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Agricoltura al collasso, i giovani agricoltori lucani: ''Ora basta promesse''

2/07/2025



In una nota stampa, il grido di dolore dei Giovani Agricoltori Lucani per una crisi idrica iniziata lo scorso anno e che, ad oggi, sembra non avere fine. Crisi idrica, desertificazione, aziende agricole in ginocchio: la conferenza stampa seguita al Tavolo Verde convocato dall’assessore Cicala non ha portato soluzioni, ma solo promesse, cosi si legge nella nota. Di fronte a un disastro annunciato, servono azioni immediate, responsabilità concrete e il coraggio di cambiare. I Giovani Agricoltori Lucani non accettano più il silenzio, l’immobilismo né le logiche di potere che hanno condotto l’agricoltura lucana al collasso. È tempo di commissariare. È tempo di agire. Anche per noi, agricoltori.
Riportiamo di seguito il comunicato integrale del Comitato Spontaneo Giovani Agricoltori Lucani.
Crisi idrica e desertificazione: la conferenza stampa del Tavolo Verde non basta. È un disastro annunciato, nel silenzio colpevole di chi doveva agire. Non è più tempo di piani. È tempo di agire. Serve commissariare. Serve responsabilità. Anche la nostra.
Abbiamo seguito con attenzione la conferenza stampa successiva al Tavolo Verde convocato dall’assessore Cicala. Tante parole, tanti “faremo”. Ma nei campi, purtroppo, la situazione resta sempre la stessa: l’acqua non arriva, i raccolti si perdono, le aziende chiudono e le famiglie lucane vivono nell’incertezza.
Non si può affrontare questa crisi con le stesse persone, gli stessi metodi e le stesse logiche che ci hanno portato fin qui.
La politica regionale ha fallito.
Il Consorzio di Bonifica della Basilicata è al collasso.
Le associazioni di categoria, troppo spesso, si sono trasformate in strumenti dei partiti, più attente alle poltrone che ai problemi reali degli agricoltori.
Molti uomini siedono sulle stesse poltrone da anni. Gli stessi gruppi di potere, le stesse logiche di potere, che purtroppo coinvolgono anche alcune associazioni di categoria, si alternano o si riciclano da una parte all’altra, ma i problemi restano e peggiorano.
Se oggi siamo in emergenza, se intere aziende rischiano di perdere tutto, è anche perché chi aveva il dovere di pianificare ha preferito restare immobile, protetto da queste dinamiche.

Oggi si parla di milioni di euro per combattere la dispersione idrica. Bene, ma ci permettiamo una riflessione:
Se oggi dobbiamo turare falle, è perché per anni chi doveva prevenire ha scelto di non vedere o ha preferito il silenzio. Alcune dighe, nei mesi invernali, sono state svuotate. O meglio: c’era il troppo pieno e l’acqua è stata buttata a mare. Oggi, però, la stessa acqua che è stata dispersa, ci manca. La paghiamo cara. La paghiamo con i raccolti persi, con le aziende in crisi e con le famiglie in ginocchio.
Nel frattempo si annunciano tavoli, monitoraggi, analisi, eppure la realtà non cambia: i campi si seccano, le aziende chiudono, le infrastrutture sono fatiscenti, le condotte idriche colabrodo, le dighe inadeguate.
Chi governa l’acqua della Basilicata? Chi ha permesso che accadesse tutto questo?
Questa crisi era un disastro annunciato. Un disastro aggravato dall’immobilismo e dal silenzio colpevole di chi doveva agire.
Serve finalmente un vero governo delle acque, ma serve ora.
Non governiamo la risorsa più preziosa, rincorriamo emergenze, mentre la terra si desertifica e si impoverisce.
Ma la responsabilità non è solo loro. Una parte è anche nostra, degli agricoltori.
Siamo giovani, è vero. Abbiamo tanto da imparare.
I nostri padri e i nostri nonni ci hanno insegnato il valore del sacrificio e l’amore per questa terra.
Li ringraziamo ogni giorno, consapevoli che hanno agito con buona fede, con dedizione e rispetto. Sappiamo bene che anche loro sono stati traditi da chi si presentava come amico dell’agricoltura ma poi ha pensato solo ai propri interessi o alle proprie poltrone.
Ed è proprio per questo che oggi, con il massimo rispetto, sentiamo il dovere di dare anche noi un consiglio.
Scusateci. Ma non possiamo più restare zitti. Non possiamo più commettere gli stessi errori.


Abbiamo ignorato le elezioni del Consorzio, come se il futuro dell’acqua e dell’agricoltura non ci riguardasse.
Oggi, tutti, paghiamo il prezzo:
Paghiamo la tassa di bonifica, ma i servizi non arrivano;
Le condotte idriche sono colabrodo;
Le infrastrutture abbandonate e obsolete;
Le dighe svuotate senza criterio;
I campi si seccano, le aziende chiudono;
La nostra terra si desertifica.

E di fronte a questo disastro, chi ha ruoli di responsabilità istituzionale e chi aveva il compito di pianificare, prevenire e garantire il diritto all’acqua dovrebbe avere la dignità di farsi da parte.
Non è possibile che chi ha contribuito con le proprie scelte — o peggio, con le proprie omissioni — a portarci in questa crisi, oggi voglia presentarsi come il salvatore della situazione.
Le dimissioni, in questi casi, sono un atto di onestà e di rispetto verso la Basilicata e verso chi lavora questa terra ogni giorno.
Come Comitato Spontaneo Giovani Agricoltori Lucani, diciamo con chiarezza che apprezziamo le parole ascoltate oggi, le intenzioni e gli annunci.
Ma, questa volta, non ci stiamo. Non possiamo più accontentarci delle promesse. Non ci basta sapere che qualcosa forse si farà.
Abbiamo già visto troppi “faremo” e pochi risultati. I campi non si irrigano con i comunicati stampa, si irrigano con il coraggio e con i fatti.
Questa crisi idrica è solo il sintomo della più ampia questione meridionale: una terra svuotata, impoverita, che rischia di essere cancellata pezzo dopo pezzo.

Ora basta.

Chiediamo:

✔️ La nomina immediata di un commissario straordinario regionale, con pieni poteri e tempi certi;
✔️ La dichiarazione dello stato di emergenza, con investimenti straordinari e interventi immediati;
✔️ Un piano concreto per salvare l’agricoltura, ma soprattutto, da subito, azioni tangibili per non far morire le aziende lucane.

Facciamo appello ai pochi politici lucani seri, a quelli che ancora hanno il coraggio di rompere con il passato: prendete posizione.
Facciamo appello anche a quelle poche associazioni di categoria che hanno dimostrato di voler difendere davvero gli agricoltori e non i partiti: fatevi sentire, adesso.

E agli agricoltori diciamo con chiarezza:
Non possiamo più essere complici di un sistema che ci ha tradito.
Se siete stanchi delle promesse, se siete stanchi dei giochi di potere, stracciate le tessere associative.
Fatelo per voi, fatelo per noi, fatelo per la dignità della Basilicata.

Tutti dobbiamo fare la nostra parte. Abbiamo la forza, le idee e le competenze per cambiare.
Le rivoluzioni iniziano anche da piccoli gesti. E se vogliamo davvero voltare pagina, dobbiamo avere il coraggio di interrompere i vecchi meccanismi, partendo proprio da lì.
Non servono scioperi istituzionali o passerelle politiche. Non serve la solita sceneggiata da campagna elettorale. Serve risolvere il problema, concretamente, nei campi, non più solo sulle carte. Per troppo tempo i problemi sono stati nascosti o tamponati solo con atti burocratici, mentre la realtà peggiorava.

Chi ha fallito si faccia da parte.
Chi può, agisca.
Chi resta in silenzio, è complice.
Si deve agire per ottenere risultati, non per ottenere meriti o titoli da sbandierare.
Facciamo anche un appello alla stampa, a chi ogni giorno informa e dà voce ai territori: aiutateci.
Questo comunicato non è solo una denuncia, è un grido di aiuto.
Abbiamo bisogno che le nostre parole, le nostre proposte e le nostre difficoltà arrivino ovunque.
Solo così si potrà capire la gravità della situazione e forse, finalmente, si potrà cambiare.
O cambiamo oggi, o domani non ci sarà più nulla da difendere.
Magari qualcuno si sentirà punto dalle nostre parole, magari i toni sembrano forti.
Scusateci. Ma quando si ama davvero questa terra, non si può restare in silenzio.
E chi pensa che ci rassegneremo si sbaglia.
Siamo figli della Basilicata. Una terra che ha dato voce al riscatto contadino di Rocco Scotellaro e che ha insegnato, anche attraverso lo sguardo di Carlo Levi, che qui non si muore solo di fame, ma anche di abbandono e di ingiustizie.
Non vogliamo più essere dimenticati o compatiti.
Vogliamo solo quello che ci spetta: dignità, lavoro, acqua e un futuro. Difendiamo la nostra terra, perché senza terra, questa regione non esiste più.

Comitato Spontaneo Giovani Agricoltori Lucani




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