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La voce della Politica
9 maggio 1978 – 2025: Aldo Moro, la memoria di una ferita ancora aperta |
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9/05/2025 | Il 9 maggio 1978 fu ritrovato a Roma, in via Caetani, il corpo senza vita di Aldo Moro, politico e statista della Democrazia Cristiana, rapito 55 giorni prima dalle Brigate Rosse. Moro era stato sequestrato il 16 marzo 1978, giorno in cui venne anche barbaramente massacrata la sua scorta.
La scelta di via Caetani non fu casuale: si trovava a metà strada tra le sedi della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista Italiano, un chiaro messaggio simbolico da parte dei terroristi.
Il suo assassinio segnò uno dei momenti più drammatici degli Anni di Piombo, anni segnati da terrorismo politico, tensioni sociali e violenze.
Oggi 9 maggio non è solo una data nel calendario della memoria italiana: è un giorno che segna una ferita ancora aperta, ma anche un invito alla riflessione profonda sulla figura dello statista democristiano, partendo proprio su cosa significhi mettere la persona umana al centro della politica.
La sua visione politica era permeata da un profondo rispetto per la dignità della persona umana, indipendentemente dalle ideologie. Per lui, la politica doveva essere servizio, mai dominio; ascolto, mai imposizione.
Durante i giorni del sequestro, le sue lettere parlavano non solo della sua sofferenza, ma anche della sua preoccupazione per il Paese, per le istituzioni, per i suoi familiari. In ogni parola traspare un uomo che, anche nel dolore, non rinuncia alla lucidità e alla mitezza. "Comprendo gli altri", scriveva, "ma chiedo di essere compreso anch’io."
Il suo progetto politico del “compromesso storico” — l’apertura al dialogo tra Democrazia Cristiana e Partito Comunista — era la traduzione concreta di un principio più grande: la convivenza è possibile solo se si riconosce valore alla persona dell’altro. Per questo il suo assassinio fu un colpo non solo alla politica italiana, ma anche a una visione umana, profonda e pacificatrice della società.
Oggi, ricordare Aldo Moro non significa solo condannare il terrorismo, ma interrogarsi su cosa significa mettere la persona al centro della vita pubblica. In un’epoca di polarizzazione e di comunicazione aggressiva, il suo esempio ci ricorda che la politica vera nasce dal rispetto, dalla mediazione e dalla ricerca del bene comune.
Nel suo nome, il 9 maggio è diventato la Giornata della memoria delle vittime del terrorismo. Ma è anche, e forse soprattutto, un’occasione per chiederci: che posto ha oggi la persona, nella politica, nell’economia, nella nostra società?
Giuseppe Corizzo
“l'Art. 2 - Più Persona”
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