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La voce della Politica
Gruppo consigliare ‘RisvegliAmo Valsinni’: 'per il momento no al 5G' |
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27/08/2019 | Il gruppo consigliare ‘RisvegliAmo Valsinni’ , guidato da Filomena Pinca, ha inviato una missiva al sindaco, al presidente del Consiglio e all’ufficiale sanitario per “l’ accertamento della sperimentazione e/o installazione della nuova tecnologia 5G a Valsinni”. Attraverso la nota si chiede di ‘’vietare a chiunque la sperimentazione o l’installazione del 5G a Valsinni in attesa della nuova classificazione della cancerogenesi annunciata dall’International Agency for Research on Cancer, applicando il principio precauzionale sancito dall’Unione Europea, prendendo in riferimento i dati scientifici più aggiornati, indipendenti da legami con l’industria e già disponibili sugli effetti delle radiofrequenze, estremamente pericolose per la salute dell’uomo’’.
Come si legge nella nota, “considerato che il Touring Club Italiano, tramite l’Associazione dei Paesi Bandiera Arancione (riconoscimento turistico-ambientale per l’eccellenza italiana di borghi e piccoli comuni sotto i 15.000 abitanti) ha stipulato un accordo quadro con la società INWIT Spa, Infrastrutture Wireless Italiane nata dal Gruppo Telecom Italia;
la convenzione prevede il lancio del 5G nei 227 borghi e piccoli centri italiani: saranno coperti in maniera ubiquitaria da mini-antenne 5G con sistema DAS, cioè da una rete di antenne spazialmente separate, collegate tramite cavo coassiale e fibra, per fornire servizi wireless, cioè il 5G irradiato nell’aria da sorgenti molto ravvicinate, presumibilmente installato sui lampioni della luce, sui balconi dei palazzi e nei tombini sotto i marciapiedi;
Valsinni rientrerebbe nel suddetto elenco, in quanto “Paese Bandiera Arancione”.
Visto che il Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, ad esito della consultazione pubblicata avviata con delibera n- 89/18/CONS, ha approvato con delibera n. 231/18/CONS le procedure per l’assegnazione e le regole per l’utilizzo delle frequenze disponibili nelle bande 694-790 MHz, 3600-3800 MHz per sistemi di comunicazioni elettroniche di quinta generazione (5 G);
il 5 G si basa su microonde a radiofrequenze più elevate dei precedenti standard tecnologici, anche dette onde millimetriche, che comportano due implicazioni principali: maggiore energia trasferita ai mezzi in cui le radiofrequenze vengono assorbite (in particolare i tessuti umani) e minore penetrazione nelle strutture solide, per cui vi è la necessità di un maggior numero di ripetitori (a parità di potenza) per garantire il servizio;
le radiofrequenze del 5 G sono del tutto inesplorate, mancano qualsiasi stadio preliminare sulla valutazione del rischio sanitario e per l’ecosistema derivabile da una massiccia e multipla e cumulativa installazione di milioni di nuove antenne che, inevitabilmente, andranno a sommarsi alle decine di migliaia di Stazioni Radio Base ancora operative per gli standard tecnologici di comunicazione senza fili 2 G, 3G, 4G oltre alle migliaia di ripetitori Wi-Fi attivi;
il documento pubblicato nel 2019 dal Comitato scientifico sui rischi sanitari ambientali ed emergenti (SCHEER) della Commissione europea, affermando come il “5G lascia aperta la possibilità di conseguenze biologiche” ha evidenziato un chiaro segnale agli Stati membri, soprattutto all’Italia, sui pericoli socio-sanitari derivabili dall’attivazione ubiquitaria del 5G (che rileva gravissime criticità, in parte sconosciute sui problemi di salute e sicurezza dati) confermando l’urgente necessità di un intervento normativo nei riguardi della diffusione di tale nuova tecnologia 5G;
è stato dimostrato in quattro studi (Rea 1991 Havas 2006, 2010 McCarty et al. 2011) che è possibile identificare persone con ipersensibilità elettromagnetica e dimostrare che possono essere testati usando risposte obiettive, misurabili, dimostrando che questi soggetti sono realmente ipersensibili se confrontati con i normali controlli;
altri studi dimostrano che ci sono veri e propri cambiamenti fisiologici nei soggetti con Elettrosensibilità e che due studi (De Luca, Raskovic, Pacifico, Thai, Korkina 2011 e Irigaray, Caccamo, Belpomme 2018) hanno dimostrato che le persone elettrosensibili hanno alti livelli di stress ossidativo e una prevalenza di alcuni polimorfismi genetici, che potrebbero suggerire una predisposizione genetica;
il Parlamento Europeo nella Risoluzione del 2009 e l’Assemblea del Consiglio d’Europa con la Risoluzione n° 1815 del 2011 hanno richiamato gli stati membri a riconoscere l’Elettrosensibilità come una disabilità, al fine di dare pari opportunità alle persone che ne sono colpite;
il 15 ottobre del 2013 la Giunta Regionale di Basilicata ha riconosciuto l’Elettrosensibilità come malattia rara (codice Rqg020) alla pari della assai più nota sindrome di Tourette, della sindrome sistemica da allergia al nichel e della cisti di Tarlov;
riscontrati gli “effetti nocivi sulla salute umana”, il 15 gennaio 2019 il TAR del Lazio ha quindi condannato i Ministeri di Salute, Ambiente e Pubblica Istruzione a promuovere un’adeguata campagna informativa “avente ad oggetto l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile”, mentre una serie di sentenze emesse nell’ultimo decennio dalla Magistratura internazionale e italiana attestano il danno da elettrosmog, l’elettrosensibilità e il nesso causale telefonino=cancro, anche oltre ogni ragionevole dubbio (Cassazione 2012), tanto che note compagnie internazionali di assicurazione come Swiss Re e Llyoid’s non ne coprono più il danno;
spetta al Sindaco di accertarsi nelle competenti sedi, per le conseguenze di ordine sanitario, che dovessero manifestarsi a breve, medio e lungo termine nella popolazione residente nel territorio comunale;
spetta al Sindaco, nella sua veste di ufficiale di Governo e massima autorità sanitaria locale in ossequio all’art. 32 della Costituzione e al principio di precauzione sancito dal diritto comunitario e dall’art. 3-ter del D.Lgs. n.152/2006, al fine di fronteggiare la minaccia di danni gravi ed irreversibili per i cittadini di adottare le migliori tecnologie disponibili e di assumere ogni misura e cautela volte a ridurre significativamente e, ove possibile, eliminare l’inquinamento elettromagnetico e le emissioni prodotte e i rischi per la salute della popolazione.
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