Appena due mesi fa si parlava di approdo privilegiato all’interno di corridoi aerei che dovranno collegare anche la Puglia alla Basilicata”, e Pisticci doveva essere uno di questi, almeno nelle dichiarazioni recenti del Presidente Di Palma (Enac), rilasciata al quotidiano “La Repubblica”.
Ma sfogliando il Piano presentato il 19 ottobre, Pisticci e la Basilicata vengono completamente ignorate, meglio cancellate. Il mese scorso, dunque, il Ministero delle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili (Mims) ha messo in consultazione la bozza del Piano Nazionale Aeroporti (PNA), elaborato dall’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile (ENAC).
La bozza di Piano disegna il perimetro d’interesse dell’aviazione civile traguardando il 2035, in un percorso di riconciliazione del trasporto aereo con la tutela dell’ambiente, tanto da essere coerente e permeabile rispetto ai temi della sostenibilità ambientale, della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica, assi portanti del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Il PNA è un documento di indirizzo politico e tecnico di sviluppo del trasporto aereo e del sistema aeroportuale in grado di potenziare la competitività del sistema economico nazionale, soddisfare la domanda di mobilità di persone e merci, realizzare la transizione ecologica e digitale del settore, aumentare l’accessibilità alle reti di trasporto di tutti i territori, riducendo le attuali disuguaglianze. Il testo sottoposto alla consultazione è stato sviluppato seguendo le Linee Guida impartite dal Ministro, Enrico Giovannini. Nella preparazione del Piano, l’ENAC ha interagito con la Direzione Generale per gli aeroporti, il trasporto aereo e i servizi satellitari del Ministero (DGATASS).
Ulteriori riflessioni sono in corso tra ENAC e Ministero per giungere alla stesura definitiva del Piano, che beneficerà anche delle osservazioni degli stakeholder. Eventuali osservazioni e contributi, dovranno pervenire alla Direzione Generale per gli aeroporti, il trasporto aereo e i servizi satellitari del Dicastero (DGATASS), entro il 21 novembre 2022.
“Nelle analisi dei bisogni del territorio”, la nostra Regione è inserita nella macro area Sud-Isole, con Calabria, Sicilia e Sardegna. In realtà compare solo il nome, nient’altro. Mentre nelle “reti gestionali”, facendo confusione, compare in quella Campana: composto da Napoli (NAP) e Salerno (QSR), di più recente acquisizione. L’aeroporto di Salerno – si legge- è, di fatto, uno scalo in fase di avvio per quanto riguarda il suo inserimento nel network dei voli di linea, e non ha operato voli commerciali nel 2019, rendendo difficile una valutazione delle potenzialità. Ciò nonostante, si evidenziano la possibilità che il mercato possa diversificare parte della crescita futura prevista per l’area su Salerno, anche a favore di spillover verso le aree limitrofe caratterizzate da limitata dotazione infrastrutturale, quali la provincia di Potenza in Basilicata. La “Rete Aeroportuale Pugliese”, invece, si estenderà anche in Basilicata, caratterizzata, com’è, da limitata dotazione infrastrutturale. In poche parole, le politiche di sviluppo future sono incentrate sul consolidamento e sullo sviluppo degli aeroporti campani e pugliesi, che gestiranno trasporto merci, persone e flussi turistici, anche di carattere religioso, mentre per Taranto Grottaglie il futuro è davvero roseo, oltre alla funzione cargo-logistica si prevede di realizzare il primo Spazio Porto europeo. Il Piano Nazionale degli Aeroporti, infine, - così come si legge testualmente- vuole confermare il ruolo sociale, certificando la valenza sociale che ogni singolo aeroporto rappresenta per il suo territorio e per il Sistema Paese.
Non per ultimo – si ricorda- l’indotto sociale che un aeroporto genera sul territorio con la creazione di posti di lavoro, diretti e indiretti, l’attrazione di figure professionali dall’estero e l’incentivo alla nascita e allo sviluppo del tessuto industriale. Il comparto aeroportuale indica in sostenibilità, digitalizzazione, intermodalità, safety, security e sanità i suoi cardini principali e deve poter beneficiare di questi fondi. Questo Piano è l’espressione della volontà del settore aeroportuale di innovarsi e garantire all’Italia uno dei fondamentali volani per la crescita economica. Attualmente l’Italia presenta un divario infrastrutturale rispetto ad altri paesi europei, che ne limita sia la competitività a livello internazionale e sia la sostenibilità a lungo termine e conseguentemente la qualità e la performance. Servono altri scali, insomma, specialmente se inseriti in un piano intermodale che significa servizi e nuove tecnologie ai fini della crescita e dello sviluppo futuro.In poche parole, se non ci si muoverà energicamente entro il 21 di questo mese, per cambiare il “Piano”, ci toccherà augurare buon viaggio a tutti, tranne ai lucani.
Vincenzo Diego