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La voce della Politica

Ambientalisti contro gas fossile e nucleare

11/02/2022

“Il cambiamento climatico continua la sua inarrestabile corsa e il limite di 1,5°C è sempre più vicino. Continuando con le attuali politiche globali si avrà un aumento delle temperature fino a circa 2,7°C, di molto oltre gli obiettivi fissati negli Accordi di Parigi. Non possiamo perdere altro tempo. In questo contesto il Ministero della Transizione Ecologica, secondo il Sole24ore, sta valutando interventi legati a circa 50 centrali a gas fossile per 20.000 MW di nuova potenza distribuita, parte di un piano da 30 miliardi di euro fatto di più di 115 interventi infrastrutturali del gas fossile. Oltre a rispolverare pericolose e velleitarie ricette come il nucleare. L’Italia sta sbagliando strada. Per uscire dal carbone, il nostro Paese non ha bisogno né di nuove centrali a gas fossile né del nucleare, ma di accelerare lo sviluppo delle fonti rinnovabili”. È questo l’appello che circa 50 sigle tra associazioni, comitati e movimenti lanciano oggi all’Esecutivo annunciando una grande mobilitazione territoriale e di piazza per sabato 12 febbraio che toccherà oltre 20 città come ad esempio Civitavecchia, Ravenna, La Spezia, Napoli, Presenzano, Falconara, Fusina, Brindisi, Venezia, Potenza, Pescara, Portoscuso/Portovesme, in Sardegna, solo per citarne alcune, unite nel messaggio “A tutto gas. Ma nella direzione sbagliata. Contro le bufale fossili e nucleari”. Le associazioni in questione hanno sottoscritto un manifesto nel quale spiegano le loro motivazioni e le proposte che lanciano al Governo Draghi, tra cui quella di esprimere in sede UE e in particolare nel Parlamento Europeo una netta contrarietà all’introduzione di gas e nucleare tra le fonti verdi.
Il gas fossile viene descritto come l’unica opzione praticabile per affrontare il cambiamento climatico, quando in realtà è una risorsa altamente climalterante la cui dipendenza stiamo pagando a caro prezzo nelle nostre bollette. L’Italia importa il 94% del gas naturale che utilizza e ciò porta ad un’eccessiva dipendenza dal contesto internazionale e una conseguente vulnerabilità, assolutamente non mitigabile da eventuali nuove estrazioni dalle irrisorie riserve nazionali, che non si avrebbe se investissimo nelle rinnovabili. L’aumento dei costi in bolletta è da considerarsi, infatti, come diretta conseguenza proprio di questa politica di dipendenza dal gas fossile indipendentemente dalla sua provenienza e non è imputabile alla necessaria transizione ecologica.
Pretendiamo che il governo faccia la sua parte nel contrastare la crisi climatica definendo immediatamente un piano di uscita dal gas fossile e che gli investimenti previsti in questo settore, che ci costeranno almeno 30 miliardi di euro, vengano direzionati sull’unica vera soluzione: le fonti rinnovabili. Occorre accelerare lo sviluppo e la diffusione delle fonti pulite, a partire da solare ed eolico, efficientamento energetico, accumuli e innovazione. È inoltre importante che si proceda al più presto alla semplificazione della normativa per rendere possibile ogni anno l’installazione in Italia di oltre 8 GW di nuova potenza da fonti rinnovabili; che Regioni e amministrazioni comunali sviluppino politiche finalizzate a favorire la realizzazione di nuovi impianti da fonti rinnovabili, a cominciare dalle aree SIN in cui ad oggi si verificano spesso impedimenti legati ad esempio all'assenza di analisi di rischio. Inoltre è importante che si adottino strumenti e azioni, come quelli delle comunità energetiche, efficientamento dell’edilizia popolare, risparmio energetico, mobilità sostenibile e riassetto e rinaturalizzazione del territorio.
Nella lotta alla crisi climatica, l’Italia deve fare ancora molto a partire dall’aggiornamento del Piano Nazionale integrato Energia e Clima entro 3 mesi, in linea con le indicazioni della comunità scientifica per evitare l'innalzamento della temperatura globale di più di 1.5°C rispetto al periodo preindustriale, e di costruire un piano per una reale transizione ecologica da qui al 2050 definendo chiaramente tappe, obiettivi, strumenti e mezzi e considerando, da subito, il gas fossile come fonte energetica residuale, stabilendo l’obiettivo di uscita definitiva al 2040 e escludendo false soluzioni come il CCS (il confinamento geologico della CO2) e il nucleare, già bocciato dagli italiani con due referendum, e nuove autorizzazioni per estrazioni, stoccaggio, gasdotti e centrali legati al gas.
Infine le realtà che hanno sottoscritto il Manifesto chiedono al Governo di sviluppare un piano che preveda entro il 2025 l’eliminazione e la rimodulazione dei sussidi fonti fossili, come il Capacity Market, mantenendo gli incentivi alle energie rinnovabili e chiedendo contributi di solidarietà alle grandi imprese energetiche che oggi ricavano crescenti utili, con l’intento di contrastare il caro bollette. E di esprimere in sede UE e in particolare nel Parlamento Europeo una netta contrarietà all’introduzione di gas e nucleare tra le fonti verdi.
La Basilicata, Regione tra le maggiori produttrici di gas fossile in Italia, riveste evidentemente un ruolo centrale in questo contesto. Da più parti negli ultimi mesi, in corrispondenza con l'aumento dei costi energetici, anche nella nostra Regione sta prendendo piede una falsa narrazione secondo cui le bollette aumentano a causa delle rinnovabili e della transizione ecologica e che sia necessario incrementare la produzione di gas regionale oltre che utilizzare il gas "concesso" dalle compagnie petrolifere in base agli accordi di "compensazione ambientale", per abbassare le bollette dei cittadini o per alimentare centrali a turbogas.
Vogliamo sottolineare che la colpa dei rincari degli ultimi mesi nella bolletta energetica è proprio del gas fossile e che espandere la produzione nazionale e regionale di gas non avrebbe alcun impatto rilevante nel prezzo di mercato del gas e quindi per le bollette di imprese e consumatori. La volatilità dei prezzi energetici è superabile solo con una riduzione della nostra dipendenza dal gas e una crescita delle rinnovabili, che hanno i costi di generazione più bassi. Per questo bisogna spingere sulle rinnovabili per ridurre l'utilizzo del gas nella produzione di elettricità. Anche perchè senza fonti rinnovabili, il caro energia oggi sarebbe ancora più pesante per famiglie e imprese. E spingere al massimo la diffusione degli impianti fotovoltaici con accumuli su tetti di case e aziende, ma anche sui terreni privi di vincoli paesaggistici e ambientali. Il rischio invece è di trovarci impantanati nell'epoca del fossile, soprattutto in Basilicata, con le compagnie che operano nel settore, che peraltro pagano royalties d’estrazione tra le più basse al mondo, ingolosite dagli extraprofitti derivanti dalla vendita del gas. Questo legherebbe ancor di più la Basilicata alla lobby petrolifera ritardando e in qualche modo "giustificando" l'assenza di strategie di uscita dal fossile che di fatto sono assenti dalla programmazione regionale al 2030 come attestano sia il recente Piano Strategico Regionale che le intese siglate con le compagnie petrolifere dove è assente un orizzonte concreto oltre il fossile.
La Basilicata deve scegliere un futuro energetico incentrato su fonti rinnovabili ed efficienza e non fermare la rivoluzione energetica in atto, definendo subito una strategia regionale d’uscita dalle fonti fossili basata su investimenti in comporti produttivi puliti e sostenibili.
Il Manifesto con le richieste al Governo e la lista delle iniziative regione per regione sono disponibili qui:
https://www.facebook.com/events/1684555488551823?active

La Basilicata vedrà protagonista la città di Potenza, con attività di sensibilizzazione e informazione della cittadinanza presso la sede di Scambiologico (Piazzale Istria n°1). Volontari e attivisti delle associazioni aderenti (Legambiente, WWF, Rete degli Studenti, Unione degli Studenti, Associazione Culturale Studentesca Universitaria Unidea) saranno a disposizione dei cittadini per diffondere le posizioni contenute nel manifesto nazionale e raccogliere il sostegno della popolazione alle richieste al Governo Nazionale. Infine sarà possibile manifestare anche virtualmente, attraverso la partecipazione alla foto-petizione online (attraverso le piattaforme social di Facebook e Instagram) #NellaDirezioneSbagliata aperta ai contributi di chiunque voglia dimostrare la propria vicinanza alle motivazioni della protesta nazionale.


Il Manifesto “A tutto gas, ma nella direzione sbagliata. Contro le bufale fossili e nucleari”
è stato sottoscritto da:
A Sud; Assemblea Ecologista; Associazione agricoltori Antica Rufrae Presenzano; Associazione ambientalista Eugenio Rosmann; Associazione Comitato di Rione “ENEL” Monfalcone; AssotziuConsumadoris Sardigna;AIACeNA Associazione Interprovinciale Apicoltori Casertani e Napoletani; Associazione Culturale Studentesca UnIdea (Università della Basilicata); Benkadì APS; Città Futura; Coordinamento ravennate "Per il Clima - Fuori dal Fossile"; Comitato Milanese Acquapubblica; Comitato SOLE Civitavecchia; Comitato Stop Veleni Augusta-Priolo-Melilli-Siracusa; Rete dei Comitati Territoriali Siciliani; Disarmisti Esigenti; Earth Day Italia; Ecolobby; Ecomapuche; EkoŠtandrež; ExtinctionRebellion Palermo; Fridays For Future; Forum Ambientalista AdV; Greenpeace Italia; ISDE Italia - Sezione Sardegna e Lazio; Il Paese che Vorrei; Laudato Sì, alleanza per il clima, la cura della terra, la giustizia sociale; Legambiente; Mamme per la Salute e l'Ambiente ODV di Venafro; Movimento aretuseo per il lavoro la sicurezza e le bonifiche; AmbientiAMOciaSIRACUSA; No al Fossile Civitavecchia; NOplanetB APS; Osservatorio sulla Transizione Ecologica - PNRR; Rete degli Studenti; Rete dei Comitati Territoriali Italiani; Rete della Conoscenza (Unione degli Studenti e Link); Rete Emergenza Climatica e Ambientale Emilia Romagna; Rete per la rinascita dell’Area Enel della Spezia, Si Rinnovabili No Nucleare (Oltre il Nucleare); Rete delle Mamme da Nord a Sud; Unione degli Universitari; UP - Su la testa!; WILPF Italia; WWF Italia.



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