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''Mio padre morto di covid e i suoi oggetti personali andati smarriti''

3/04/2021



Quando un proprio caro viene a mancare e, non si ha avuto la possibilità di vederlo e assisterlo negli ultimi suoi giorni di vita, ciò che ne rimane, oltre al dolore, è il ricordo che accompagnerà ogni figlio, genitore o amico nell’arco della propria vita. In questo periodo storico dove purtroppo sono in tanti a dover dire addio alle persone che hanno avuto la sfortuna di essere stati colpiti dal Covid-19 e che, dopo una lunga lotta non riescono a fare ritorno dall’ospedale, ai familiari non resta altro che custodire gli oggetti, magari anche dal piccolo valore economico, ma dal grande significato affettivo. A volte però, c’è chi si ritrova anche a dover andare in ospedale, dopo il funerale, per il ritiro degli oggetti personali del proprio genitore e, doversene tornare a mani vuote, perché questi, sono svaniti nel nulla. E’ quanto ci racconta Rocco, assieme ai suoi fratelli che, soltanto qualche giorno fa ha dovuto dire addio a suo padre, dopo venti giorni di ricovero presso l’ospedale San Carlo di Potenza. “Il giorno 27 marzo mio padre purtroppo non ce l’ha fatta. Era ricoverato a Potenza e nonostante non sia mai stato portato in terapia intensiva, abbiamo dovuto dirgli addio. In quei giorni non abbiamo mai potuto vederlo, se non tramite qualche fotografia che ci è stata inviata, per il resto abbiamo avuto anche difficoltà nel contattarlo telefonicamente, perché dopo alcuni giorni non ha più utilizzato il suo cellulare. Da qui quindi il contatto continuo con i medici del reparto che ci aggiornavano sulla situazione di giorno in giorno. Potete quindi immaginare cosa si può provare sapendo di aver un padre in ospedale, ma non poterlo né vedere, né sentire. Come se la sofferenza non fosse già abbastanza però, ecco la beffa. Dopo aver contattato l’ospedale per il ritiro degli oggetti personali di mio padre che aveva portato con sé per il ricovero, assieme a mio fratello, mi reco presso la struttura. Arrivato qui e, dopo essermi presentato, ma senza aver dovuto firmare nulla o presentare alcun documento, mi viene consegnata una busta con l’etichetta a nome di mio padre. La apro e con grande sorpresa mi rendo conto da subito che lì dentro di mio padre non c’è nulla. I vestiti, i giubbini, gli indumenti intimi e altro ancora, ci sono, ma non sono di mio padre. A questo punto chiedo spiegazioni, ma nessuno sa darmi delle risposte valide. Ecco allora che abbiamo chiesto di provvedere al più presto al ritrovamento di ciò che era nostro naturalmente. Non è affatto accettabile che mi vengano consegnati oggetti e abiti di altre persone e che debba rovistare nelgli effetti personali di altri. Inoltre da casa, non essendo stato mio padre trasportato con urgenza, avevamo avuto il tempo di riempire e far portare un trolley, oltre ad un beauty case, il cellulare ed altro, quindi non stiamo parlando di piccoli oggetti che possono essere magari facilmente smarriti. Se poi aggiungiamo che è sempre rimasto dal primo all’ultimo giorno nel reparto OBI Covid, allora non possiamo che non parlare di negligenza allo stato puro”. Come si sono giustificati dall’ospedale? “Si sono scusati e si sono messi alla ricerca degli oggetti, ma la mia domanda, è: possibile a distanza di un anno non aver alcun protocollo su cose così importanti? Basti pensare che per cercare i nostri oggetti, hanno dovuto rovistare nella roba sia di altre persone decedute che dei ricoverati, tanto da riuscire a trovare soltanto il cellulare di mio padre, nella busta contente gli oggetti e il nome di un’altra persona”.


“Dopo aver dovuto io stesso mettere le mani nella roba di altri e gli infermieri, oltre al personale sanitario che hanno controllato ogni busta o posto possibile, non è stato ritrovato più niente” conclude. A questo punto chiunque può aver preso ciò che era del padre di Rocco e, nessuno ha l’opportunità di poter capire chi è stato.


“Assolutamente no, perché come io mi sono ritrovato la roba di altri nella busta, così può essere capitato ad altri. Basti pensare anche al telefonino ritrovato in un altro sacco ma soprattutto al fatto che chiunque può andare lì e ritirare gli effetti senza documento di riconoscimento e senza registrarsi”. Il valore economico in certi casi non è fondamentale però c’è  anche chi ha con se documenti, fedi e altri oggetti di valore che non possono andare dispersi in questo modo. “Ci possono essere documenti, file nel cellulare per esempio di grande utilità per la famiglia che non possono andare dispersi o consegnati ad altri ma anche gli oggetti di scarso valore economico possono essere carichi di valore affettivo e dunque senza prezzo. Da questo si percepisce la scarsa sensibilità verso chi si ritrova a lasciar partire il padre e non vederlo mai più, né durante il ricovero, né dopo la sua morte”. A questo punto con la sua famiglia come avete deciso di agire? “Subito dopo aver parlato con voi, andremo a sporgere querela, poi nei prossimi giorni, assieme al nostro legale decideremo come meglio procedere”. Lei ha definito tutta questa situazione, un’ulteriore umiliazione: “qualche giorno fa ho ascoltato l’intervista di una ragazza che affermava che oltre al dolore della morte, ci si aggiungeva quella di dover andare a ritirare una busta in ospedale, ecco a noi non è stato concesso nemmeno questo”.


Carlino La Grotta




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