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Crisi idrica: ancora troppi i comuni con rete fatiscente o senza depurazione |
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3/07/2022 |
| Per le perdite idriche, anche se i dati si riferivano al 2015, l’ Istat nel 2019 aveva consegnato la maglia nera e dunque un triste primato alla Basilicata. Gli ultimi dati, quelli di quest’anno , segnalano un miglioramento, ma ancora molta strada bisogna percorrere per evitare la dispersione nella fitta rete idrica. Una rete che “fa acqua da tutte le parti”, e il caso di scriverlo. I comuni, a parte qualche eccezione, hanno bisogno di intensificare gli sforzi, troppo preziosa l’acqua per perderla in mille rivoli. Dunque ancora troppi i comuni con una rete fatiscente e troppi anche quelli senza un impianto di depurazione. “i cambiamenti climatici – si legge nel rapporto dell’Istituto- e l’inquinamento stanno infatti accrescendo la pressione su corpi idrici e infrastrutture, già fortemente sollecitati dai processi di urbanizzazione e dallo sviluppo economico che hanno avuto, negli anni, un impatto diretto sull’aumento della domanda di acqua. Occorre dunque rafforzare la resilienza del sistema idrico, rendendo i processi più efficienti soprattutto nei territori che presentano una maggiore vulnerabilità a situazioni di criticità idrica”. Un problema serio che si trascina da troppo tempo e proprio per questo si sottolinea nel documento la necessità di salvaguardare le risorse idriche e la gestione efficace, efficiente e sostenibile dei servizi idrici rientra tra gli obiettivi del PNRR. Bene, proprio questa opportunità sarà forse l’ultima per tante amministrazioni comunali di presentare progetti e chiedere finanziamenti per un servizio idrico integrato efficiente e funzionale, altrimenti sarà veramente dura affrontare con serenità gli anni avvenire. Tra le altre cose bisognerebbe mappare le risorse comunali, una sorta di anagrafe dell’acqua, dalle sorgenti ai pozzi, pubblici e privati, una ricchezza inestimabile ignorata in molte aree della Regione. “Le politiche per la gestione sostenibile dell’acqua – si legge ancora - richiedono un monitoraggio continuo e capillare della risorsa attraverso informazioni sempre più aggiornate, aggiornabili e al maggior dettaglio territoriale. Da qui la necessità di consolidare il sistema informativo per rispondere alle esigenze dei diversi stakeholders e costruire un sistema di governance, pianificazione e valutazione”. Ma a quanto pare, ancora oggi si progetta poco, ma soprattutto non sempre le reti idriche hanno priorità alta nei finanziamenti. Nel 2020 sono infatti andati dispersi 0,9 miliardi di metri cubi, pari al 36,2% dell’acqua immessa in rete (37,3% nel 2018), con una perdita giornaliera per km di rete pari a 41 metri cubi (44 nel 2018). Nel 2020 le perdite idriche a Potenza variano da 15 a 24 m3 al giorno per km di rete, a Matera da 40 a 59 m3 al giorno per km di rete. Proseguendo la tendenza già segnata nel 2018, le perdite totali di rete si riducono di circa un punto percentuale, poco. Le perdite totali di rete hanno importanti ripercussioni ambientali, sociali ed economiche, soprattutto per gli episodi di scarsità idrica sempre più frequenti. Sono da attribuire a fattori fisiologici presenti in tutte le infrastrutture idriche, alla vetustà degli impianti, prevalente soprattutto in alcune aree del territorio, e a fattori amministrativi, riconducibili a errori di misura dei contatori e ad allacci abusivi, per una quota che si stima pari al 3% delle perdite. In alcune regioni, tuttavia, lo sfruttamento delle acque superficiali risultava particolarmente consistente: in particolare, in Basilicata, Sardegna, Puglia, Liguria ed Emilia-Romagna. Se ci mettiamo il costante calo delle precipitazioni, la miscela diventa davvero esplosiva. Un resoconto impietoso quello fotografato dall’Istat, anche perché i numeri purtroppo danno ragione ai ricercatori e alla scienza. In questi giorni i fiumi sono in secca, il Po fa impressione, in alcuni tratti è un rigagnolo. Il futuro, poi, non prospetta niente di buono, “gli studi scientifici confermano un aumento della variabilità climatica e di eventi meteoclimatici estremi in molte aree, con impatti rilevanti su ambiente naturale, territorio. L’Unione Europea, nel pacchetto “Fit for 55” su clima ed energia di luglio 2021, ha adottato strategie di policy per raggiungere entro il 2030, nell’ambito del Green Deal, la riduzione del 55% delle emissioni di gas climalteranti, per far fronte ai cambiamenti climatici. Ai fini di una transizione verso la neutralità climatica, un ruolo centrale è riconosciuto alle città per la loro attività di governance e in quanto hot spot climatici, cioè aree particolarmente sensibili ed esposte agli eventi avversi legati ai cambiamenti del clima. Nell’ultimo decennio osservato, il 2020, insieme al 2011, si presenta come uno degli anni meno piovosi nei Comuni capoluogo di provincia/città metropolitana, per i quali si è registrata una precipitazione totale annua pari a 661 mm (calcolata come media delle stazioni osservate nelle principali città). Dati da aggiornare dopo l’anno in corso che sta registrando una scarsissima piovosità e temperature africane, caldo record in tutto Europa, continente che si sta trasformando in una vera e propria fornace. Un aumento generalizzato della temperatura media che si sovrappone a una diminuzione di -132 mm sul corrispondente valore del periodo 2006- 2015”. I dati ci dicono che bisogna corre ai ripari, fare presto e non sbagliare, diversamente il futuro per le nuove generazioni sarà compromesso, la ricerca delle colpe sarà solo un’altra perdita di tempo. Del “locus amoenus” di Virgilio, non resterà più nulla, bellezza e armonia diventeranno solo un pallido e triste ricordo
Vincenzo Diego |
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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