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L’arte e l’esempio per ricordare Agitu. Anche dalla Basilicata

8/01/2021



Verranno celebrati domani alle ore 11, presso il cimitero di Trento, i funerali di Agitu Ideo Gudeta, la donna di origini etiopi trovata morta nella sua casa di Frassilongo (Trentino) lo scorso 26 dicembre, dopo essere stata barbaramente colpita alla testa (presumibilmente con delle martellate, ma la dinamica verrà chiarita dall’autopsia). Avrebbe compiuto 43 anni il giorno di Capodanno e l’ipotesi più probabile al vaglio degli inquirenti è che il movente del femminicidio sia di carattere economico: almeno questo è quanto avrebbe riferito il 32enne nigeriano, che si è appreso essere reo confesso dell’assassinio.


 


Un dipinto che la raffigura di un’artista figlia di emigrati rotondesi 


 


Ad Agitu è stata dedicato uno splendido dipinto di Alessandra Di Consoli, fotografa e artista visiva figlia di emigranti rotondesi, che ha raffigurato, con la tecnica degli acquerelli, quello che era il sogno della donna.


“Avevo contattato Agitu un po’ di tempo fa, prima che piombassimo nell’incubo della pandemia, perché volevo immortalare la sua bellissima realtà che avevo già avuto modo di conoscere e che mi aveva attratta profondamente - ci dice Alessandra, autrice anche di un libro, insieme con Cristiano Sormani Valli, intitolato “Manuale d’incanto” (Sabir editore) - Eravamo amici su Facebook e mi aveva colpita subito perché era una persona meravigliosa e, dato che sono molto empatica, l’avevo sentita subito molto positiva e la stimavo davvero tanto. C’eravamo dette che, quando sarebbe passata l’emergenza, sarei andata a trovarla per raccontare il suo progetto cui volevo dare risalto”. 


 


Agitu: una donna che ce l’aveva fatta


 


La storia di Agitu è ormai nota e racconta il dramma di una immigrata fuggita dal suo paese poco più che ragazzina, che ce l’aveva fatta e che, per questo, dava fastidio a tanti. Così come era noto il suo sogno di salvare dall'estinzione, e dagli attacchi degli orsi, la capra mochena: una specie che allevava nella sua azienda e che sopravvive in una valle isolata della Provincia di Trento. Agitu aveva anche ristrutturato un vecchio edificio ed aveva creato un caseificio, dove vengono prodotte le eccellenze casearie trentine, dal formaggio al latte crudo: progetto che le valse, alcuni mesi fa, la Bandiera verde di Legambiente, per la “determinazione e passione nel portare avanti un importante esempio di difesa del territorio, di imprenditoria sostenibile e di integrazione”.


"Mi insultano, mi chiamano brutta negra, dicono che me ne devo andare e che questo non è il mio posto", aveva denunciato Agitu un paio di anni fa ai carabinieri.


“La notizia della sua morte mi ha dato un colpo al cuore - conclude Alessandra - era una donna icona e, uccidendola, hanno ucciso una icona del bene. Non ci siamo potute incontrare e, per questo, ho pensato di regalarmi, e regalarle, questo ricordo raffigurandola come l’ho immaginata: felice con le sue caprette. L’ho voluta ricordare così perché, anche guardando le sue immagini, trasmetteva quella dolcezza e quella purezza di vivere in armonia con i suoi animali e con la natura. Traspariva la felicità di una persona alla quale non necessitava altro”. 


Il Comune di Trento le ha dedicato una panchina rossa e, finora, sono già stati raccolti 100mila euro per continuare ciò che aveva cominciato. 


 


Un movimento spontaneo nato per ricordarla e per portare avanti ciò in cui credeva


 


Per ricordare Agitu, per proseguire nel suo obiettivo e affinché tutti sappiano cosa abbia fatto in vita, è nato un movimento di cui fa parte anche Giulia De Cristofaro, vicesindaco di Rotonda che ci ha parlato dell’iniziativa.


“La morte di Agitu mi ha scosso - ci spiega la vicesindaco - Solo qualche mese fa avevo visto un bellissimo servizio in televisione in cui lei parlava dalla guerra civile in Etiopia, dell'amore per il suo Paese e dell’ospitalità che aveva ricevuto in Trentino. La cosa che mi colpì di lei fu l' energia e la passione con cui parlava delle sue capre, con cui si raccontava e raccontava il suo progetto. Nel suo allevamento vivevano "capre felici", resistenti e selezionate. La notizia della morte mi ha fatto sobbalzare come succede per le persone che si conoscono personalmente, una violenza assurda ricevuta da un uomo di cui lei si fidava. Intorno ad Agitu, persona molto carismatica, è nato, spontaneamente, un  movimento. Per essere più precisa è nato un gruppo whatsapp, il cui fine è tenere in vita il suo ricordo e continuare a portare avanti, per quanto possibile, il suo progetto. Sono  uomini e donne, tra cui l'onorevole Emma Bonino e vari amministratori locali, che l’hanno conosciuta, sentita parlare, o che sono state influenzate da lei e che cercheranno di portare avanti il suo credo. Agitu amava la vita, amava vivere in Italia, amava la Val Mochena e amava i suoi animali. Nel mondo sono molte le figure femminili che si occupano di pastorizia con dedizione e capacità, spero che le idee di Agitu diventino forza per altre donne. Nel ricordarla nel giorno del suo funerale, mi piacerebbe sperare che mai più nessuna donna venga ferita da un uomo”.


 


Gianfranco Aurilio


Lasiritide.it


(foto dal dipinto di Alessandra Di Consoli)


 


 


 




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