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La voce della Politica

PNRR e la necessità di fare rete per le grandi opere strategiche

25/03/2023

Draghi sta riscrivendo il Recovery Fund: 82 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni e 127 miliardi in prestiti. Siamo in ritardo, si è perso tempo in bizantinismi, lotte intestine, mettendo da parte, forse, anche la coscienza, in un periodo difficile, drammatico, dove le persone soffrono, perdono la vita. Non c’è tempo da perdere. Una sfida difficile, senza dubbio, ma che va affrontata con raziocinio, professionalità, coraggio e coscienza. Il testimone che passeremo dovrà essere ricco di speranza ma anche ricco di opportunità, del resto siamo o no italiani, siamo o no l’Italia. Saremo tra i principali beneficiari delle sovvenzioni previste dal Next Generation Eu, un treno, un vagone di soldi che non vedremo probabilmente più, risorse che serviranno, dovranno servire, a cambiare profondamente il Paese. La Germania, la Francia, la stessa Spagna stanno lavorando, mettono mano su misure che serviranno per aprire le porte al futuro potenziando, riscrivendo profondamente settori strategici. Noi, per certi versi, ne abbiamo ancora più necessità, e l’impegno dovrà essere maggiore per riformare il sistema sanitario, l’istruzione, la cultura, lo spettacolo, l’ambiente, il sistema giudiziario, la digitalizzazione, i trasporti, e poi ancora la transizione energetica, la coesione sociale e territoriale, la semplificazione amministrativa, la Pubblica amministrazione, significative, appena qualche giorno fa, le parole del premier Mario Draghi, nella sala verde di Palazzo Chigi, rivolte ai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil per la firma del Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale: "il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società. Questo è sempre vero, con la pandemia è ancora più vero". Gli occhi, dunque, ben aperti sulle cose da fare, in modo particolare sulle crescenti disuguaglianze sociali, tanti i settori sotto pressione, molte le famiglie e le imprese in serie difficoltà a cui devono essere garantite misure di sostegno economico a breve termine. Stimolare l’economia, insomma, ma iniettare anche dosi di vaccino politico-sociale in grado di far ripartire una intera società. Un occhio di riguardo alla famiglia, potenziando i servizi come gli asili, garantire bonus, sgravi, possibilità di lavorare da casa, quando possibile, da concordare contrattualmente con le imprese. Investire in settori strategici come la ricerca, l’unica capace nei vari ambiti a portare il “Bel Paese” a sedere nei tavoli che contano. Bisogna correre, correre molto. Ma se da un lato Draghi e i suoi consiglieri scrivono e riscrivono il piano nazionale, noi dobbiamo scrivere i piani locali, quelli che servono alla nostra Regione, e perché no, quando necessario scriverli a più mani, quando si confina con altre regioni. Piani strategici interregionali di sviluppo su temi quali il trasporto, la ricerca, l’ambiente, l’agricoltura, il turismo e altro ancora.
Un esempio? L’aviosuperficie Enrico Mattei di Pisticci è e sarà, se mai sarà, solo un’opera lucana? Non credo, sarebbe un errore pensarla così. Giusto invece parlare con le regioni confinanti come la Calabria, la Puglia; bene la proposta di istituire una Z.E.S. ionica interregionale con la Puglia, ma auspicabile, forse, andare oltre, capire se può essere strategica un’area ancora più vasta, includendo la Sibaritide calabrese. Territori, questi, legati dalla cultura, dalla storia, da profonde radici, ma anche da interessi sociali ed economici non secondari, basti pensare al settore turistico, alle tante aziende che investono in agricoltura, nell’allevamento, in servizi, nell’artigianato di qualità, nell’industria e altri settori ancora. Pisticci, con la sua aviosuperficie, ma anche il porto di Sibari, di Taranto, la ferrovia da potenziare, il mare da valorizzare e da utilizzare come via di comunicazione, la Ss106. In poche parole, noi stiamo scrivendo il nostro Recovery Fund? Abbiamo idea di quello che manca, di quello che ci serve per garantire un futuro ai nostri figli, ai nostri territori, ai nostri paesi? Domande che hanno bisogno di risposte al più presto, altrimenti perderemo l’ultimo treno, e non è un modo di dire. “Cristo questa volta non si fermerà ad Eboli”, ma molto, molto più su, molto molto più lontano. I partiti, le forze sociali, la società civile, i sindaci, gli intellettuali, le donne e gli uomini di buona volontà scendano in campo, è l’ora di agire, “non siate indifferenti”. Due anni fa scrivevamo questo! Probabilmente le nostre sollecitazioni sono cadute nel vuoto. La voglia di partecipare al dibattito politico, sociale, economico e culturale, anche attraverso il giornale, non ha avuto troppa fortuna. I fondi rischiano di perdersi. Il capo dello Stato, poche ore fa, ha parlato dell’attuazione del Pnrr, citando Alcide de Gasperi: “Mi permetto di rivolgere a voi l’invito che in un contesto ben diverso Alcide De Gasperi rivolse nel Dopoguerra, quando occorreva ricostruire l’Italia dalle macerie e insieme edificare un’autentica democrazia: è il momento per tutti, a partire dall’attuazione del Pnrr, di mettersi ‘alla stanga’“. Una tiratina d’orecchie all’intero Paese. Per noi, regioni del Sud o meglio dei Sud, probabilmente non basterà la tiratina, ma servirà un ceffone per farci svegliare una volta per tutte.



Vincenzo Diego



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