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La lettera aperta dei giovani volontari del Gruppo Lucano

13/12/2025

Di seguito la lettera aperta del volontario del Gruppo Lucano, Michele Ruggiero, a nome di tanti giovani volontari dell'associazione e a sostegno della lettera dei giorni scorsi firmata dal presidente Martoccia.

MENO PROCESSI, PIU' RESPONSABILITA'

L'appello dei giovani del Gruppo Lucano: "Il volontariato nasce per servire le comunità, fare squadra e intervenire ogni volta che è necessario"





Negli ultimi giorni, attorno al Gruppo Lucano di Protezione Civile, si è acceso un dibattito che sta rischiando di spostare l’attenzione dal punto più importante: il volontariato non nasce per essere terreno di tifoserie, né per diventare un processo pubblico costruito per “tesi” e contrapposizioni. Nasce per servire le comunità, formarsi, fare squadra, intervenire quando serve.

Per questo, come giovani volontari, sentiamo il dovere di sostenere con chiarezza la posizione espressa dal presidente Pierluigi Martoccia: “Il volontariato non ha colore politico”. In quella lettera c’è un richiamo che condividiamo pienamente: documentarsi, evitare ricostruzioni fantasiose e riportare tutto su un piano di realtà, responsabilità e rispetto

Quando i “dati” diventano un verdetto, si perde la verità

In queste ore è stato pubblicato un intervento che prova a spiegare la situazione con tre “dati” presentati come prove definitive: la partecipazione al raduno nazionale, la firma di alcune sedi su un documento di insoddisfazione e l’idea di una presunta assenza di risposta sulla vicenda di Viggiano. Noi diciamo il contrario: quei dati, presi così, non dimostrano ciò che si vuole far credere.

A partire proprio dal raduno: non è stato affatto un evento “con numeri bassi”. Parliamo di circa 480 volontari, con la presenza di 70 bambini dei campi scuola e 80 ragazzi tra i 18 e i 28 anni, pronti a mettersi in discussione, formarsi e crescere. Questo non racconta “solidarietà sfilacciata”: racconta una comunità viva, che investe sul ricambio generazionale e sulla formazione.

Ridurre un momento del genere a un dato negativo o a un pretesto per delegittimare un’intera organizzazione è una scorciatoia che non aiuta né il Gruppo né i territori. Un raduno non è un referendum: è un pezzo di un percorso più grande, fatto di lavoro quotidiano, sedi operative, attività di prevenzione e soprattutto giovani che chiedono solo una cosa: spazio, trasparenza e futuro.

Anche sulle firme e sui documenti: siamo sicuri che il dissenso esiste o meglio siamo sicuri che è delle dimensioni di cui si parla? Sappiamo di una riunione in cui hanno partecipato due o tre presidente di sezioni locali ed altre persone che non rappresentano certo le sedi. Questo sarebbe il dissenso? Per fare un esempio: si riuniscono trenta persone in una piazza e si dice che il parlamento è contrario alla maggioranza di governo. Perché non si racconta un altro fatto fatto pubblico e documentato: quasi 80 sedi hanno firmato una lettera aperta già nel febbraio 2025 proprio per chiedere chiarezza, respingere interpretazioni distorte e difendere la natura collettiva del Gruppo. Questo, da solo, basta a smentire l’idea che esista una “voce unica” del territorio o che il Gruppo sia riducibile a una frattura lineare.

Su Viggiano: non “silenzio”, ma una vicenda complessa (e già spiegata)

Il punto più delicato è Viggiano. Anche qui, come giovani, non accettiamo letture superficiali. Dire “la dirigenza dov’era?” può funzionare come frase ad effetto, ma non regge quando si leggono i documenti.

Nella sua lettera Martoccia spiega un passaggio chiave: di fronte a un’ordinanza di sgombero, il Gruppo Lucano non avrebbe potuto impugnarla perché non aveva il godimento della struttura; e descrive il paradosso di dover sgomberare un luogo a cui, nei fatti, non aveva accesso. Sono elementi che possono piacere o non piacere, ma dimostrano una cosa: non si tratta di una favola semplice, e soprattutto non è serio presentarla come “inerzia” senza considerare ciò che è stato scritto nero su bianco.

Il punto vero: come trattenere i giovani, non come dividerli

Noi giovani siamo stanchi di una “vecchia macchina” che in troppe realtà associative ha fatto scappare proprio chi aveva entusiasmo: la macchina dei personalismi, delle verità dette a metà, dei ruoli vissuti come proprietà, dei silenzi come strumento. Non stiamo parlando di una persona, stiamo parlando di una cultura: quella in cui sembra che l’associazione debba avere un centro unico e tutto il resto debba ruotare attorno. È il modo più veloce per spegnere energie, allontanare chi fa domande e far perdere futuro.

E il futuro, nel volontariato, non è uno slogan: è una necessità. Il Gruppo Lucano è una realtà ampia (con decine e decine di sedi e migliaia di volontari) e ha un valore riconosciuto che non può essere trascinato nel fango da narrazioni costruite per vincere una polemica.

Noi vogliamo l’opposto: un Gruppo che trattiene i giovani, non che li consuma. Un Gruppo dove chi entra trova:

formazione seria e continua,

regole uguali per tutti,

rispetto dei ruoli e dei canali,

trasparenza come metodo,

spazio reale alle nuove energie.


Un appello: meno “processi”, più responsabilità

C’è una differenza enorme tra critica e delegittimazione. La critica serve, se diventa proposta e migliora i processi. La delegittimazione, invece, è ciò che distrugge: perché divide le sedi, mette i volontari uno contro l’altro, e sposta tutto sulla nostalgia, sul rancore, sul “prima era meglio” usato come arma.

Noi giovani non vogliamo vivere nel passato, né vogliamo sostituire una bandiera con un’altra. Vogliamo un’associazione che funzioni, che sia credibile, che sappia proteggere i volontari e lavorare con le istituzioni senza diventare prigioniera di conflitti infiniti. E, soprattutto, vogliamo che la discussione torni su un terreno adulto: fatti, documenti, sedi opportune, rispetto.

La lettera del presidente Martoccia, in questo senso, va sostenuta perché indica una direzione: uscire dalle narrazioni distorte e tornare al senso del volontariato. Noi giovani ci siamo. Ma ci siamo solo in un Gruppo Lucano che sceglie futuro, squadra e verità. Perché il volontariato non ha colore: ha responsabilità. E il futuro non può essere ostaggio delle polemiche: deve essere un progetto comune.

Michele Ruggiero

Volontario – promotore giovani (a nome di tanti giovani volontari del Gruppo Lucano)



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