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25 aprile. Giuseppe Corizzo: un viaggio nella memoria per coltivare il futuro della libertà

24/04/2025

Ogni anno, il 25 Aprile è l’occasione di celebrare la festa della Liberazione che rappresenta la riproposizione per tutti, giovani ed anziani, di un viaggio nella memoria.
Essa segna il culmine del risveglio della coscienza nazionale e civile impegnata nella riscossa contro gli invasori e nel riscatto morale dal baratro in cui era sprofondata negli ultimi anni del regime fascista.
Per l’Italia tutta, fu il giorno della ricomposizione dell’unità nazionale, nel nome della libertà, la pacificazione civile dovrà ancora attendere e passare attraverso violenze e episodi di giustizia sommaria.
Certo il giorno dei vincitori non può essere quello dei vinti. La memoria non può essere condivisa, come troppo leggermente è stato detto, perché i valori in contrasto durante l’occupazione nazifascista erano irriducibilmente in lotta fra loro.
E se il revisionismo strumentale alla politica ha fatto di tutto per omologare i valori in contrasto, e in parte ci è riuscito. Pur prendendo atto della Resistenza, esso tenta di sminuirla affermando che non sono stati i partigiani a vincere la guerra.
Non furono soltanto le armate alleate, sul fronte italiano nei 18 mesi che vanno dall’8 settembre ‘43 al 25 aprile ’45 i partigiani combattenti furono circa 100.000 con l’apporto di quattro divisioni dell’Esercito italiano, a liberare a prezzo di gravi perdite, il nostro Paese.
Non fu un percorso obbligato. Dopo il collasso e la disgregazione dell’8 settembre 1943, gli italiani avrebbero potuto adagiarsi nell’attesa inerte che gli Alleati restituissero loro la libertà perduta. Gli italiani non caddero nella trappola della speranzosa attesa, ritrovarono il senso alto della Patria.
Alla propria liberazione diede un contributo determinante il popolo italiano: in primo luogo, con l’opera tenace ed eroica delle formazioni partigiane operanti nelle campagne, nelle montagne, nelle città d’Italia.
Nessuno, tra i valorosi partigiani del 1945, ha mai pensato di dire, dinnanzi ai fenomeni che minacciavano o mettevano in pericolo la libertà e la democrazia “non mi riguarda”. E tra questi valorosi partigiani è da ricordare il ruolo delle donne, l’apporto straordinario che hanno dato alla lotta di Liberazione è stato determinante.
Gli anziani sanno bene che la Resistenza fu tutto questo, perché lo hanno vissuto in prima persona. Perché sono stati protagonisti di questa “ribellione delle coscienze”. I più giovani lo imparano grazie alla trasmissione della memoria e della conoscenza, su questo occorre lavorare, con grande determinazione. Sarebbe sbagliato considerare i valori e la storia della Resistenza come un’eredità acquisita, che non può essere scalfita dal tempo. Non è così. Libertà, democrazia non sono parole vuote, buoni propositi. Al contrario, la vitalità che esprimono questi concetti trova sempre più attenzione da parte dei giovani. Sono valori moderni, attuali, ricchi di significati, che le nuove generazioni stanno cogliendo e coltivando in questo difficile momento in cui si manifestano tendenze che portano a dividere e a combattersi, sia a livello nazionale che internazionale.
La nostra Repubblica nasce da questi valori, ma su questi valori poggia anche la nostra Costituzione. Il grande costituzionalista e padre della Patria qual è stato Pietro Calamandrei, il quale nel suo “discorso ai giovani sulla Costituzione nata dalla Resistenza” ebbe a dire: “se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo ove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati. Dovunque è morto un italiano per riscattare la libertà e la dignità, andate con il pensiero, perché lì è nata la nostra Costituzione”. Ecco perché è importante per qualsiasi comunità civile perpetuare il ricordo, assegnandoli il giusto significato che merita senza lasciarsi andare a vuote e sterili riproposizioni meccaniche di rievocazioni. Festeggiare il 25 aprile non rappresenta solo un semplice quanto doveroso gesto di omaggio nell’osservare la ricorrenza col deporre una corona fermandosi a riflettere con riconoscenza e commozione la pagina più alta e più dolorosa della nostra storia più recente. Rappresenta, piuttosto, un richiamo profondo e sincero che coinvolge le istituzioni all’omaggio verso quanti vollero credere fortemente nella ricostruzione di questo Paese dandogli un impronta per l’appunto, libera e democratica.
Il 25 aprile oggi, nel 2025, significa ribadire i valori dell’antifascismo, della libertà, della uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, della dignità del lavoro, della cultura e della scienza, della solidarietà verso chi soffre.
Questo è l’attualità del messaggio che la Resistenza lancia alla gioventù in occasione del 25 Aprile 2025
Viva l’Italia unita, libera e democratica.

Dott. Giuseppe Corizzo



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