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“Una democrazia al 100%”. Bolognetti: viceministro Bubbico,niente da dichiarare?

22/08/2013

Di Maurizio Bolognetti(al 5°giorno di sciopero della fame a sostegno degli obiettivi dell’iniziativa nonviolenta di Marco Pannella)
Debito di giustizia, debito pubblico, debito ecologico, tutte facce delle stessa medaglia; tutti segmenti di quella “Peste italiana”, di quel topolino diventato da tempo zoccola, che contagioso ha varcato i confini del suolo patrio.
I soliti Radicali, quelli che non si stancano di ricordare che l’Italia è uno Stato canaglia, quelli che non protestano ma propongono, quelli che con Marco Pannella raccontano la strage di legalità che si fa strage di popoli, pensate un po’, osano chiedere alle massime Istituzioni della Repubblica, ad iniziare dal Presidente Giorgio Napolitano, che si interrompa la flagranza di reato in atto contro i Diritti Umani e la Costituzione. Il solito Pannella imbraccia le “armi” della nonviolenza e fiducioso da corpo alla fame e sete di giustizia, legalità, democrazia di chi avverte l’urgenza di chiedere che lo Stato, il nostro Stato, rispetti la sua propria legalità, la legge, la Costituzione, le Convenzioni a tutela dei Diritti Umani.
Chi lo sa, forse c’è un pizzico di lucida follia in questo. La “follia” di chi da lustri avverte che la macchina della giustizia è alla bancarotta. Una bancarotta ratificata dai 10 milioni di procedimenti arretrati che si traducono nell’amnistia clandestina delle prescrizioni, in giustizia negata per imputati e vittime e in certa e patente violazione dell’art. 6 della Convezione Europea dei Diritti dell’Uomo, che ci parla della ragionevole durata dei processi che non c’è.
Una giustizia alla bancarotta con il suo carico di vite spezzate, con i 15 milioni di famiglie che patiscono per il malfunzionamento della macchina giudiziaria, con il riflesso devastante che tutto questo ha sull’economia del Paese.
Giustizia e carcere, con le patrie galere luoghi di tortura senza torturatori e putrido percolato della bancarotta in atto. Carceri dove da troppo tempo si tradisce l’art. 27 della Costituzione “più bella del mondo” e quell’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo che recita: “Nessuno può essere sottoposto a tortura né a pene o trattamenti inumani o degradanti”.
Di fronte a tutto questo da tempo stiamo invocando un provvedimento di Amnistia, che è innanzitutto di Amnistia per una Repubblica assurta al rango di delinquente abituale.
Noi vorremmo che gli “Italiani brava gente” potessero assistere a un dibattito vero su quanto andiamo da tempo denunciando e su quanto andiamo proponendo.
E vorremmo anche, che in queste ore si garantisse il diritto a poter conoscere per deliberare. Vorremmo, per una volta almeno, non dover ripetere che è in corso un attentato contro i diritti civili e politici dei cittadini(art. 294 C.P.).
Vorremmo, per esempio, che gli Italiani fossero adeguatamente informati sul fatto che è in corso una campagna referendaria. Vorremmo che gli oltre 8000 comuni italiani funzionassero davvero come sportelli dove si garantisce l’esercizio di un diritto e che la gente sapesse che presso tutte le segreterie e gli uffici elettorali è possibile sottoscrivere i 12 quesiti “Per la Giustizia giusta, la Democrazia, la Libertà, per nuovi Diritti Umani”.
In queste ore, da un controllo a campione effettuato su 25 dei 131 comuni lucani è emerso che le firme raccolte presso le segreterie comunali e gli uffici elettorali sono al momento circa 65. In non pochi casi è stato impossibile avere notizie e ci è stato risposto: "L'ufficio elettorale è chiuso". Clamorosa la situazione registrata presso il comune di Potenza, dove l’unica firma presente in calce ai quesiti è quella del Presidente della Giunta regionale Vito De Filippo. Tra l’esilarante, il surreale e il tragicomico la conversazione intercorsa con i Comuni di Montescaglioso, Ruoti e Francavilla in Sinni. In particolare a Montescaglioso, città del vice ministro degli Interni Filippo Bubbico, un simpatico impiegato ci ha detto a chiare lettere che allo stato dell’arte è impossibile sottoscrivere i quesiti presso gli uffici comunali ed ha aggiunto in tono ironico: “E’ una democrazia al cento per cento”.
Una situazione quella che abbiamo registrato in queste ore fatta di luci e ombre, con troppi impiegati assolutamente inconsapevoli che certi comportamenti vanno a sostanziarsi quanto meno in una omissione di atti d’ufficio.
Spiace davvero dover denunciare quanto sopra nella regione dove pure abbiamo potuto garantire l’uscita dei tavoli referendari grazie alla disponibilità e alla consapevolezza di numerosi amministratori quali il Consigliere Nicola Becce, il Consigliere Angelo Cotugno, e ai vari Nicola Riviello, Giambattista Mele, Vincenzo Castellano, Gianluca Mitidieri, Rosa Maria Malvinni, Claudio Borneo, Vincenzo Cirigliano, Maria Di Lascio, Rossana Florio.
E però, ciononostante tocca constatare che c’è un ceto politico che manifesta un’assoluta mancanza di rispetto nei confronti di diritti sanciti dalla Costituzione. Spesso, ahimè, trattasi di amministratori che hanno fatto della legalità una bandiera.
Su tutto questo, e non con tono gratuitamente provocatorio, vorrei chiedere a Filippo Bubbico: “Signor viceministro, niente da dichiarare?”




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