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La voce della Politica
Vinitaly: Cia-Agricoltori, aziende e viticoltori lucani per diversificare mercato Usa |
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7/04/2025 | Al Vinitaly le aziende e i viticoltori lucani hanno dimostrato di avere le idee chiare per reagire ai dazi Usa e diversificare i mercati. Ci sono ampie potenzialità dei mercati europei e dell’Asia che possono consentire la tenuta e l’export del vino doc e docg prodotto ed imbottigliato in regione. In Basilicata la vendemmia 2024 è stata caratterizzata da due fattori: l’alta qualità delle uve e la bassa quantità del raccolto (un calo del 50% a causa della siccità, rispetto al 2022; mentre nel 2023 un grave attacco di peronospora portò alla vendemmia di appena 14mila quintali di uve). La produzione 2024 è stata di circa 27mila quintali. Il microclima e l’altitudine dei vigneti hanno assicurato uve perfettamente mature e con ottima acidità. Caratteristiche tali che hanno dato vita a vini bianchi e rosati di straordinaria eleganza, fruttati, freschi ed equilibrati, dalla qualità eccelsa, capaci di raccontare al meglio il territorio e le sue peculiarità. I rossi non sono da meno. In Basilicata sono 70 le aziende vitivinicole, per oltre cinquemila ettari di vigneti e una produzione di centomila ettolitri annui di vini certificati Doc e Igp. Ma la batosta trumpiana sul vino Made in Italy svela le crepe di un comparto da 2 miliardi di euro di fatturato sulla piazza americana, la prima per le etichette tricolore, ma anche lungamente in balia di una politica restrittiva e discriminatoria, a livello nazionale e Ue, che il settore non può più sostenere. “Auspichiamo un negoziato importante rispetto ai dazi Usa al 20% su tutti i prodotti europei, food & beverage compresi, invitiamo l’Europa e l’Italia a fare meglio, adesso, quanto meno su etichettatura allarmistica e Codice della strada”: così il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, incontrando i produttori lucani nello stand della Cia. “Questa guerra commerciale va chiaramente fermata -ha detto Fini-, all’orizzonte lascerebbe solo perdenti, quando è importante, invece, catalizzare il momento per affrontare il fenomeno dell’Italian sounding, che vale già più di 100 miliardi, e dotarci di una più adeguata regolamentazione Ue a contrasto delle pratiche commerciali sleali”.
La scossa questa volta è forte. Il settore vitivinicolo nazionale è senza dubbio tra i più dinamici del panorama agroalimentare italiano, sulle cui esportazioni oltreoceano incide per il 26% e con un incremento annuo del 7%.
“In Europa, adesso, il dibattito va portato al suo punto finale -ha aggiunto-. Il Pacchetto vino dovrà compiere uno sforzo maggiore. I produttori del settore vanno liberati dai troppi oneri burocratici e incoraggiati con più risorse e misure per la promozione, la crescita e la diversificazione. Diversamente, sarà proprio impossibile guardare ai nuovi mercati. Infine, speriamo sia davvero l’occasione per salutare il Nutriscore, basta con le etichette allarmistiche e le imposte sul consumo di vino, perché la narrativa deve cambiare puntando piuttosto sul valore di scelte più consapevoli, su più spazio a tracciabilità e qualità in etichetta, chiara e non fuorviante”.
Da parte del presidente di Cia il richiamo è anche alla fragilità interna del mercato vitivinicolo che copre l’1,1% del Pil nazionale, ma che risente del calo dei consumi (del 21% negli ultimi 30 anni, del 5%, si stima, con l’introduzione del nuovo Codice della strada) e di una riduzione totale del 15% degli ettari investiti da inizio millennio.
“I margini di sviluppo ci sono -ha sottolineato- Abbiamo dalla nostra quasi 30 milioni di persone che bevono vino in Italia, ed è un dato stabile. Cresce la produzione delle IG, c’è interesse per i dealcolati. La viticoltura italiana ha radici solide, forti di tradizioni e cultura, che i nuovi trend devono poter valorizzare. Serve però più coraggio, ora per essere ancora più attrattivi, efficienti e competitivi. Siamo pronti a chiudere il cerchio, a sostegno degli oltre 200 mila viticoltori italiani, per trasformare questa crisi in opportunità. Con le istituzioni Ue e il Governo, però -ha concluso Fini- diamoci come condizione di base indispensabile, un’impalcatura forte di provvedimenti e risorse che sostengano e accompagnino, davvero, reddito e investimenti”. |
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