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Miraggio digitale: la denuncia di chi resiste nelle aree interne

10/07/2025

Restare nei piccoli borghi oggi è quasi un atto eroico. Aprire un’attività, garantire servizi essenziali, prendersi cura della comunità in territori lontani dai centri urbani, dove ogni diritto diventa conquista quotidiana, è un gesto di coraggio civile. Una riflessione accentuata, in questi giorni, da una ampia discussione che riguarda le aree interne. E, spesso, si parla di digitalizzare e sburocratizzare sistemi altrimenti obsoleti anche per consentire a tutti di usufruirne. Ma quando anche la rete digitale viene a mancare, quella lotta silenziosa assume tratti surreali.

Accade, per esempio, a Castronuovo di Sant’Andrea. A lanciare l’allarme è Alessandro Di Sario, consigliere comunale e segretario del circolo locale del Partito Democratico, che denuncia pubblicamente una situazione che definisce “assurda e paradossale”.

“La rete digitale – afferma Di Sario – semplicemente non funziona. E non parliamo solo di disagio individuale, ma di un problema sistemico che colpisce servizi essenziali come farmacie e tabaccherie. Quando la linea cade, si blocca tutto: non si possono emettere ricette, stampare bolli, ricevere pagamenti elettronici. È come vivere in una zona grigia fuori dal tempo.”

Le farmacie, ad esempio, ricevono le prescrizioni mediche esclusivamente via rete: senza connessione, i farmaci non possono essere consegnati. Nelle tabaccherie, i terminali per i pagamenti, la ricarica telefonica, l’invio di bollettini o la stampa dei valori bollati diventano inutilizzabili. “E non si tratta solo di un disagio tecnico – spiega Giovanni Appella, titolare di una tabaccheria – ma di una vera e propria sospensione della normalità. Quando la linea salta, e accade spesso, sono costretto a mandare via i clienti. È frustrante”.

Il paradosso è che gli impianti ci sono, i lavori sono stati effettuati, i cavi posati, i cartelli delle ditte appaltatrici sono ben visibili. Ma la rete non arriva. Né 5G, né 4G. A volte nemmeno una chiamata parte. “Siamo tornati alla preistoria digitale – commenta ancora Di Sario – e quello che è peggio è che non sappiamo nemmeno a chi rivolgerci. Tra Open Fiber, subappalti, compagnie telefoniche, enti locali, è impossibile individuare un referente. Un vero cortocircuito burocratico”.

In un contesto in cui le aree interne vengono continuamente chiamate a reinventarsi per restare vive, questa mancanza strutturale pesa come un macigno. La digitalizzazione doveva essere la chiave per ridurre le distanze, riportare servizi e opportunità, agevolare chi sceglie di non andare via. E invece, ancora una volta, diventa simbolo di un’Italia a due velocità, dove i diritti diventano privilegi a seconda della geografia.

“Non vogliamo elemosinare nulla – conclude Di Sario – ma pretendiamo che ciò che è ordinario altrove, qui non sia straordinario. I cittadini di Castronuovo, come quelli di tutti i piccoli comuni della Basilicata, meritano di vivere nel presente, non in un eterno passato analogico”.

Una riflessione che chiama in causa istituzioni, aziende e politica. Perché senza infrastrutture digitali vere e funzionanti, nessun progetto di rilancio dell’Italia dei borghi potrà dirsi credibile.

lasiritide.it



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