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La voce della Politica 
| Pisticci: la sindaca scrive a Ministero, Regione e Asm  | 
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 15/11/2020 |   La sindaca di Pisticci Viviana Verri ha scritto una lettera indirizzata al Ministro Speranza, ai vertici di Regione Basilicata e azienda sanitaria, per sollevare criticità nella gestione dell’emergenza sanitaria.
 ''L’aggravarsi della situazione epidemiologica nella nostra Regione, nelle ultime settimane, ha messo in luce la precarietà delle condizioni in cui operano i principali attori della gestione dell’emergenza sui territori.
           Medici del Dipartimento di Prevenzione e personale sanitario tutto, con i quali i Sindaci sono in contatto quotidiano, lavorano in strutture sottodimensionate, sia in termini di risorse umane che di dotazioni strumentali. Anche le Unità Speciali di Continuità Assistenziale (c.d. USCA), attivate ai sensi del D.L. 14 marzo 2020, per occuparsi dell’assistenza e del monitoraggio dei casi COVID in isolamento domiciliare non sono, ad oggi, in grado di fornire ai pazienti il supporto necessario, perché lamentano carenza di personale e non sono dotate dei DPI sufficienti a poter effettuare visite domiciliari, in relazione all’ampiezza dei territori di riferimento. (L’USCA di Pisticci, ad esempio, conta 11 unità e ad essa fanno riferimento ben 9 comuni, in cui negli ultimi giorni si sono sviluppati complessivamente oltre 250 casi!).
           Ho potuto constatare, non solo come Autorità Sanitaria del territorio ma anche, da qualche giorno, come persona positiva al COVID in isolamento domiciliare, come non si riesca a fornire ai pazienti COVID un’assistenza adeguata, nonostante il notevole impegno del personale sanitario. Accolgo quotidianamente lo sfogo di tante persone che, già costrette a vivere in isolamento da settimane o addirittura da mesi, non riescono a ricevere neppure i tamponi domiciliari di controllo in tempi compatibili con i Protocolli stilati dal Ministero della Salute e continuano a rimanere letteralmente “ostaggio” di un meccanismo i cui ingranaggi si sono ormai inceppati.
           Soprattutto nelle ultime settimane, con il significativo aumento dei casi, si è generato un sovraccarico di lavoro delle poche unità in servizio, spesso costrette a turni massacranti a causa delle carenze di organico, che si è tradotto in disservizi di ogni genere: ritardi o mancata esecuzione dei tamponi a positivi o a contatti stretti, esiti comunicati a parecchi giorni di distanza dal tampone, con l’effetto di ritardare l’applicazione dei protocolli nelle scuole o negli ambienti di lavoro, con inevitabili ripercussioni sulla tutela della salute di studenti e lavoratori.
           Sull’applicazione dei protocolli di cui alla Circolare del Ministero della Salute del 12 ottobre 2020 non v’è unità di vedute tra i vari soggetti deputati ad utilizzarli e questo si traduce in un caos indescrivibile che ha come unica vittima i cittadini, proprio quelli la cui salute dovrebbe essere tutelata, insieme a quella libertà che gli viene negata spesso senza alcuna valida ragione clinica! 
           Le strutture sanitarie della Regione sono in grande affanno, a Matera i posti letto per i malati COVID sono finiti e, mentre ci si affretta a riaprire strutture sanitarie e ad allestire ospedali da campo resta inutilizzato il nosocomio di Tinchi, su cui la Regione ha investito milioni di euro, perché manca ancora l’agibilità (eppure il DL 9 marzo 2020 prevede espressamente deroghe alle disposizioni in materia di edilizia), in un momento in cui i suoi posti letto potrebbero essere preziosi, anche per la cura delle patologie non COVID, alleggerendo cosi la pressione sugli ospedali di Matera e Policoro.
           La situazione non si può dire certo migliore se guardiamo agli strumenti di prevenzione del diffondersi del contagio: l’app “Immuni”, creata appositamente per consentire ad ogni cittadino di monitorare l’esposizione a rischio di contatti con persone positive, in Basilicata non funziona perché non si riesce a comunicare a nessuno il codice generato dall’app per segnalare la propria positività! Così chi viene in contatto con un positivo non ha alcuna possibilità di potersi tutelare in tempo, allarmandosi solo all’eventuale manifestazione dei sintomi (che in molti casi neppure avviene). 
           Da ultimo siamo in attesa che la Regione e le Aziende sanitarie locali definiscano le modalità per lo svolgimento dei test antigenici rapidi da parte dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, per alleggerire il carico sui Dipartimenti di prevenzione. A tale proposito, raccogliendo le istanze pervenute dai MMG e PLS del territorio, auspico che per l’effettuazione di questi test vengano utilizzate le strutture già a disposizione dell’Azienda sanitaria, in luogo degli studi medici privati, allo scopo di tutelare meglio cittadini e personale medico. Si ribadisce, ancora una volta, l’utilizzabilità della struttura di Tinchi, dotata degli spazi sufficienti a gestire tali operazioni in sicurezza, anche con l’ausilio delle forze di Polizia Locale e di Protezione Civile. 
           Mi auguro che vogliate cogliere questo appello come una critica costruttiva, volta a migliorare le cure offerte ai cittadini e non come un attacco politico, perché sono convinta che, di fronte alla salute, la politica debba cedere il passo alla collaborazione nell’interesse collettivo. Serve più personale, servono dispositivi di protezione individuale, occorre utilizzare appieno le strutture sanitarie del territorio, garantire uniformità nell’applicazione dei protocolli sanitari, prima che sia troppo tardi. Da parte di tutti gli amministratori locali, sin dall’inizio di questa emergenza, la collaborazione è stata totale, ma non possiamo essere lasciati soli a subire decisioni oppure a doverle prendere, senza l’indispensabile coordinamento con chi, sui territori, è in prima linea nell’affrontare l’emergenza.
 Certa di un Vostro interessamento a tali importanti tematiche, porgo cordiali saluti''.
 
 
                             
 
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