 Bene la decisione di Bardi di prorogare la chiusura delle scuole sino al nove, ma non basta, a questo punto serve coraggio, bisogna andare oltre, sino al sette gennaio,se i dati saranno incoraggianti. Un po’ di numeri. Sono circa 46mila gli studenti distribuiti tra la scuola dell’infanzia, primaria e di primo grado; 28mila, circa, quelli di secondo grado. Come si vede un numero alto, sino alla media. Aprire significherebbe aumentare di tanto la popolazione scolastica in giro, senza contare i bimbi dell’infanzia, già nelle aule e che stanno pagando un prezzo alto di contagi, visti i dati regionali dell’assessore alla Sanità Rocco Luigi Leone. Certo, il dibattito è presente da mesi, i pro e i contro stanno diventando veri e propri partiti, anche se in questo momento difficile dovrebbero prendere il sopravvento più che le parti, la ragione, la scienza, l’esperienza. Allora ecco alcune domanda alle istituzioni: cos’è cambiato dal 17 di novembre? Poco o probabilmente nulla, anzi… Gli istituti sono pronti, lo sappiamo, preparati, classi in sicurezza, ma il problema che si continua a sottolineare da tempo sono altri: siamo pronti con gli screening nelle scuole? Siamo capaci di testare periodicamente studenti e personale? Da quel 17 novembre abbiamo messo mano ai trasporti? Avremo più autobus, più scuolabus o ritorneremo a denunciare assembramenti e deficienze strutturali con ragazzi che si faranno scendere per ragioni di sicurezza? Beh, se a queste domande non arriveranno risposte positive, e per il nove non credo, anche perché il presidente Conte, lo abbiamo sentito ieri sera, ha dato mandato alle regioni, alle province, ai prefetti di coordinarsi sui territori, coinvolgendo dirigenti scolastici, sindacati e altri attori. Il 9 dicembre, probabilmente, è presto per oleare bene la macchina e spalancare le porte. Diversamente, si attenterà alla salute pubblica, alla salute dei nostri figli, alla salute di chi lavora nella scuola. Ci sarebbero gli estremi per denunciare alle autorità competenti comportamenti dolosi. Significherebbe che non si è usata la diligenza del buon padre di famiglia, noi aggiungiamo anche la diligenza, ancora meglio, della madre di famiglia. Per Renato Iannibelli, sindaco di San Costantino Albanese ‘’tutti auspicano una riapertura subito dopo le feste di Natale, anche perché in tanti comuni qualche problema c’è stato, e solo grazie al grande lavoro della sanità territoriale e dell’USCA, come nel caso di San Costantino Albanese, si è stati capaci di circoscrivere i focolai tempestivamente’’. Il problema non è la scuola, ripetiamolo, ma tutto il resto: trasporti, comportamenti poco attenti, controlli insufficienti, come ha dichiarato la stessa ministra Teresa Bellanova poche ore fa. Ci serve più tempo, dunque, in tanti lo dicono, anche per migliorare le strutture sanitarie territoriali e gli ospedali, poi avremo i primi vaccini a portata di mano, avremo più possibilità di salvare anche i nostri nonni, in tanti sono morti. Una generazione è venuta meno, ed è proprio quella generazione che ha lottato e sofferto per i nostri diritti civili, per un’economia più forte e competitiva, per una vita migliore. Non giriamo le spalle, come qualcuno continua a fare, sarebbe un peccato grave, difficile da confessare e ancora più difficile da assolvere. La scuola è un diritto, è il futuro di ogni società, certo, concordiamo, ma la situazione che viviamo ci dovrebbe far riflettere, anche perché la tutela della vita è un altrettanto diritto.
Vincenzo Diego
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