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Sequestrati 52 depuratori lucani, 8 indagati

24/01/2017



A seguito di indagini dirette dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Potenza è stata data esecuzione di decreto di sequestro preventivo di 52 impianti di depurazione lucani. Il sequestro è stato emesso dal gip di Potenza. Gli impianti sono tutti in gestione, per la maggior parte e fino dal 2008, ad Acquedotto Lucano. Il provvedimento cautelare è stato richiesto e adottato a parziale conclusione di indagini coordinate dalla Procura e condotte dall'ex comando provinciale di Potenza del Corpo Forestale dello Stato (attualmente regione carabinieri forestale Basilicata), nel corso delle quali è stata rilevata la presenza di un notevole numero di depuratori (52 su un totale di 125 impianti), che sono tutti quelli colpiti dal provvedimento cautelare reale in esame, che se pur sprovvisti dalla prescritta autorizzazione unica ambientale risultano regolarmente funzionanti. In pochi casi l'autorizzazione risultava scaduta tra il 2010 e il 2014. La fattispecie per la quale, allo stato si procede, a carico di 8 indagati e quella della omissione reiterata e sistematica di atti d'ufficio ex articolo 328 cp ipotizzata a carico dei vertici dirigenziali e delle figure professionali di riferimento nel settore, all'interno di Acquedotto Lucano, individuato quale soggetto giuridicamente tenuto a munirsi del prescritto titolo abilitativo, in quanto gestore del servizio idrico integrato e concessionario ex legge dei depuratori, trattandosi di infrastrutture e strumentali al predetto servizio. La sussistenza allo stato del reato contestato dall'ufficio ha fondati motivi nelle comprensibili ragioni di igiene e sanità, a tutela della collettività, che il rilascio della predetta autorizzazione garantirebbe. Per alcuni impianti l'ente gestore, sebbene notiziato da alcuni uffici preposti al controllo, del superamento dei valori limiti ha proseguito nella contestata omissione, con ciò integrando anche l'ipotesi di rifiuto di atti. Infatti per molti di questi impianti, risulta un invito formulato lo scorso ottobre dalla Provincia di Potenza a munirsi delle prescritte autorizzazioni e per altri sono state riscontrate attività di campionamento Arpab svolta negli ultimi anni con riscontro del superamento dei valori limite per vari parametri, quali ad esempio escherichia coli, azoto ammoniacale, cloro attivo libero ed altri elementi pericolosi. Gli impianti di depurazione oggetto di sequestro sono in gestione ad Acquedotto Lucano dal 2008. Per la maggior parte di essi non è mai intervenuta alcuna autorizzazione, mentre per i restanti la prescritta autorizzazione risulta essere scaduta in un arco di tempo tra il 2011 e il 2014. Su conforme richiesta della Procura della Repubblica, né stata comunque concessa da Acquedotto Lucano la facoltà d'uso, subordinata all'onere prescrizionale di dotarsi, entro tre mesi dal sequestro, dell'Autorizzazione Unica ambientale e di espletare tutte le propedeutiche incombenze tecniche, amministrative documentali finalizzate al rilascio della citata autorizzazione, il tutto nell'ottica di favorire un pronto ripristino delle condizioni di legalità formale e sostanziale degli impianti stessi. La predetta prescrizione, ove rispettata, consentirà per i controlli alle analisi che dovranno essere effettuati, di avere impianti non solo efficienti, ma in grado di svolgere in pieno l'attività di depurazione cui sono preposti. Di seguito l'elenco dei comuni in cui sono stati sequestrati gli impianti di depurazione:

Abriola, Acerenza, Albano di Lucania, Anzi, Banzi, Barile, Bella, Cancellara, Castelsaraceno, Castelmezzano, Forenza, Genzano di Lucania, Ginestra, Latronico, Lavello, Maratea, Marsico Nuovo, Maschito, Melfi, Missanello, Montemilione, Oppido Lucano, Paterno, Pietrapertosa, Rapolla, Rionero in Vulture, Rivello, Ruoti, San Martino d'Agri, San Fele, San Paolo Albanese, Sant'Angelo Le Fratte, Savoia di Lucania, Tolve, Tramutola, Trecchina, Venosa.



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