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La voce della Politica
| Asprella (medico di medicina generale) scrive all'ex assessore Leone |
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11/04/2022 | Al collega Rocco Luigi Leone,
ex assessore alla sanità Regione Basilicata,
neoconsigliere regionale di Fratelli di Italia.
La cronaca politica che riguarda il governo regionale delle ultime settimane si è colorata di così tanti siparietti che è difficile non esserne sfiorati e non lasciarsi sfuggire qualche riflessione, che vorrei condividere con tutti i miei concittadini.
Ho seguito con curiosità le tue ultime vicende politiche amministrative con uno sguardo privilegiato al campo che, come te, vivo quotidianamente: la sanità e, in particolare, la medicina del territorio.
Prima di addentrarmi nel tema, vorrei fare una premessa: tre anni fa l’ascesa al governo regionale della tua coalizione non mi aveva riempito di gioia, causa la mia diversa appartenenza politica, anche se, si sa, oggi "del marcio in Danimarca" è ovunque, sia a destra che a sinistra, come anche le punte di diamante. La notizia, però, della tua nomina ad assessore regionale alla sanità mi aveva acceso delle speranze.
Perché ti chiederai. Ebbene, un assessore alla sanità, medico del territorio, avrebbe potuto significare una rivoluzione della medicina generale-assistenza primaria della Basilicata.
Io medico di medicina generale, tu pediatra di libera scelta, sappiamo entrambi cosa voglia dire essere del settore ed esserlo nel nostro territorio: conoscere la popolazione, le problematiche specifiche dell’area, le strutture attive, i servizi presenti e quelli dismessi, il personale, le problematiche del personale, la formazione necessaria, le risorse, i progetti, e potrei andare avanti.
In questi due anni di mandato, alla luce delle tue conoscenze e competenze, quali miglioramenti hai introdotto? Provo a individuarli.
La pandemia è stata un’emergenza a livello globale e ha mostrato i limiti di ciascun settore, anche quello sanitario, e ha ampliato le disuguaglianze tra i territori: queste difficoltà avrebbero potuto essere il motivo in più per rivoluzionare la nostra medicina e avrebbero dovuto azionare il motore per risollevare la nostra Terra. Ma così non è stato. Andiamo con ordine.
Medici di medicina generale durante il covid: vigilanza, indennità telefonica, vaccini
I medici di medicina generale, come tutto il personale sanitario, all'inizio dell’ondata covid hanno avuto un momento di disorientamento, essendo investiti dall’ignota malattia ed essendo in prima linea con i pazienti. Molti hanno continuato a lavorare senza risparmiarsi; io, come tanti altri, ho tenuto lo studio sempre aperto.
Hai vigilato affinché ciò avvenisse? Ci hai interpellati, sostenuti? No, non è avvenuto.
Inoltre, il contatto telefonico si è rivelato un prezioso strumento, soprattutto nei piccoli comuni, dove nella maggior parte dei casi il medico non risiede. Tuttavia, non c’era e non c’è l’obbligo di fornire questo tipo di assistenza: come mai non hai pensato di rinnovare l’indennità telefonica? Pensa se tutti avessimo chiuso lo studio e staccato il telefono. Cosa ne sarebbe stato dei pazienti dei piccoli paesi lontani dall’assistenza medica continuativa?
Infine, ci siamo resi disponibili a vaccinare i pazienti negli studi, negli hub vaccinali e a domicilio: ci siamo presi le responsabilità, ma senza tutele lavorative sanitarie, senza un contratto e senza un riconoscimento economico adeguatamente disciplinato nella misura e nelle modalità di percezione, a differenza dell’area igiene.
Ebbene sì, in Basilicata, a differenza delle altre regioni, non è stata emessa una delibera per regolare il nostro supporto alle vaccinazioni e abbiamo agito solo per spirito di servizio, lo stesso che ci anima ogni giorno.
Continuità assistenziale e 118
Dal 1995 si parla di riforma della continuità assistenziale della Regione: tutti noi sappiamo che il servizio di “guardia medica” così com’è non è efficace e rappresenta un dispendio di risorse. Ma rappresenta una sicurezza di cui i sindaci non vogliono farne a meno, altrimenti la popolazione non si sentirebbe al sicuro senza “medico di notte”.
C’è, però, un paradosso che conosciamo molto bene: la guardia medica è presente, il medico del 118 invece no.
Il 118 prevede che ci sia uno staff formato dal medico d’urgenza, dall’infermiere e dall’autista. Allo stato attuale ci sono gli infermieri e gli autisti, ma non ci sono i medici del 118 e “per far partire l’ambulanza” vengono chiamati i medici di medicina generale, senza essere formati e senza che ci sia un’autorizzazione. Una prassi tutta lucana.
Dove è finita la formazione per il medico del 118 che aspettiamo da quattro anni?
Visto il paradosso e conoscendo bene i problemi, perché non si è attuata la riforma della continuità assistenziale redistribuendo le competenze della guardia medica e del 118?
Medicina ospedaliera
Prima di apprestarmi alle conclusioni, mi consentirai adesso un piccolo passaggio sulla medicina ospedaliera.
È noto a tutti -operatori sanitari e cittadini- lo stato di crisi degli ospedali lucani, soprattutto il San Carlo di Potenza e Madonna delle Grazie di Matera; condizione condivisa ancor di più dalle strutture periferiche.
La questione da te sollevata sull'ospedale "Miulli "di Acquaviva delle Fonti credo abbia dell’incredibile: non è forse onere del politico rafforzare o creare servizi sanitari di prossimità affinché l’emigrazione sanitaria si riduca? Il cittadino ha la libertà di curarsi dove vuole. Tra l’altro il Miulli, fino a pochi anni fa a rischio chiusura, è stato risollevato e portato ad essere un centro di eccellenza di riferimento anche per le altre regioni, grazie anche al pregevole lavoro di un nostro conterraneo.
Questo per ricordare a tutta la classe dirigente politica che la nostra terra è ricca di persone di valore e non c'è sempre bisogno di andare fuori per cercare le competenze necessarie per dirigere le nostre strutture e la nostra sanità.
Avvezzo ad utilizzare l’adrenalina in pediatria, devo dire che in politica ne hai fatto ben poco uso, non risolvendo le criticità della sanità e lasciandola peggio di come l’hai trovata al tuo ingresso in Regione.
Concludo dicendo che l’appuntamento del PNRR, che hai completamente disatteso (eh sì, c’era la pandemia!) -maturando ritardi difficilmente sanabili con il cambio di guardia assessorile- avrebbe richiesto e richiede il coinvolgimento di tutti gli attori del sistema. Questo non solo in fase di esecuzione, ma anche, e soprattutto, nella fase di progettazione, che si sta consumando sopra la testa dei cittadini e del futuro della sanità lucana.
Se si attuasse un repentino cambio di rotta potremmo ancora essere in tempo per prendere le redini dello sviluppo che si vuole realizzare tramite il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Noi lucani ne abbiamo un gran bisogno e io, come altri colleghi, siamo a totale disposizione per metterci a servizio della ristrutturazione della sanità della nostra regione.
Adesso spero che il tuo successore -ai posteri lascio il compito di indagare le reali ragioni politiche del rimpasto- possa prendere in considerazione le problematiche che ti ho enunciato e che non sono state ancora risolte e possa prendere consapevolezza di quanto fare squadra in questo momento sia necessario per il risollevamento della situazione sanitaria della Basilicata.
Giovanni Asprella,
medico di medicina generale Senise |
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