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Pollino, emergenza cinghiali: 'serve azione coordinata calabro-lucana''

16/01/2022



I cinghiali hanno vinto! Disperazione, impotenza sconforto, questi i sentimenti prevalenti di tanti cittadini, allevatori e agricoltori nella Valle del Sarmento. Invece del “Pianeta delle scimmie” ci ritroviamo nel “Pianeta dei cinghiali”. “I terreni sono da anni un loro feudo, da queste parti, se continua così, è davvero finita”. Parole dure che fanno trapelare tanta rabbia, anche se la compostezza non abbandona mai gli interlocutori. “L’agricoltura è allo stremo, non si riesce a seminare nulla, tutto viene mangiato e distrutto. L’orzo, come il mais e il grano restano un lontano ricordo, eppure i terreni sono adatti per questo tipo di colture. Ma con i cinghiali alle porte di casa, si rinuncia a seminare anche quel poco che basterebbe per allevare qualche animale da cortile. I prezzi - continua un imprenditore- in questi ultimi mesi sono saliti, per comprare un quintale d’orzo servono almeno quaranta euro, non parliamo del grano, prezzi proibitivi per qualsiasi iniziativa, e pensare che dalle nostre parti la produzione era tanta, come la resa, ora resta il ricordo”. Poi, come se non bastasse, i lupi scendono sempre di più verso i paesi. Pochi giorni fa a San Paolo Albanese, ci riferisce un ex amministratore di Cersosimo, hanno ucciso cinque, sei capi di bestiame. “Ci sentiamo assediati e abbandonati”, non chiediamo ristori ma la possibilità di tornare a lavorare serenamente, di produrre, vogliamo tornare a fare quello che sappiamo fare, ma se resteranno così le cose, saremo costretti a dire basta”. Queste le parole di un altro titolare di azienda della Valle.


La Giunta regionale della Basilicata, nel mese di luglio scorso, aveva approvato una serie di modifiche per meglio gestire la caccia, in modo particolare si volevano semplificare una serie di procedure, ma a quanto pare i problemi restano, e da più parti si chiedono tavoli di confronto ai sindaci, al Parco e alla Regione. E proprio uno dei sindaci del Parco del Pollino, Mosè Antonio Troiano, primo cittadino di San Paolo Albanese, parla di “azioni comuni non più rinviabili. Un dramma nazionale, lo definisce, che non si riesce a frenare, ad affrontare con criterio, con nuove tecnologie, con la scienza. Chiederò al più presto – continua- ai ventiquattro colleghi dell’area del Parco un tavolo urgente, un tavolo in grado di mettere di fronte l’assessore alle Politiche agricole e Forestali, Francesco Fanelli, con cui mi ero confrontato lo scorso novembre, e il suo omologo calabrese Gianluca Gallo per una gestione comune e coordinata. E’ il tempo di parlarsi, è il tempo di agire, i bla… bla… stanno portando alla chiusura di una serie di aziende che invece potrebbero produrre, dare lavoro e restare sul mercato. Misure sino ad oggi inefficaci, questo si sottolinea da più parti, un problema che dovrebbe allarmare e far riflettere più di qualcuno, anche perché più di un’attività agricola ha detto basta definitivamente, impoverendo ancora di più il fragile tessuto economico e sociale delle due regioni. La proposta del sindaco di San Paolo Albanese, Troiano, dovrebbe portare, dunque, allo stesso tavolo i rappresentanti di Calabria e Basilicata, ma anche i rappresentanti dei comuni calabro-lucani, le associazioni di categoria e altri attori, come i dipartimenti di università, capaci di dare suggerimenti e risposte. Politica, scienza, tecnologia, associazioni, imprese, tutti assieme per tentare una vera e forte controffensiva, capace di mettere sul terreno iniziative non più rinviabili






Vincenzo Diego




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