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La voce della Politica
''Le mani di UE e NATO sui fondi strutturali. Una catastrofe per la Basilicata'' |
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4/03/2025 | Per arrivare a questa mastodontica cifra, l’ex ministra della difesa tedesca, ci mette di tutto. Dal debito comune europeo per la difesa, allo scorporo delle spese per la difesa dai parametri del Patto di stabilità. Inoltre, si richiama un non meglio precisato uso del bilancio Ue, come distrazione dei fondi di coesione o dei fondi non spesi del Pnrr, ormai sempre di più in versione ‘Piano Nazionale Razzi e Riarmo’. Ognuno di questi elementi chiama in causa debito pubblico e soldi dei cittadini europei, usati non per innovazione industriale, sviluppo, sanità, ricerca e ciò che più servirebbe a un continente che balla tra stagnazione e crescita da zero virgola. La Commissione Ue e la Nato hanno più volte proposto di investire nella Difesa anche a scapito dei fondi destinati al welfare. È la prova, ormai, che la NATO gestisce le politiche dell’UE, arrivando finanche a proporre uno dei passaggi più controversi nella bozza di conclusioni in vista del Consiglio Ue straordinario del 6 marzo: l’utilizzo dei fondi strutturali. Parliamo del Fondo europeo di sviluppo regionale, del Fondo sociale europeo Plus, dei Fondi di coesione, del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e del Fondo europeo per gli affari marittimi, la pesca e l’acquacoltura. Soldi gestiti, tra l’altro, dal commissario europeo per la politica regionale e di coesione, lo sviluppo regionale, le città e le riforme, Raffaele Fitto. Un progetto del genere pregiudicherebbe le speranze dei territori economicamente più deboli che attendono gli investimenti del PNRR e in particolare una sapiente gestione dei fondi strutturali per poter scommettere sul proprio futuro. Tra questi territori c’è anche la Basilicata. Ovviamente da Via Verrastro nessun cenno, nessun disappunto difronte a questo scippo. Tutti girati dall’altra parte, mentre i leader dei partiti di centrodestra sono concentrati a spendere soldi su soldi inutilmente. Oramai l’Europa di Von der Leyen ha deciso per l’economia di guerra. A chi gioverà questa scelta è chiaro, visto che i titoli della difesa in Borsa non fanno altro che brindare: Leonardo +72% da inizio anno; Hensoldt +89%; Rheinmetall +88%; Thales +60%. Il tutto mentre in Italia aumenta la pressione fiscale a causa del ‘fiscal drag’, il taglio del cuneo fiscale che ha penalizzato i lavoratori dipendenti, mentre del taglio dell’Irpef sul ceto medio non c’è più traccia. In tutto questo “equilibrio sopra la follia” non poteva mancare la Lega di Salvini che prova disperatamente a raccattare voti con l’ennesima rottamazione, visto che il concordato preventivo è stato un clamoroso fallimento. Toccare i fondi strutturali sarebbe un autogoal senza precedenti. Chiediamo, se lecito, cosa ne pensano Bardi e la sua giunta tra crisi idrica, sanità pubblica, scuola, povertà energetica, strade e infrastrutture in generale. La guerra rappresenta una forma di sviluppo al contrario e non può generare prosperità.
On. Arnaldo Lomuti |
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