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La voce della Politica

Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa su Cava Monte Crugname

19/05/2022

Accogliamo le indicazioni di Papa Francesco contenute nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium (183):

“Nessuno può esigere da noi che releghiamo la religione alla segreta intimità delle persone, senza alcuna influenza sulla vita sociale e nazionale, senza preoccuparci per la salute delle istituzioni della società civile, senza esprimersi sugli avvenimenti che interessano i cittadini…Una fede autentica – che non è mai comoda e individualista – implica sempre un profondo desiderio di cambiare il mondo, di trasmettere valori, di lasciare qualcosa di migliore dopo il nostro passaggio sulla terra”.

Nel prendere atto della Deliberazione della Giunta Regionale n. 253 del 04 maggio u.s., con la quale si esprime giudizio favorevole di compatibilità ambientale e si rilasciano autorizzazione mineraria e autorizzazione alle emissioni in atmosfera per la coltivazione della cava di quarzareniti in località Monte Crugname nel comune di Melfi, esprimiamo il nostro più profondo sconcerto nel considerare la portata della decisione assunta, alla luce delle sfide a cui ci pongono le encicliche Laudato Sì e Fratelli Tutti circa il rischio che l’attività umana si trasformi in un idolo di “economia che uccide” in cui il profitto venga anteposto ad ogni altro valore.

La Laudato Sì è motore di cambiamento, “A nulla ci servirà descrivere i sintomi, se non riconosciamo la radice umana della crisi ecologica” (101).

Importante richiamare anche il recente orientamento parlamentare che ha condotto alla modifica degli articoli 9 e 41 della nostra Costituzione allo scopo di rafforzare la tutela dell’ambiente, della biodiversità, degli ecosistemi e che si aggiunge alla previgente tutela paesaggistica e storica, oltre che artistica.

Il nostro Vescovo, Mons. Ciro Fanelli, nel Convegno Pastorale Diocesano 2021, ci ha esortati a crescere nella fraternità, nel dialogo, nella comunicazione. Pertanto, nell’interesse nostro e delle future generazioni, non possiamo né tacere, né girare lo sguardo dall’altra parte rispetto a questo evidente scollamento che si registra tra le decisioni assunte a livello regionale e la voce dei cittadini che abitano il territorio del Vulture, con le loro ansie e le legittime preoccupazioni rispetto alla possibilità di un futuro negato. Il magistero della Chiesa, al n. 1 della NOTA DOTTRINALE circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica, ci ricorda come “Le attuali società democratiche…richiedono nuove e più ampie forme di partecipazione alla vita pubblica…La vita in un sistema politico democratico non potrebbe svolgersi proficuamente senza l'attivo, responsabile e generoso coinvolgimento da parte di tutti, «sia pure con diversità e complementarità di forme, livelli, compiti e responsabilità»”.

Senza dimenticare le nuove e maggiori tutele previste sempre dalla Carta costituzionale che, all’art. 41, prevede un più equo bilanciamento tra legittimità dell’iniziativa economica e salvaguardia dell’utilità sociale, della salute e dell’ambiente. Questo è sicuramente uno dei nodi della questione, ovvero la necessità di potenziare la possibilità di dialogo dei cittadini con le istituzioni. Un dialogo che si traduca in ascolto dei bisogni dei territori, che faccia fronte ad un nuovo umanesimo, che abbracci anche la cura della casa comune per essere custodi della bellezza del creato e promotori di speranza.

Legittimamente, cittadini e associazioni si sarebbero attesi una ben diversa sensibilità, da parte dei vertici regionali, rispetto alla preoccupazione di tutti sul tema Monte Crugname anche in considerazione delle forti perplessità circa le ricadute di ordine occupazionale e di sviluppo del Vulture. La visione, per noi profetica, da assumere è quella dell’”ecologia integrale” che parta da un punto di vista più ampio, capace di abbracciare i vari piani in gioco per superare, tra gli altri, l’antagonismo sviluppo contro sostenibilità.

E tutto questo accade mentre, per come si apprende dagli organi di stampa, pendono sia indagini istruttorie da parte della Soprintendenza, sugli aspetti di carattere archeologico e paesaggistico, sia un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, promosso da un gruppo di cittadini, preoccupati delle conseguenze di una decisione di siffatta portata, e da aziende agroalimentari già operanti sullo stesso territorio che dovrebbe, in futuro, ospitare la cava.

Una decisione di così grave impatto in una località a ridosso del delicato ecosistema del Parco del Vulture, avrebbe meritato tempi più distesi e una visione più ampia della complessità che il nostro “bene comune” presenta. Grande e sincero è il rammarico per una decisione, che per quanto si voglia ritenere legittima sul piano formale, rischia di esporre la nostra “madre terra” a conseguenze irrimediabili.

Ascoltiamo il grido di una intera comunità che vuole difendere un pezzo della propria storia...la propria terra. Una terra che ci è stata consegnata dai nostri padri e che nello stesso tempo consideriamo presa in prestito dai nostri figli. Dobbiamo dunque e vogliamo riconsegnarla in tutta la sua bellezza, quella bellezza con cui ha parlato a ciascuno di NOI, quella bellezza che appartiene a NOI tutti e che non possiamo certo tradire per il beneficio di pochi.

Abbiamo bisogno di una visione di futuro: “Prima di chiederci COSA vogliamo fare occorre riflettere su CHI vogliamo essere e verso DOVE vogliamo andare”. Instrumentum Laboris (Taranto 2021).

Ciò che intendiamo promuovere è la cultura dell’incontro: “come popolo ci appassiona il volerci incontrare, il cercare punti di contatto, gettare ponti, progettare qualcosa che coinvolga tutti.” Fratelli Tutti (216).

I Direttori

Ufficio della Pastorale Sociale e Legalità

Diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa



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