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Leone XIV e il ritorno alla dottrina sociale della Chiesa: da Rerum Novarum a Fratelli Tutti

10/05/2025

In questi ultimi tre giorni, l’elezione del nuovo pontefice, che ha scelto il nome di Leone XIV, ha acceso un vivace dibattito non solo sul futuro della Chiesa, ma anche sul significato di questo nome carico di storia. L’attenzione si è subito rivolta alla figura di Leone XIII, papa dal 1878 al 1903, noto soprattutto per la sua storica enciclica Rerum Novarum, pubblicata nel 1891, considerata l’atto fondativo della dottrina sociale della Chiesa.
La scelta del nuovo papa di legarsi simbolicamente a Leone XIII sembra tutt’altro che casuale. In un’epoca in cui le disuguaglianze economiche si fanno sempre più marcate, la Rerum Novarum risuona con forza profetica. In quel testo, Leone XIII difendeva la dignità del lavoro, i diritti dei lavoratori e il dovere dello Stato di intervenire per correggere gli squilibri del libero mercato. Fu un appello rivoluzionario per il suo tempo, che riconosceva il diritto a un salario giusto, alla proprietà privata ma anche alla solidarietà sociale.
Oggi, nel pieno di una crisi ambientale, sociale e politica globale, le domande che Leone XIII poneva restano drammaticamente attuali. Cosa significa oggi giustizia sociale? Come si può conciliare crescita economica e rispetto della dignità umana? Quale ruolo devono avere le istituzioni, religiose e civili, nella costruzione di un mondo più equo?
Leone XIV, con la sua scelta di nome, sembra voler richiamare la Chiesa – e il mondo intero – a rileggere quella tradizione non come un’eredità museale, ma come una spinta all’azione. La Rerum Novarum, allora, non è solo un documento storico: è ancora una voce viva, che interroga le nostre coscienze. E forse proprio da lì si può ripartire per affrontare le res novae del nostro tempo. Questa rilettura si innesta in una continuità profonda che arriva fino a Fratelli Tutti, l’enciclica di papa Francesco del 2020, nella quale si ripropone un’idea di fraternità universale come fondamento di ogni convivenza sociale.
In quel documento, il Papa argentino denuncia l’individualismo imperante, l’economia dello scarto, le nuove forme di schiavitù e l’erosione dei legami sociali. Ma soprattutto insiste sul primato della dignità umana e del lavoro dignitoso come via di umanizzazione. «Il lavoro – scrive Francesco – è una dimensione irrinunciabile della vita sociale: è il mezzo attraverso cui l’uomo esprime sé stesso, collabora con gli altri, si realizza e contribuisce al bene comune». In questa visione, non c’è spazio per un’economia che riduce l’uomo a mezzo e non a fine, né per una società che tollera lo sfruttamento, la precarietà cronica e la marginalizzazione di intere fasce della popolazione.
La connessione tra Rerum Novarum e Fratelli Tutti si fa allora evidente: se Leone XIII apriva una strada per una nuova presenza della Chiesa nella questione sociale, papa Francesco ha voluto estendere e aggiornare quella visione alla luce delle sfide globali contemporanee. Il lavoro non è solo un fattore economico, ma un diritto fondamentale che costruisce la persona e la comunità.
Il nome scelto da Leone XIV appare, dunque, come un manifesto programmatico: un richiamo forte a una Chiesa che non si limita a essere testimone silenziosa delle ingiustizie del mondo, ma che si fa voce profetica, capace di parlare agli esclusi, di indicare una rotta etica, e di ribadire che senza giustizia sociale, senza lavoro dignitoso, senza fraternità concreta, non c’è pace duratura né progresso autentico.
In un tempo segnato da guerre, migrazioni forzate, crisi ambientali e digitalizzazione accelerata che rischia di disumanizzare il lavoro, Leone XIV eredita non solo il nome, ma la missione di un pontefice che seppe dare alla Chiesa un ruolo attivo nella costruzione della modernità. E oggi, come allora, il cammino verso un mondo giusto passa da una rinnovata centralità della persona, del lavoro, e di quella fraternità che non è utopia, ma progetto evangelico e umano insieme.

Giuseppe Corizzo
“l'Art. 2 - Più Persona”



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