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La voce della Politica
| Aree interne, intervento del Consigliere Regionale Antonio Bochicchio (AVS-PSI-LBP) |
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3/07/2025 | “Un numero non trascurabile di aree interne si trova già con una struttura demografica compromessa (popolazione di piccole dimensioni, in forte declino, 45 con accentuato squilibrio nel rapporto tra vecchie e nuove generazioni) oltre che con basse prospettive di sviluppo economico e deboli condizioni di attrattività. Queste aree non possono porsi alcun obiettivo di inversione di tendenza ma non possono nemmeno essere abbandonate a sé stesse. Hanno bisogno di un piano mirato che le possa assistere in un percorso di cronicizzato declino e invecchiamento in modo da renderlo socialmente dignitoso per chi ancora vi abita”. Questo passaggio, che non ha suscitato grandi sussulti in Basilicata, tranne rari casi tra cui quello del collega Morea, è la dichiarazione di eutanasia delle aree interne d’Italia scritta nel Piano Strategico Nazionale delle Aree Interne (PSNAI), approvato nel marzo scorso dal governo, e passato sotto silenzio.
Secondo quanto affermato dal Ministro delle Politiche di Coesione Foti, a commento di questo passaggio contenuto nel PSNAI, lo spopolamento delle aree interne è un fenomeno irreversibile, dunque, prima accettiamo questa realtà e meglio è per tutti! Al netto delle dichiarazioni, secondo me deliranti di Foti, il tema delle aree interne e del suo spopolamento è presente nel dibattito pubblico da tantissimo tempo senza che nessuno sia riuscito a definire una strategia per invertire la tendenza, ma mai avrei mai immaginato che il Governo mettesse nero su bianco il suo disinteresse per il 60% del territorio italiano che vive sulla propria pelle la drammaticità di questo fenomeno. Sembra una vera e propria resa, o a vederla da un’altra prospettiva, una vera e propria incapacità nel misurarsi con un problema la cui soluzione sicuramente non porterebbe un consenso immediato. Il Governo, dunque, ci ha voluto comunicare ufficialmente che lo spopolamento è irreversibile, e che ogni sforzo sarebbe inutile, quindi, tanto vale rinunciare a fermarlo e investire le risorse altrove.
Ci sarebbe però da chiedersi: le persone che vivono in queste aree saranno abbandonate a se stesse, senza servizi fondamentali (scuola, trasporti, sanità ecc) o verranno “deportate” dove questi servizi potrebbero essere garantiti? E ancora: i territori oggetto di spopolamento da chi verranno manutenuti se non ci vive più nessuno? E poi c’è la questione economica legata alle attività che possono svolgersi nelle aree interne, penso ad alcune produzioni importanti: dal settore forestale, a quello agroalimentare a quello turistico e ancora, la produzione di energia e di acqua. E’ chiaro, allora, che questa posizione del Governo è una vera e propria resa, anzi come ha affermato l’assessore all’Agricoltura della Sardegna Satta, “questa è una diagnosi terminale mascherata da strategia. Niente più investimenti per trattenere giovani, portare servizi, creare lavoro. Non si pianifica il rilancio, si pianifica la decadenza. Parliamo di borghi, montagne, foreste, comunità coese. L’Italia vera, trattata come un peso da accompagnare all’abbandono”. Questa non è strategia. È disuguaglianza istituzionalizzata. Le aree interne non sono ‘scarti’ da gestire, ma risorse da liberare. Non servono compassione o pietà: servono investimenti, ascolto, visione politica”. Credo che mai come in questo momento è urgente ed indispensabile che anche la Giunta della Regione Basilicata e la maggioranza che la sostiene prenda una posizione netta e chiara sulla preoccupante decisione del Governo nazionale ed investa come si sta facendo in altre regioni d’Italia sostenendo le iniziative imprenditoriali insediate nei piccoli comuni e migliorando i servizi locali con nuovi accordi di programma. Investiamo nelle aree interne, non dichiariamo la loro morte ma accompagniamole verso la rinascita. |
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