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Pollino: ''decadenza di Pappaterra può aprire nuovi scenari''

9/03/2023

Nei giorni scorsi è stata data notizia, attraverso organi di stampa, della segnalazione
fatta dall’autorevole rivista Forbes, che individua il Parco Nazionale del Pollino tra i cinque parchi nazionali da visitare per la sua eccezionale biodiversità, di inestimabile valore ambientale.
La segnalazione segue una serie di successi delle politiche dell’Ente Parco, che partono dalla metà degli anni 90 in poi, che vanno dai progetti di conservazione, alla valorizzazione del pino loricato, alla scoperta di Italus, il pino più antico d’Europa, alla individuazione della faggeta vetusta di Cozzo Ferriera patrimonio dell’UNESCO, insomma una serie di emergenze naturalistiche ed ambientali, che fanno del Parco Nazionale del Pollino, una delle aree protette più singolari e più significative del panorama nazionale ed europeo.
Questo non può non inorgoglire quanti per primi hanno creduto nell’idea del Parco e dello sviluppo sostenibile, in tempi difficili, in cui sposare quelle concezioni era sinonimo di conservatorismo, volontà di mummificazione del territori, visione augusta rispetto ai processi di sviluppo, che altre aree del territorio regionale perseguivano.
Eravamo un manipolo di Amministratori Comunali, guidati ed illuminati dalle conoscenze tecniche e scientifiche di Annibale Formica, Sindaco di San Paolo Albanese, che comprendeva Vitarelli, Sindaco di Cersosimo, Berardone, Sindaco di San Costantino Albanese, Peluso, Sindaco di Viggianello, Pandolfi, Sindaco di Rotonda , lo scrivente, Sindaco di Francavilla.
Registrare, a distanza di quasi un trentennio e dopo varie battaglie non prive di incomprensioni e qualche mortificazione, che quelle intuizioni erano giuste, non può che inorgoglire e gratificare.
Il tema ambientale è uno dei temi sensibili e privilegiati della cultura contemporanea, per cui è obiettivamente molto più facile allinearsi alla moda imperante; a metà degli anni 90, lo era molto di meno, perché i modelli di sviluppo propugnati dai programmatori e recepiti dal legislatore nazionale e regionale erano altri.
Devo, pertanto, rivendicare a tutti quelli che hanno combattuto per quella idea, compreso l’allora Presidente della Giunta Regionale Boccia, che molti dei risultati conseguiti nel tempo hanno origini lontane (penso agli interventi programmati in ottemperanza al Piano Triennale per l’Ambiente, alla stabilizzazione dei 300 LSU del Parco, prima esclusi dalla platea dei beneficiari del Decreto 81/2000 e poi riammessi in platea con provvedimento dell’allora Direttore Generale del Ministero del Lavoro Daniela Carlà ,dopo una battaglia feroce sostenuta circa la corretta interpretazione delle norme in vigore, oggi tutti stabilizzati, penso alle 182 azioni diffuse nei comuni del Parco, realizzate nel corso degli anni dal 2000 in poi, ai corsi di Guida del Parco, al finanziamento dei Centri Visita, delle piste di sci di fondo, al Piano del Parco, predisposto già nel 2000 e lasciato nei tiretti per un ventennio), e non possono essere sottaciuti, né si può mistificare la storia, che è un processo in continua evoluzione, quasi la risultante di tanti eventi concatenati, che determinano la contemporaneità.
E’ in atto in tutti i campi, ma particolarmente in politica, una sorta di “cancel culture”, che si configura come “un vero e proprio abuso di chi pretende non solo di riscrivere la storia, ma di mutilarla attraverso la omissione o ,nel più cinico dei casi, di innocente distrazione. Una delle più innocenti distrazioni è mettere nell’oblio, relegandoli nel dimenticatoio, gli altri e favorendo così nei loro confronti l’indifferenza e la dimenticanza.”
Questa “cancel culture” va condannata e stigmatizzata negativamente ed il più delle volte è figlia della politica autoreferenziale, dalle gambe corte e spesso sconfessata dagli atti amministrativi, quelli si da valorizzare ed indicare nelle disamine storiche, culturali e politiche.
Resto, pertanto deluso ed amareggiato nel non vedere attribuito gran parte di quelle iniziative al lavoro degli uffici del Parco, dall’Ufficio della Conservazione, alla Direzione del Parco, che hanno il vero merito di aver studiato, promosso e candidato i progetti, che oggi, consentono di additare il Parco del Pollino quale vera emergenza naturalistica ed ambientale.
Ho seguito, da appassionato cultore di questa materia, la candidatura di Cozzo Ferriero tra le faggete più vetuste dell’Italia Meridionale, speravo che il Parco candidasse anche la stupenda faggeta, ricca della presenza dell’agus-fabies di Caramola in territorio di Francavilla, ed ho registrato con quanta tenacia il Direttore Formica ed il dr. De Vivo si sono adoperati per candidare al progetto “Beech Forest-Joint Natural Heritage of Europe” la faggeta di Cozzo Ferriero.
Spesso non basta firmare e sottoscrivere una convenzione per raggiungere un obiettivo di tale portata; ecco perché al merito dell’amministratore, che ha firmato la convenzione, va accomunato quello di altri che hanno lavorato e si sono spesi per quella iniziativa.
Credo che la decadenza del Presidente Pappaterra, dichiarata dal Ministero dell’Ambiente, ove non opposta dall’interessato, possa aprire nuovi spazi alla classe politica della Basilicata, dalla Vice-Presidente, ai numerosi Sindaci, ad Amministratori Locali, pronta a spendersi per un rilancio della missione del Parco.
In quella occasione ritengo occorra individuare modalità e strategie per recuperare un ruolo strategico alla Regione Basilicata, che fu promotrice dell’istituzione del Parco Nazionale del Pollino con la Presidenza Boccia, ripristinare la centralità di Rotonda quale Sede reale dell’Ente Parco, riequilibrando presenze amministrative anche nel territorio lucano.
Un discorso a parte meriterà il Piano del Parco, ma vorrei affrontarlo in maniera costruttiva ed avulsa da polemiche, in quanto il Parco ha bisogno del suo strumento di pianificazione e programmazione, che, purtroppo, allo stato giuridicamente non esiste, dopo anni di enunciazioni e dopo due commissariamenti riconducibili alla sua mancata redazione.
E’indispensabile che, dopo 23 anni dal 1° Commissariamento, fondato, dopo soli 7 anni dall’istituzione del Parco, sulla mancata adozione del Piano del Parco, questo argomento vada affrontato con serietà e vada fatta chiarezza della vicenda in chiave giuridica, politica e programmatica.
Ma questa è un’altra storia, la prossima.

Antonio Amatucci
Già Vice-Presidente dell’Ente Parco Nazionale del Pollino



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