|
In-Fact! Dalla paura del fallimento alla voglia di non mollare |
---|
29/10/2020 |
| Poche ore prima dell’emanazione dell’ultimo DPCM, durante una tranquilla passeggiata domenicale di fine ottobre, come di consueto mi fermo dal giornalaio sotto casa per chiedere una copia de ‘L’Espresso’. Non ho molto tempo, do un’occhiata rapida alle prime pagine.
‘FALLIMENTO’. Resto colpita. Il settimanale si apre con la definizione della parola ‘fallimento’ quale ‘incapacità, impossibilità di raggiungere gli scopi prefissati.’
Non continuo la lettura, voglio godermi il giorno libero senza pensare a ciò che potrebbe accadere di lì a poche ore.
Mi fermo in un posto carino ed ospitale per pranzo, l’accoglienza è stata calorosa e l’atmosfera rilassata. Dispenser di igienizzante e mascherine presenti, regole rispettate, eppure sembrava di rivivere una domenica di qualche mese fa, quando l’dea che potesse accadere tutto ciò sarebbe stata surreale.
Durante la consumazione del pranzo, però, accade qualcosa: si percepisce agitazione, sconforto, rabbia: una notizia ha scombussolato lo staff del locale.
Sento i camerieri confabulare qualcosa, molti di loro dall’indomani non avranno più un lavoro, parlano delle loro famiglie, del servizio d’asporto che non basterà per coprire i costi.
Sedici dipendenti: qualcuno potrà restare ma la maggior parte resterà a casa. Bar, ristoranti, pasticcerie pizzerie saranno aperte al pubblico fino alle 18.00, prevede il decreto.
Mi torna in mente l’impossibilità di cui vi parlavo all’inizio. Impossibilità di mandare avanti qualcosa.
Un’ impossibilità ‘imposta’, che si concretizza in impossibilità materiale ed economica. Ma queste sono le regole, occorre rispettarle per garantire il bene di tutti. Ma questa volta qualcuno paga più degli altri.
I giornali parlano di ‘Lockdown del tempo libero’, ma se è vero che il tempo è denaro per questo ‘ tempo perso’ moltissime piccole imprese sono a rischio collasso. Molte non sono sopravvissute alla prima ondata di Covid-19, altre erano ancora in fase di ripresa e probabilmente non ce la faranno.
Fallimento sì, ma di chi?
Della politica, della sanità, del buon senso dei cittadini che hanno violentemente protestato in molte città italiane?
La risposta non è detto che sia una, o che sia compresa in quelle che vi ho elencato, però quel singolo parere non mi bastava.
Fino al 24 novembre il decreto prevede chiusura parziale delle attività viste sopra e chiusura totale di attività quali cinema, teatri, stadi, piscine e palestre.
Da un lato, quindi, chiusure parziali, estremamente patite… e per le chiusure totali? Quali saranno i danni e come si andrà avanti?
Certamente è facile ipotizzare che sicuramente non sarà un periodo roseo per molti imprenditori, ma l’obiettivo di questo articolo è quello di provare a guardare questa situazione dagli occhi dei diretti interessati, sebbene l’intera collettività risenta di questa irreale situazione.
Ho avuto quindi il piacere di discuterne con Francesco Lonetti, Personal Trainer nonché proprietario di una palestra e detentore di partita IVA da ormai diciotto anni nel comune di Senise, che per la prima volta ha pensato che chiudere la sua attività dopo la prima chiusura sarebbe stato più facile che riaprire per vederla nuovamente chiudere. Francesco, infatti, mi ha spiegato durante un’intervista telefonica della quale riporterò i tratti salienti, che dopo la prima chiusura i costi che ha sostenuto non sono stati indifferenti: sanificazione degli impianti e del locale, acquisto di appositi dispositivi di protezione per garantire totale sicurezza ai suoi abbonati nonché per aderire alle regole in vigore per la riapertura, separazione, come previsto, della zona cardio dalla zona pesistica mediante separatori in plexiglass.
‘’Gli ingressi erano limitati, l’utenza molto ridotta, ma ho fatto di tutto per garantire totale sicurezza ai miei clienti, ringrazio La ASL per avermi indirizzato al meglio e l’agenzia di Pulizie per il minuzioso lavoro che ha svolto’- dice Francesco- ‘ma nonostante tutto questo ho dovuto combattere anche con il terrorismo psicologico dei mass media sulla gente, molti miei clienti per paura non sono rientrati subito, e non solo, combatto ormai da anni con il fenomeno dello spopolamento di cui anno dopo anno subisco i danni’’.
Eppure, l’attività fisica è fondamentale per mantenersi in salute, non si tratta solo di sport ma di benessere psico- fisico complessivo, di socializzazione, e l’intervistato sottolinea che per chi come lui ha studiato per garantire tutto ciò, è frustrante vedere una società che non considera l’attività fisica per l’importanza che ha. E sottolinea che i suoi abbonati non sono atleti, ma gente comune che frequenta la sua palestra per mantenersi in salute e per alleviare lo stress delle attività quotidiane.
Infine Francesco gentilmente mi chiede di sottolineare che è vicino a tutti i professionisti del settore, siano essi Associazioni Sportive Dilettantistiche senza scopo di lucro o imprese individuali, e che a differenza dei colleghi che hanno violentemente protestato, lui non andrebbe mai contro lo Stato. ‘L’unica cosa che posso fare è trovare la forza di non mollare e ringrazio tutti i miei clienti per la loro fiducia perché è grazie a quella che vado avanti ogni giorno’’.
‘La forza di non mollare’…
…voglio lasciare a voi le conclusioni, sperando siano tali e che questa sia soltanto una sporadica pagina di amarezza di questa rubrica e della storia dell’umanità ed il preludio di un capitolo migliore.
Rosita Donadio
|
CRONACA
SPORT
|
Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
 |