuare a tacere" A 37 anni dalla morte del figlio, Olimpia Fuina Orioli affida a parole accorate il senso della sua instancabile battaglia: “Non si può continuare a fingere che tutto sia già stato chiarito.
Le omissioni, i depistaggi e i silenzi non possono essere l’ultima parola sulla morte di due giovani. Lo Stato non può essere complice dell’oblio”. Una Procura chiamata alla responsabilità La Procura Generale di Potenza è ora chiamata a valutare se sussistano i presupposti per avocare l’indagine, alla luce delle gravi lacune evidenziate nell’operato della Procura distrettuale di Matera, che ha più volte rigettato le richieste istruttorie, nonostante le risultanze scientifiche di morte violenta accertate già nel 1994 dalla perizia Umani Ronchi e non solo.