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Maltrattamenti al Cpr di Palazzo, al via l'udienza preliminare

9/01/2025



Oggi dinanzi al GUP presso il Tribunale di Potenza, Lucio Setola, si terrà l’udienza preliminare del procedimento nei confronti di ben 27 imputati, tra cui il personale dell’ente a cui era stata affidata la gestione del CPR di Palazzo San Gervasio: medici, avvocati e forze dell’ordine, implicati nei gravosi fatti avvenuti nel detto Centro dal 2018 al 2022. I capi di imputazione per cui la Procura di Potenza ha deciso di procedere sono complessivamente 26 per un totale di 27 imputati. I reati ipotizzati sono i più svariati: induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319 quater c.p.); concussione (art. 317 c.p.); falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici (art. 479 c.p.); corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio (art. 319 c.p.); rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio (art. 326 c.p.); truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640 bis c.p.); accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (art. 615 ter c.p.); frode nelle pubbliche forniture (art. 356 c.p.); maltrattamenti (art. 572 c.p.); falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in certificati o in autorizzazioni amministrative. Secondo gli atti della Procura, che ha richiesto il rinvio a giudizio degli imputati, nella circostanza, le persone migranti trattenute presso il suddetto Centro di permanenza per i rimpatri di Palazzo San Gervasio in condizioni di limitazione della libertà personale, venivano lesi nei loro Diritti Fondamentali, sottoposti a trattamenti inumani e degradanti, a somministrazioni abusive di psicofarmaci e tranquillanti, nonché, anche impediti nella possibilità di nominare il loro difensore di fiducia. Alcuni dei giovani trattenuti all’epoca dei fatti sono pronti a costituirsi parte civile nel procedimento di cui sopra a mezzo degli avvocati Angela Maria Bitonti del foro di Matera e Matteo Francavilla del foro di Milano, al fine di chiedere un congruo risarcimento dei danni subiti e subendi. Invero, i giorni di trattenimento e le violenze inferte sono difficili da dimenticare. I ragazzi portano i segni fisici e morali della permanenza nel CPR di Palazzo San Gervasio. Ad uno di essi le percosse ricevute hanno compromesso l’udito ad un orecchio.


La paura che tutto ciò si possa ripetere li tormenta con incubi ricorrenti. Pronta a costituirsi con Bitonti è anche l’Associazione “Mem.Med Memoria Mediterranea”, per la richiesta di verità e giustizia per le vittime dei regimi di frontiera di cui gli stessi CPR sono parte. La dott.ssa Yasmine Accardo, referente di “LasciateCIEntrare”, campagna nazionale per l’abolizione della detenzione amministrativa dei migranti, di cui “Mem.Med” è parte, così commenta “finché non saranno chiusi tutti i cpr non ci sarà giustizia.


Ogni secondo vissuto dentro le abominevoli mura di queste strutture è di per sé insopportabile lesione del diritto alla inviolabile libertà personale. Il delitto CPR esiste da oltre 25 anni, 25 anni di soprusi di Stato, legittimati da ogni governo succedutosi nel tempo.


Non ci aspettiamo che i tribunali rendano giustizia a questo orrore, ma continueremo a batterci per disegnarne la definitiva chiusura”. Le azioni di costituzione di parte civile sono sostenute dall’ADU (associazione per la promozione e la tutela dei diritti fondamentali dell’Uomo) presieduta dall’avvocato Bitonti che sottolinea come nel CPR di Palazzo San Gervasio, alla luce delle risultanze delle indagini e degli odiosi crimini che sarebbero stati commessi, la dignità di ciascuno dei migranti coinvolti nelle vicende in questione sarebbe stata irrimediabilmente lesa. “Questo è inammissibile in un Paese civile come il nostro”.


Bitonti ha dichiarato: “E’inammissibile pensare che possano esistere luoghi in cui persone vulnerabili, quali le persone migranti, possano essere maltrattate, sedate, minacciate e percosse sistematicamente. Il potere dello Stato di trattenere gli stranieri in vista dell’espulsione non può essere senza limiti. Il trattamento di qualsiasi persona che rientri nella giurisdizione dello Stato deve rispettare gli standard di tutela dei diritti umani stabiliti dalla CEDU: pertanto, uno straniero che è trattenuto in vista dell’espulsione ha diritto a una serie di garanzie e tutele, quali quelle relative al diritto alla salute, derivanti dalla giurisprudenza della Corte EDU ai sensi dell’articolo 3”.




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