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Cersosimo senza medico: tra commozione e angoscia, la comunità resta orfana dell’assistenza

2/06/2025



Tanti cittadini nella sala “Angela Ferrara”. Un pomeriggio caldo, l’estate è ormai alle porte, ma l’incontro organizzato dall’Amministrazione comunale e dal sindaco Domenica Paglia è altrettanto acceso per il tema trattato. La dottoressa Maria Domenica Natale, medico di famiglia per tanti anni, va in pensione. La commozione è visibile sui volti degli assistiti; i ringraziamenti scorrono di bocca in bocca.
Il sindaco, a nome dell’intera comunità, pronuncia parole sincere, non di circostanza: “Il lavoro, la missione della nostra concittadina è stato prezioso, fondamentale. È stata in questi anni il medico di tutti, sempre al servizio di tutti: in ambulatorio, nelle case, giorno e notte, sempre disponibile, nel rispetto delle persone e di quel giuramento che lega un medico ai suoi pazienti, senza mai risparmiarsi.”
Tanti applausi, tanta commozione. Ma anche tanta preoccupazione. Da oggi, il Comune di Cersosimo è ufficialmente "carente": lo comunica la sindaca Paglia. Da oggi, la nostra comunità è senza medico. Ci si guarda negli occhi, disarmati; l’angoscia diventa sentimento comune.
L’antica terra dei monaci greci e latini, terra di cultura, speziali e medici, si ritrova orfana di assistenza. Su un foglio bianco, una lista di nomi: camici bianchi disponibili a caricarsi i cittadini. La sindaca snocciola numeri, non nasconde le difficoltà dopo gli incontri con i dirigenti dell’Asp e le tante telefonate con i medici della zona, quasi tutti già impegnati o prossimi alla pensione.
C’è anche chi, tra ambulatorio privato e guardia medica, sceglie l’opzione più conveniente – sottolinea qualcuno – a torto o a ragione, chissà… Una specie di girone dantesco tra purgatorio e inferno, dove è difficile intravedere una luce. Almeno fino a settembre.
Ma oggi, comunque sia, bisogna scegliere un medico. Anche se lontano, anche se difficilmente entrerà nelle case o visiterà chi ne avrà bisogno. Un lavoro a distanza, virtuale. Addio al giuramento di Ippocrate, ai principi etici e deontologici. Archiviati il rispetto per la vita e il rapporto umano col paziente.
Perché siamo arrivati a questo punto? Di chi è la colpa? È la domanda che si sussurra, che riecheggia nella sala dove da anni scorrono immagini, suoni e idee. Donne e uomini prendono la parola. Tante le domande, molti i suggerimenti. v
Il geometra Salvatore Di Giorgio parla di una situazione irreale, incresciosa: “Eppure continuiamo a pagare le tasse. Non vogliamo diventare – e non siamo – cittadini di serie B. Pretendiamo rispetto e assistenza, vicinanza e cure. E almeno quel minimo di rapporto tra medico e paziente.”
Altre voci rispolverano ricordi, avanzano dubbi, domande, preoccupazioni. Le bocche diventano rosari di timori e preghiere: “I nostri anziani, i disabili, gli ammalati… cosa sarà di loro?”
Il vicesindaco Enrico Calà e l’assessore Adolfo Cuccaro cercano di rassicurare. Raccontano degli incontri fatti e di quelli che si faranno. Chiedono per la sindaca un mandato forte per sedersi ai tavoli che contano. Anche Giuseppe Vitarelli, già sindaco, sottolinea l’importanza di trattare, senza abbassare la testa, portando con forza sui tavoli il diritto ad essere curati.
Paglia riferisce della disponibilità dei dirigenti Asp a mettere a disposizione i locali della guardia medica come ambulatorio per i medici di famiglia: un aspetto importante, ma non risolutivo. La strada è lunga, tortuosa, ripida.
È una vigilia amara, questa della Festa della Repubblica, nella nobile comunità del Sarmento. Un giorno che porta con sé un senso di vuoto, abbandono, smarrimento. Quei sacrifici di donne e uomini, quei sogni, quelle parole della Costituzione si sacrificano, giorno dopo giorno, su una pietra fredda dove diritti e libertà si dissolvono come sangue in rivoli.
Vincenzo Diego




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