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Centrale Frido, autorizzazione rinnovata. Ferdinando Laghi: ‘Gravissimo’

15/02/2020



Una questione di cui aveva dato notizia per la prima volta la nostra testata nel maggio del 2017 e che risale al lontano 2013 quando, attraverso un’autorizzazione unica della Regione Basilicata, era stato avviato l’iter per la realizzazione di una centrale idroelettrica sul torrente Frido (della potenza di 987 kilo Watt) in un territorio in agro dei Comuni di Viggianello, San Severino Lucano e Chiaromonte.
Nel 2010 L’Ente Parco Nazionale del Pollino aveva espresso parere favorevole e, nel 2016, la Regione Basilicata aveva concesso la proroga di un anno per l’ultimazione dei lavori, che avrebbero dovuto essere completati entro il 18 luglio del 2017 prima di essere bloccati dal Parco per degli sbancamenti da parte della ditta esecutrice.
Della vicenda si è discusso nell’ultimo Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.

Gli sbancamenti e l’iter successivo – Dopo gli sbancamenti scoperti nella tarda primavera 2017 dal Gruppo Lupi di San Severino Lucano nell’area di realizzazione dell’impianto (Zona 1 del Parco del Pollino), con un’ordinanza risalente al mese di giugno dello stesso anno l’Ente Parco aveva disposto “la riduzione in pristino dello stato dei luoghi, per esecuzione lavori in difformità dal progetto, mediante la rimozione del materiale accumulato nell’alveo e nella sezione idraulica del torrente Frido, la ricostruzione dei profili originari del terreno e la messa a dimora delle specie vegetali preesistenti”.
Successivamente, nel novembre del 2018, l’Ente Parco aveva effettuato un sopralluogo di verifica “dal quale emergeva la non completa ultimazione dei lavori di rimessa in pristino, secondo quanto disposto nell’Ordinanza n°3 del 23/06/2017”, ma nel gennaio del 2019 il raggruppamento Carabinieri Parco-reparto PNP- ha relazionato “sulla completa ultimazione dei lavori di rimessa in pristino”. Quindi, il 21 gennaio scorso, ancora il raggruppamento Carabinieri Parco-reparto PNP- “comunicava che a quella data non erano stati effettuati ulteriori lavori rispetto a quelli di ripristino, già conclusi”.

Gli atti della Regione Basilicata – Dal canto suo, la Regione Basilicata, nel dicembre dello scorso anno aveva deliberato la proroga “del periodo richiesto dalla Società proponente (18 mesi), e pertanto fino alla data del 08 gennaio 2020, il termine di validità del Giudizio favorevole di Compatibilità Ambientale” del 2013: stabilendo “che entro tale termine dovranno essere ultimati tutti i lavori relativi al progetto”, al fine di evitare una nuova procedura V.I.A., “salvo eventuale ulteriore proroga concessa dall’Autorità Competente in materia di V.I.A. su istanza motivata e documentata del proponente”.
Ma la Giunta lucana, il 20 gennaio scorso, “ha rideterminato i termini di validità del giudizio favorevole di compatibilità ambientale, per un periodo di 18 mesi decorrenti dalla comunicazione della data di ripresa dei lavori”.
Inoltre, il successivo 28 gennaio, l’Ufficio Energia della Regione Basilicata ha pubblicato l’avviso di avvio del procedimento, per “l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio e la dichiarazione di pubblica utilità” delle opere relative a questo progetto.
Foto fiume frido per centrale idroelettrica
L’attacco di Ferdinando Laghi e la speculazione energetica – “È un fatto gravissimo – ha tuonato Ferdinando Laghi, presidente Isde International e componente del Consiglio Direttivo dell’Ente Parco Nazionale del Pollino – poiché, senza mai avvisare il Parco, la Regione Basilicata ha concesso un’ulteriore proroga di 18 mesi alla ditta attraverso una delibera di Giunta”.
Laghi ha fatto una premessa che riguarda la produzione energetica in territorio lucano. “Innanzitutto c’è un problema quadro circa l’energia, che in un territorio dovrebbe essere prodotta nel momento in cui quella disponibile non è sufficiente. Ma in Basilicata, secondo i dati Terna, siamo di fronte ad un incremento progressivo da un più 3% dell’anno scorso, ad oltre il 10% di quest’anno. Questo già ci fa capire che non c’è necessità energetica. Inoltre, tutte le teorie economiche, respingono l’idea che una crescita della produzione energetica possa incentivare l’attività industriale. Questo devi farci capire che la produzione energetica deve essere tale da sostenere quella industriale e, dove questi insediamenti mancano, è sbagliato incrementarla. Tra l’altro, aumentare la produzione energetica genera un impatto territoriale molto pesante cui dobbiamo aggiungere quello derivante dal collegamento alla rete. Senza dimenticare che, maggiore è la distanza cui deve arrivare l’energia, maggiore ne sarà la perdita di quota. Ecco perché, l’unica ragione alla base di questo tipo di iniziative è la speculazione da parte dei privati che vogliono intercettare gli incentivi pubblici danneggiando, come nel caso della Centrale sul Frido, gli interessi della collettività sui beni comuni”.

Finanziamenti pubblici ed energia – Laghi da sempre affronta la questione circa la produzione di energia per fini speculativi, ossia per lucrare sui finanziamenti pubblici. E, in particolare, l’ho fatto nella battaglia portata avanti contro l’attività della Centrale a biomassa del Mercure.
Nel 2016, quando l’impianto era ancora di proprietà Enel, si ricorderà la famosa audizione nella sede dell’Ente Parco del Pollino voluta dallo stesso Laghi, e alla quale parteciparono i vertici del colosso dell’energia alla guida della Centrale.
In seguito a quell’incontro Enel ammise che per il 2016, su un fatturato complessivo di 49 milioni di euro, ben 39 milioni di euro derivavano da finanziamenti pubblici per le cosiddette fonti rinnovabili.

I mancati controlli ambientali e isolamento del Parco – “Dispiace – aggiunge il medico ambientalista – che gli scempi provocati nell’area dove dovrebbe sorgere la centrale, siano stati segnalati dai comitati e dalle associazioni e denunciati dal sottoscritto. Per questo ho chiesto in Consiglio che tipo di opera di controllo stia svolgendo il Parco. Ci saranno anche pochi addetti, ma se ripensiamo a quello sconcio sul Frido ci rendiamo conto che, senza la mia denuncia e il sopralluogo del Gruppo Lupi di San Severino Lucano, sarebbe passato totalmente inosservato. Così come è gravissimo che tutti questi atti siano stati, ancora una volta, intercettati dalle associazioni mentre al Parco non è arrivato nulla. È anche questo lo ritengo di una gravità assoluta”.

Un’autorizzazione vecchia di dieci anni – Dopo queste premesse, con Laghi abbiamo affrontato il cuore del problema. “Colpevolmente, il Parco dette parere positivo alla realizzazione dell’impianto, ma parliamo di dieci anni fa: quando furono previsti tempi e modalità di realizzazione che avrebbero visto il completamento dell’opera entro 3 anni. Adesso, dopo tutto questo tempo, ho fatto notare il cambiamento della normativa e del quadro di riferimento. Sono cambiate le sensibilità, le necessità del territorio e del contesto energetico: circa quest’ultimo aspetto, basti pensare che la Basilicata è passata da una situazione di deficit ad una di surplus energetico. Non solo, ma questa ditta cui erano stati affidati i lavori si è segnalata per uno scempio senza precedenti nell’area del Parco, dove, praticamente, è stata realizzata “una strada a sei corsie” scempiando in modo incredibile un posto preziosissimo e protetto”.

Danni sanabili in un secolo – Sugli sbancamenti cui fa riferimento Laghi, avevamo dato notizia di una nota dei Carabinieri Forestali che riferiva della rimessa in pristino secondo quelle che erano stato le prescrizioni dell’ente Parco. “Può essere una rimessa in pristino solo parziale, perché parliamo di una ferita di 15 metri – sottolinea Laghi – che potrà essere rimarginata dalla natura in non meno di 80 o 100 anni”.
“Per cui – evidenzia ancora il consigliere – che adesso questi signori abbiano la sfacciataggine di riproporre il progetto, con il supporto della Regione Basilicata che, senza chiedere nulla a nessuno, non solo non rifà una conferenza di servizi, doverosa visti i cambiamenti e la scadenza del precedente periodo di proroga, ma gli dà autonomamente una proroga che francamente non credo possa essere concessa così. Per questo dico che va bloccata subito. Insomma, siamo in una situazione nella quale, nonostante quanto fatto in passato, questa stessa ditta gode ancora dell’autorizzazione ad intervenire in seguito anche ad espropri che riguardano decine di persone”.

Le proposte per scongiurare ciò che Laghi definisce “un’aggressione” – Per cercare di arrivare ad una soluzione Laghi ha presentato al Consiglio alcune proposte. “Innanzitutto ho chiesto che l’Ente faccia un sopralluogo per rendersi conto di quanto sta accadendo, previsto per giovedì prossimo. Dopodiché ho chiesto che si ricorra al Tar per impugnare la delibera della Regione Basilicata. Ma ho proposto anche un esposto alla Procura alla Repubblica perché, secondo me, al di là della rimessa in pristino, ritengo che il danno derivante dall’attività in quella zona possa essere penalmente rilevante e il Parco si deve costituire parte civile. Ritengo che queste siano azioni che devono essere messe in campo da un Ente che come missione ha la tutela del territorio. Accanto alle azioni legali, bisogna anche avviare una serie di mobilitazioni e parlare anche con chi ha subito gli espropri, raccordandosi anche con le associazioni. Bisogna che il Parco sia un punto di riferimento anche per chi, da questa aggressione, ha subito un danno personale”.
In seguito alle proposte di Laghi il Parco, oltre ad effettuare il sopralluogo, chiederà alla Regione Basilicata di sedersi a un tavolo con la Regione Basilicata, ed avvierà l’interlocuzione con l’Avvocatura dello Stato per decidere di proporre un eventuale ricorso.

L’ultimatum - "Che il Parco abbia deciso di sedersi a un tavolo con la Regione Basilicata a me sta bene – conclude Laghi –, tuttavia, se la questione non si risolverà positivamente e in tempi brevi per le vie istituzionali, mi farò carico, anche solo personalmente, assieme alle associazioni interessate, di intraprendere le vie legali presentando un esposto alla magistratura. Sarei pronto a farlo qualora l’Ente Parco non facesse propria questa mia proposta, che vuole impedire che veda la luce un progetto infinitamente impattante”.

Gianfranco Aurilio
lasiritide.it



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