|
Rotonda: società fa causa per quasi 500 mila euro, Comune a rischio dissesto |
---|
7/08/2019 |
| “Speriamo di venirne a capo perché altrimenti finiremmo in dissesto”. Con queste parole, pronunciate durante l’ultimo Consiglio, il sindaco di Rotonda Rocco Bruno ha annunciato la costituzione in giudizio del Comune contro una nota società edile locale, che ha chiesto all’Ente un risarcimento danni che si avvicina al mezzo milione di euro, per due ordinanze di interruzione dei lavori di completamento di alcuni box per auto risalenti a quattordici anni fa.
Anche questa volta, come nel caso del ricorso pendente per l’annullamento del voto, la controversia sarà di fronte al Tar della Basilicata.
La vicenda – Per comprendere di cosa stiamo parlando dobbiamo tornare indietro al 2005 (il sindaco era Giovanni Pandolfi), anno in cui il Comune emanò due ordinanze che, da quanto si evince dal decreto costitutivo, stabilivano, rispettivamente, “l’immediata sospensione di lavori abilitati con un permesso di costruire risalente al 2003 (“Costruzione di un parcheggio coperto P.box in località Capopiazza”)”, con la comunicazione “di avvio del procedimento di annullamento in autotutela”; e “l’annullamento in autotutela di detto permesso di costruire”.
Da lì anni di dispute legali, con il Comune che vinse la prima battaglia al Tar ma perse la guerra davanti al Consiglio di Stato: dove l’impresa di costruzioni, assistita dall’avvocato Enzo Bonafine, lo scorso anno riuscì ad ottenere l’annullamento di entrambe le ordinanze.
La richiesta di risarcimento – Dopo la pronuncia favorevole dei giudici di Palazzo Spada, è arrivata al Comune la richiesta di risarcimento da parte della società, che in questo ricorso sarà assistita dagli avvocati del foro romano Ignazio Tranquilli e Franco Gaetano Scoca: quest’ultimo, giurista di fama internazionale, professore emerito di Diritto Amministrativo, docente e preside dell’Università Luiss di Roma e figlio dell’onorevole Salvatore Scoca che fu componente dell’Assemblea Costituente, Ministro della Repubblica nel Governo Bonomi e sottosegretario al Tesoro nel Governo De Gasperi.
I danni reclamati – Segnatamente, tra i vari punti evidenziati dai legali, si legge che “l’illegittima condotta provvedimentale del Comune ha impedito alla Società ricorrente di conseguire un vantaggio economico certo, derivante dall’alienazione dei beni o dalla relativa locazione a far data dal 2006 (anno in cui il mercato immobiliare ha raggiunto valori di vendita assai elevati)”.
I lavori sono stati sospesi nel lontano aprile 2005, senza mai più essere ripresi, “così determinando l’attuale stato di ammaloramento”.
Per questo vengono chiesti al Comune “249.051,06 euro per il danno emergente”, consistente nelle spese “di ripristino e messa a norma”, poiché durante questi 14 anni “il manufatto è stato lasciato a nudo e privo di protezione”.
Inoltre, sono reclamati anche “euro 176.232,25 (introiti da mancata locazione) come risarcimento quale lucro cessante da mancato godimento economico delle opere, o in subordine euro 162.731,00 (pari alla media tra introiti da mancata locazione e mancata vendita)”.
Cui aggiungere: “il risarcimento del danno per mancato arricchimento del curriculum professionale a da perdita di commesse similari, per una percentuale non inferiore al 10% delle somma liquidata a titolo di lucro cessante”; con annessi “interessi legali e rivalutazione monetaria”.
Il legale del Comune e un monito – Il Comune aveva inserito i i P.box nel piano delle alienazioni.
Una brutta gatta da pelare per l’avvocato Giovanni Francesco Nicodemo di Lauria, che rappresenterà il Comune in giudizio e che nel 2017 era già riuscito a far prevalere l’Ente contro il Ministero del Lavoro, evitando la revoca di un finanziamento di quasi 100 mila euro.
“Se disastro sarà avrà un nome e un cognome”, aveva avvertito durante l’Assise la consigliera di maggioranza Maria De Cristofaro.
Gianfranco Aurilio
lasiritide.it
|
CRONACA
SPORT
|
Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
 |