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La voce della Politica
L'Unione Sanità Convenzionata (USC) risponde alle dichiarazioni dell'ASP |
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23/02/2025 | Desideriamo condividere alcune riflessioni urgenti sulle recenti comunicazioni divulgate dall'ASP. Pur essendo inizialmente certi della nostra posizione, abbiamo deciso di metterla in discussione e approfondire ulteriormente per verificare la veridicità̀ delle affermazioni contenute nel comunicato dell'ASP. Purtroppo, l’analisi condotta ha evidenziato che non c'è alcuna verità̀ giuridica in quelle affermazioni. Le sentenze del TAR Basilicata n. 635/2019 e n. 296/2021, così come quella del Consiglio di Stato n. 8161/2021, non sono indirizzate alle aziende sanitarie locali e meno che mai impongono loro alcuna misura operativa. Esse riguardano l’annullamento di delibere regionali e non prescrivono l’applicazione di alcun provvedimento da parte dell’ASP, estranea ai procedimenti amministrativi conclusi con le sentenze citate. Pertanto, non corrisponde al vero sostenere che l'ASP stia applicando tali sentenze.
Non esistono “normali ed acclarati percorsi giuridico-amministrativi ormai consolidati”, non esistono leggi che obbligano le ASL a adottare provvedimenti di recupero crediti senza il preventivo intervento della giustizia civile, alla quale spetta l’esclusiva competenza di accertare l’esistenza di diritti di credito fino ad oggi solo pretesi unilateralmente. Le dichiarazioni dell'ASP, su questo aspetto, mancano di supporto normativo e si impongono come atti arbitrari, è sorprendente che ci venga chiesto di "smorzare i toni" per trovare soluzioni condivise, quando nulla ha impedito di farlo finora.
Le sentenze di cui si parla hanno visto soccombere la Regione, non di certo le strutture destinatarie delle pec. Sarebbe assurdo che coloro che hanno avuto ragione con quelle sentenze, oggi vengano severamente puniti dalla loro sbandierata applicazione. C’è qualcosa che non torna. In nessuna di esse è stato mai
richiesto di rideterminare i tetti di spesa in modo retroattivo, come invece la Regione ha fatto. Né di esigere la restituzione di somme già liquidate per prestazioni erogate e fatturate senza contestazioni, rientranti nei contratti firmati dalla stessa ASP. Perfino nelle delibere regionali, nate con il vizio dell’assurdità, non si riscontra alcun riferimento che obblighi l’ASP a considerare come "crediti" il risultato delle rideterminazioni.
Ci chiediamo se ciò che sta accadendo sia normale, ma sappiamo che non lo è. È surreale. L'ASP sostiene di avere crediti per gli anni 2017-2020, ma tali presunti crediti non risultano nei suoi bilanci di quegli anni, così come, al pari, non risultano debiti verso l’ASP nei bilanci delle strutture. Anzi, sulle cifre oggi pretese dall’ASP, le strutture hanno pagato imposte e tasse e l’ASP le ha iscritte nei propri bilanci dell’epoca come costi in deduzione dai ricavi. Si aggiunga che i bilanci ASP sono passati al vaglio della Corte dei Conti con i giudizi di parifica dei bilanci regionali! Nessun credito! Tutto ciò̀ che viene sostenuto dall’ASP è privo di fondamento. E a questo proposito viene da porsi un’ulteriore domanda: come mai l’ASM di Matera non ha proceduto con una simile iniziativa? In Basilicata le due ASL applicano leggi diverse? È tempo di affrontare questa situazione con chiarezza e trasparenza. Basta! Per chi ha generato tutto ciò̀, ci vuole la gogna, che fa rima con VERGOGNA!
Questa iniziativa dell’ASP è come una bomba lanciata in mezzo alla folla. A morire saranno strutture sanitarie che curano pazienti. Come si può̀ avere il coraggio
di chiamarlo atto dovuto? Dietro a questo gesto c’è un mandante, e la politica deve sentire la responsabilità̀ di intervenire. La politica, con la P maiuscola, ha il dovere di connettersi alla realtà̀ e correggere le aberrazioni burocratiche, soprattutto quando un burocrate regionale è pronto a far morire strutture e pazienti inventandosi l’obbligo di obbedire a una sentenza, costruendo atti ad hoc in nome delle sue aberranti interpretazioni del diritto e magari, visto che non c’è limite all’esagerazione, anche in nome di Dio!
USC (Unione Sanità Convenzionata)
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