|
Cersosimo e Noepoli dicono no ai tagli di ore nella scuola dell'infanzia |
---|
10/04/2022 |
|  I sindaci di Cersosimo e di Noepoli, Domenica Paglia e Francesco Antonio Calabrese, chiedono di non tagliare le ore nella scuola dell’infanzia. Prendono carta e penna e si rivolgono alle istituzioni regionali: al Presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi; alla Commissione regionale Pari Opportunità; alla Giunta della Regione Basilicata; alla dott.sa Debora Infante, dirigente dell’Ufficio III, ambito territoriale di Potenza, Ufficio scolastico regionale per la Basilicata - Ministero dell’Istruzione. Un documento congiunto, duro, che entra nel cuore della questione, ritenuta grave e lesiva delle comunità e del loro futuro. “Con sorpresa e dispiacere – scrivono i primi cittadini- siamo venuti a conoscenza che a partire da settembre 2022, mese che coincide con l’inaugurazione del nuovo anno scolastico, i bambini frequentanti le scuole dell’infanzia nei nostri Comuni non potranno più usufruire del tempo pieno o prolungato”. Una presa di posizione da parte del ministero dell’Istruzione - sottolineano convinti - molto discutibile. Non è concepibile – si continua a legge nel documento - chiudere un tempo pieno solo perché non ci sono i numeri. Non siamo altro che numeri?”. Amareggiati, questo si chiedono i due Sindaci. “Un tempo prolungato - spiegano- che parte da lontano, negli anni ‘70. Tante le motivazioni storiche e sociali”. Ragioni che vogliono portare all’attenzione della Ministra per le Pari Opportunità. “Che opportunità – si chiede alla rappresentante del Governo - può avere una mamma che lavora, dover rinunciare al suo tempo indeterminato e pieno…? E’ facile teoricamente parlare di uguaglianza, di pari opportunità, di resilienza, preparare progetti Pnrr sulla parità di genere e di ruoli, ma praticamente cosa facciamo affinché le donne e, in questa fattispecie, le mamme dei nostri piccoli comuni si sentano rappresentate, protette e uguali a quelle dei grandi centri…?”. Domande sensate, intrise di sensibilità, che fanno appello alle leggi, ma allo stesso tempo gridano forte alle coscienze di ognuno, cercano di scavare nell’animo, di toccare il cuore, ma anche di sottolineare l’abbandono dei piccoli comuni, una deriva che mortifica donne, uomini, famiglie che cercano di aggrapparsi con le unghie alla loro storia, alle tradizioni. Piccole comunità che cercano da sempre aiuto per non essere mortificate. “Sono stati stanziati 960 milioni di euro – continuano i due primi cittadini- per finanziare il tempo pieno, attraverso la costruzione e ristrutturazione di scuole, di mense, palestre, di spazi aperti. Risorse che guardano ai ragazzi, alle famiglie, alle madri, che da sempre si immolano per la vita e il benessere dei bambini,ma poi, e allo stesso tempo, si scrivono leggi e si dispone per tagliare le ore e il tempo pieno”. Una contraddizione palese che fa gridare allo scandalo, uno Giano Bifronte che non aiuta a capire, che non aiuta a progettare il futuro. Il grido di allarme e di sconforto si leva forte, squarcia l’aria, un grido che vuole arrivare lontano, un grido che vuole riportare tutti alla ragione, un grido che chiede rispetto, quel rispetto che si deve ai vivi, ma allo stesso tempo ai morti. Padri e madri che nel passato hanno lottato, si sono sacrificati per la libertà, la democrazia, le pari opportunità di tutti “I nostri bimbi - si chiedono i due Sindaci - non hanno lo stesso diritto? Un diritto sancito per legge, leggi scritte con il sangue di tutti. Leggi che sanciscono a chiare lettere il diritto allo studio, all’istruzione, alla socializzazione, all’apprendimento, alla responsabilità e al senso di comunità. La scuola, il tempo pieno e il tempo prolungato – mettono in risalto - sono la forma di investimento in assoluto più redditizia per un Paese”. Una denuncia convinta, che non vuole lasciare spazio a repliche. “La scuola - dicono più e più volte - è un diritto alla persona sancito per legge (art. 34 Cost.), e le istituzioni hanno l’obbligo, anche morale, di assicurare questo diritto a tutti”. Altrimenti, fanno capire, si fa largo la discriminazione. Una parola pesante come un macigno, che usano con consapevolezza. “Si parla tanto di politiche anti spopolamento a livello ministeriale e regionale –sottolineano ancora - ma poi, allo stesso tempo, si fa di tutto per chiuderli i piccoli comuni, costringendo le famiglie ad andare via, perché si tagliano i servizi essenziali. I bambini sono il futuro di ogni Paese – ricordano Paglia e Calabrese - chiudere le scuole in posti dove l’ottanta per cento della popolazione è composta da soli anziani, significa toglierci ogni speranza”. Un appello alle istituzioni, certamente, ma allo stesso tempo la voce alta che si alza dai municipi è la voce del Popolo è la voce di donne, di uomini, di bambini, ragazzi, che ancora vedono il futuro tra le loro case, tra gli ameni cortili dei centri storici, tra le vette, le colline e le vallate di territori con una storia millenaria che ognuno si porta dietro. Un bagaglio invisibile di ricordi, un bagaglio di sentimenti e di speranze che non si possono ignorare. Ognuno deve essere messo in condizioni di scegliersi il proprio futuro, questo si chiede, questo si vuole, una richiesta fatta con il cuore, fatta con la ragione, fatta da persone in grado di scrivere con gli altri la storia d’Italia, ma anche in grado di scrivere nuove pagine per il futuro di quei luoghi dove si conservano i ricordi e gli affetti più cari.
Vincenzo Diego |
CRONACA
SPORT
|
Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
 |