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La voce della Politica

Appello al voto del segretario generale Cgil Basilicata Fernando Mega

6/06/2025

L’8 e 9 giugno si potrà votare per cinque referendum che chiedono di cancellare alcune misure che hanno peggiorato le condizioni di vita e di lavoro in Italia.
Si tratta di questioni importanti, che possono indirizzare il nostro Paese verso una traiettoria di sviluppo civile e sociale più avanzata, vicina ai maggiori paesi europei.

Oggi due milioni e mezzo di persone di origine straniera vivono da anni in Italia e non hanno il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza. Cinque milioni e mezzo di persone lavorano con contratti a tempo determinato o a tempo parziale, quasi il 30% dei lavoratori dipendenti; sono in gran maggioranza donne e giovani, con salari più bassi e più esposti a condizioni di povertà.

Anche in Basilicata l'occupazione prevalente è quella precaria di contratti a termine. La disoccupazione giovanile rimane una piaga grave, attestandosi al 16,2%, al di sopra della media nazionale. Critica la situazione delle giovani donne: il tasso di disoccupazione specifico delle donne di età compresa fra 15 e 24 anni è del 33,7%, un valore intollerabilmente elevato. L’inattività, ovvero la condizione di chi non lavora e non cerca attivamente lavoro (per cui non lo si può classificare fra i disoccupati) resta attorno alle 34-
35mila unità: più del doppio rispetto ai disoccupati ufficiali, evidenziando un’area sociale di grande sofferenza. La retribuzione annuo lorda di un lucano è in media di 27.232 euro contro i 31.856 euro della media nazionale, con un divario di 4.624 euro (- 14,5%), registrando salari più bassi in assoluto in Italia secondo il rapporto Jobpricing su dati Istat. Ciò mentre lo spopolamento è inarrestabile. Siamo infatti la regione italiana nella quale si riscontra il maggiore calo demografico nel 2024, registrando una perdita del 6,3 per mille della popolazione. E le stime Istat sono agghiaccianti: di qui al 2050 la Basilicata potrebbe perdere 100mila abitanti.

Un cambiamento delle politiche può rovesciare questa situazione, cancellando le misure che hanno aggravato insicurezza e precarietà. I cinque referendum sono l’occasione per fare in modo che le politiche tornino a proteggere le persone, e che la politica sia fatta di partecipazione e democrazia.
In un mondo segnato da derive autoritarie, lo strumento che abbiamo per fermarle è proprio la pratica della democrazia, a cominciare dalla partecipazione al voto per i referendum.

Per queste ragioni, l’8 e 9 giugno invitiamo a partecipare ai cinque referendum e a votare cinque sì.
Per migliorare la vostra condizione e quella dei vostri figli e dei vostri nipoti. Per dare un futuro a questo Paese. Non si vota per la Cgil, per questo o quel partito, per questo o quel governo, ma poter cambiare la situazione. Il referendum è un voto diretto: per un giorno siete voi il Parlamento e potete cancellare direttamente le leggi che hanno reso il lavoro precario e insicuro in Italia e aumentare i diritti di tutti e tutte.

L'appello è a votare cinque sì, per maggiori tutele per tutti e tutte, per un lavoro più stabile, sicuro e dignitoso. Con il referendum possiamo cancellare da subito le norme che impediscono il reintegro al lavoro in caso di licenziamento (Jobs Act), le norme che facilitano i licenziamenti illegittimi nelle piccole imprese e le norme che hanno liberalizzato l’utilizzo del lavoro a termine; le norme che impediscono, in caso di infortuni sul lavoro negli appalti, di estendere la responsabilità all’impresa appaltante. Il quinto quesito sulla cittadinanza punta al dimezzamento da 10 a 5 anni dei tempi di residenza legale in Italia dello straniero maggiorenne extracomunitario ai fini della presentazione della domanda di concessione della cittadinanza da parte dei maggiorenni.

Il voto è la nostra rivolta democratica. L'8 e il 9 giugno fai sentire la tua voce.



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