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‘Sulla faggeta di Cozzo Ferriero sono in corso degli studi scientifici’

24/08/2017



Aldo Schettino, funzionario dell'Ente Parco Nazionale del Pollino che si occupa dei progetti di ricerca sulla faggeta vetusta di Cozzo Ferriero, ha spiegato a lasiritide.it le ragioni dei picchetti e delle enumerazioni delle piante nel sito recentemente dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità.
Cosa sta succedendo a Cozzo Ferriero?
Si stanno portando avanti degli studi che riguardano per una parte la genetica dei faggi e per l'altra l'area vetusta.

Come mai si effettuano questi studi nonostante quelli recenti dell'Università della Tuscia?
Partiamo dal presupposto che la faggeta, proprio perché dichiarata patrimonio dell'umanità, suscita grande interesse nei ricercatori che continuamente ci chiedono l'autorizzazione per poterla studiare. Inoltre, è da più di vent'anni che questo scorcio del Parco viene costantemente monitorato. Mentre gli studi sul dna delle piante sono stati conclusi, quelli del bosco sono ciclici, per cui si ripeteranno tra cinque anni e prevedono che gli alberi siano segnati in modo permanente.

Quali sono gli obiettivi delle ricerche e da chi sono state condotte?
Relativamente ai rilievi quinquennali si monitora il sito vetusto all'interno di una superfice pari a un ettaro. Mentre dall'altra parte, grazie alle foglie, si sono effettuati degli studi di genetica forestale sugli arbusti. Il progetto boschi vetusti è finanziato dal Ministero dell'Ambiente e gli studi sono affidati all'Università della Calabria per la parte botanica e, per la parte strutturale, all'Università della Basilicata. Della genetica invece se ne è occupato il Cnr.

Era necessario incidere gli alberi e picchettare la zona?
Le modalità utilizzate per effettuare i rilievi sono imposte da protocolli severissimi. Ma si tenga presente che il numero sulla corteccia, che è un tessuto morto, non arreca alcun danno alla pianta perché è superficiale. Non è stata inferta alcuna ferita, per cui parlare di scempio mi sembra un'esagerazione poiché si rischia di trasmettere un messaggio sbagliato. Inoltre in passato, e per gli stessi fini, venivano utilizzate le targhette prima e la vernice poi ed entrambi i metodi, dopo essere stati aspramente criticati, non sono stati più reimpiegati. Quindi, se qualcuno conosce un sistema migliore ce lo facesse sapere.

Ma ai turisti non è parso di vedere un bello spettacolo, non sarebbe stato meglio segnalarlo?
Le aree oggetto di studi del genere non possono essere liberamente accessibili. L'Ente Parco è in attesa di ricevere le disposizioni dall'Unesco relative proprio alla gestione della faggeta, in base alle quali verranno regolamentate anche le visite.

Gianfranco Aurilio
lasiritide.it



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