La Guardia di Finanza di Potenza ha eseguito un provvedimento di confisca di prevenzione, emesso dalla Corte d’Appello di Salerno, nei confronti di un noto imprenditore del capoluogo lucano attivo nel commercio di autoveicoli. Il sequestro, del valore di circa 500 mila euro, riguarda beni mobili, immobili e quote societarie. La misura segue una complessa vicenda giudiziaria culminata con l’intervento della Corte di Cassazione.
Nel comunicato che segue, tutti i dettagli sull’operazione e sui beni interessati dal provvedimento.
In data 30 ottobre 2025, il G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Potenza ha dato esecuzione al provvedimento di confisca di prevenzione emesso dalla Corte d’Appello di Salerno.
Il provvedimento riguarda beni mobili, immobili e quote societarie per un valore complessivo di circa mezzo milione di euro, riconducibili a un noto imprenditore potentino operante nel settore del commercio di autoveicoli, già ritenuto “fiscalmente pericoloso” nell’accezione prevista dal cosiddetto Codice Antimafia.
La decisione della magistratura campana fa seguito all’annullamento con rinvio pronunciato dalla Corte di Cassazione in merito al decreto di revoca della confisca disposto nel 2023 dalla Corte d’Appello di Potenza, la quale, a sua volta, aveva ribaltato il provvedimento originario di confisca emesso dal Tribunale di Potenza nello stesso anno.
Dalle indagini svolte nel 2023 l’imprenditore avrebbe mostrato una “pericolosità sociale economico-finanziaria” e una notevole sproporzione tra il patrimonio accumulato e i redditi dichiarati.
L’attuale misura patrimoniale riguarda due società di capitali, una villa, diverse attrezzature utilizzate per l’allestimento di un autonegozio.

Ancora una volta, le misure di prevenzione patrimoniali si confermano uno strumento efficace di contrasto all’illecito arricchimento derivante dalla commissione di reati da profitto.
Si precisa che, ai fini del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito, il provvedimento di confisca potrà essere modificato o annullato mediante il ricorso agli ordinari mezzi di impugnazione previsti dalla legge.