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Parco del Pollino, i consumatori della montagna: le denunce di guide e cittadini |
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30/08/2020 |
| “Oggi sono arrivato al Patriarca con un gruppo di turisti provenienti da mezza Italia. Non abbiamo potuto goderci il monumento naturale che ci invidia il mondo perché alcuni ragazzi attrezzati di fornelletto stavano cucinando tra le sue radici. Pur avendoli educatamente rimproverati non hanno smobilitato. Mi chiedo come possa un turista camminare 3 ore per andare al patriarca per usarlo come una cucina rustica? E come se il fossi andato a Roma a vedere la Pietà di Michelangelo e sedermi sopra per mangiarmi un panino’’. Era il 13 agosto scorso e questa è parte della denuncia via social fatta da Giuseppe Cosenza, guida escursionistica del Parco Nazionale del Pollino. Il ‘Patriarca’ è un vero e proprio monumento della natura, un inno alla vita e al rispetto dell’ambiente. Come il contesto che lo circonda, del resto. Ma evidentemente non tutti coloro i quali si recano su queste montagne lo fanno con il dovuto rispetto di regole, scritte e non scritte. Come la segnalazione fatta pochi giorni fa di un accampamento con tanto di fuoco acceso nel meraviglioso e incontaminato spazio di piano Gaudolino.
Oppure come quella di località ‘Peschiera’ a San Severino Lucano, dove un cittadino ha ripreso diverse persone intente a farsi il bagno nel torrente, a pochi centimetri dal cartello che vi vieta la balneazione. I presenti erano davvero tanti e provenivano soprattutto dalla Puglia.
Lo stesso cittadino ha provveduto a informare il sindaco di San Severino Lucano e il presidente del Parco Nazionale del Pollino che hanno avvertito i carabinieri forestali, che si sono recati sul posto e hanno sanzionato i “balneanti”.
Tra l’altro, oltre che non rispettare le regole, queste persone hanno dimostrato poco rispetto anche per se stessi mettendo potenzialmente a rischio la propria incolumità.
Lasiritide.it
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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