Si terrà sabato 6 settembre, alle 17, in piazza Mario Pagano, a Potenza, l'iniziativa "Una piazza per Gaza", promossa dalla Cgil di Potenza. Una mobilitazione nazionale in tutte le città italiane per chiedere “che si fermi la barbarie in corso” e che il governo italiano “si schieri dalla parte della pace, della giustizia e del diritto internazionale”.
Per questo “invitiamo lavoratori e lavoratrici, pensionati e pensionate, studenti e studentesse, il mondo associativo, artisti, intellettuali, politici e giornalisti a unirsi – afferma il segretario generale della Cgil di Potenza, Vincenzo Esposito – per chiedere che si fermi la barbarie in corso”. Non solo denuncia e appelli. La Cgil rilancia il proprio impegno umanitario, sostenendo la Global Sumud Flotilla , iniziativa nonviolenta nata dal basso per rompere l'embargo e l'isolamento della popolazione palestinese. In questi giorni, a Gaza e in Cisgiordania, il governo e l'esercito israeliano stanno realizzando quella che la Cgil definisce "una delle più gravi negazioni del diritto umanitario e internazionale".
Il sindacato denuncia come "la scelta di proseguire l'assedio alla Striscia con una nuova escalation militare - afferma Esposito - stia trasformandosi in un progetto di deportazione: lo sfollamento della popolazione palestinese in impossibili campi profughi privi di sicurezza, cibo, acqua e assistenza sanitaria, per poi rioccupare quel territorio trasferendo la popolazione. Una prospettiva che, unita al piano di isolamento di Gerusalemme dal resto della Cisgiordania attraverso il cosiddetto progetto E1, secondo noi conferma il vero obiettivo del governo israeliano: eliminare ogni fattibilità dei due stati per i due popoli e la possibilità stessa di esistenza dello Stato palestinese". Il sindacato parla di una situazione drammatica, che "comporterà il sacrificio della vita degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas, utilizza la fama come arma di guerra e straccia il diritto internazionale che rimane l'unica garanzia su cui costruire pace e sicurezza comune". Un "vero e proprio punto di non ritorno". Per questo la Cgil lancia un appello alla comunità internazionale: "Non possiamo rimanere in silenzio - denuncia Esposito - Non possiamo permettere che ciò avvenga sotto i nostri occhi. Non è più il tempo delle parole". Ai governi democratici, membri delle Nazioni Unite e firmatari di convenzioni per i diritti umani, il sindacato chiede di fermare quella che definisce "una barbarie". E sottolinea: "Non possiamo più accettare che vengano uccisi impunemente bambini, donne, operatori umanitari, sanitari e giornalisti e che continua la distruzione delle infrastrutture civili rimaste, a partire da ospedali e scuole". Il sindacato ribadisce le richieste avanzate dalla Confederazione sindacale internazionale: interrompere la consegna di armi, raggiungere un cessate il fuoco, garantire l'ingresso immediato e illimitato degli aiuti umanitari, rilasciare tutti gli ostaggi ei prigionieri politici, riconoscere lo Stato di Palestina, porre fine all'occupazione, interrompere il commercio con gli insediamenti illegali e rafforzare la democrazia per costruire una pace duratura. La Cgil si richiama anche all'iniziativa del Ces e delle federazioni europee di categoria, che hanno chiesto alla Commissione europea di "sospendere l'Accordo di associazione Ue-Israele e interrompere ogni commercio di beni prodotti negli insediamenti illegali". Il sindacato ricorda inoltre la raccolta fondi già avviata nei mesi scorsi : "Abbiamo inviato due container di beni di prima necessità, finanziato la produzione di famiglia confezioni di verdure coltivate a Gaza da associazioni di donne palestinesi e distribuite nel campo profughi Al Amal Al Taawony". Nei prossimi giorni, spiega la Cgil, saranno acquistati e distribuiti "pacchi famiglia e pasti caldi per circa mille nuclei grazie alla collaborazione con l'Associazione delle Ong Italiane e il Ciss di Palermo".