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''Che fermento in quegli anni!''I 50 anni dalla legge sul divorzio (e non solo)

1/12/2020



Esattamente 50 anni fa (era il 1 dicembre del 1970),  con 325 sì e 283 no alla Camera e 164 sì e 150 no al Senato, venne definitivamente approvata la legge n.898. Una legge destinata a contribuire a cambiare l’Italia, che 4 anni dopo avrebbe portato ad una delle campagne referendarie più sentite: la legge era quella sul Divorzio ("Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio"), che diventava legale anche nel nostro Paese.   L'Italia repubblicana dopo 25 anni aveva finalmente una legge sul divorzio  (voluta fortemente dai Radicali, il Partito socialista Italiano, il Partito Comunista Italiano e il Partito Liberale Italiano)che portava il nome dei primi firmatari: Loris Fortuna, socialista e Antonio Baslini, liberale. Il presidente del Consiglio, all’epoca era il democristiano (lucano) Emilio Colombo.


Un anniversario importante, quello di oggi, che non può che riportare alla mente il racconto di un’Italia diversa sicuramente, in cui le divisioni tra nord e sud erano fortissime, in cui non esistevano i mezzi di diffusione che esistono oggi, ma in cui il dibattito che ruotava attorno alla legge era enorme: dalle grandi città fino agli angoli apparentemente più remoti dello Stivale.


Ma chi pensa che questo articolo serva a ricordare i particolari di quelle lotte, politiche e sociali, si sbaglia. O meglio: l’intento era questo ma la nostra destinazione è stata deviata da un ‘’compagno di viaggio’’. E a proposito di viaggio: immaginiamo di intraprendere un volo che attraversi l’Italia, arrivi a sud, in Basilicata, e cominci ad atterrare in quel territorio meraviglioso che ricama i confini tra Calabria e Lucania: a Terranova di Pollino.


Qui, da un anno prima della legge (il 1969) , era parroco (originario di San Giorgio Lucano) don Giuseppe Carbone, dal 1966 al 1976 della Chiesa cattolica, per i dieci anni nella Chiesa Comunista, che lasciò  dopo la morte di Enrico Berlinguer.


‘’Erano anni di grande fermento- ci racconta- e sarebbe sbagliato pensare che in quegli anni in paesi come Terranova fosse difficile creare momenti di crescita e di dibattiti. Non avevamo i computer, certo, non avevamo i telefonini come oggi, ma riuscivamo ad essere aperti al mondo’’. 


Un parroco ‘’controcorrente’’ in materia di legge sul Divorzio, rispetto alle generiche direttive della Democrazia Cristiana e del Vaticano?  Ricordiamo che Papa Paolo VI, nelle ore del referendum abrogativo del 1974, affacciandosi dalla finestra per la preghiera di mezzogiorno, dichiarò: «Noi non romperemo ora il silenzio di questa giornata, destinata per gli italiani alla riflessione decisiva, in rapporto con uno dei più gravi doveri per i credenti e per i cittadini, in ordine al bene della famiglia. Noi inviteremo soltanto a mettere questa espressa intenzione, implorante sapienza, nella nostra odierna preghiera alla Madonna».


Dicevamo: un parroco ‘’controcorrente’’? ‘’Sì e no- ci dice- perché come me molte anime cattoliche erano a favore di questa legge. Fu una conquista di civiltà,  eravamo in tanti in tutta Italia, diciamo così, controcorrente’’. ‘’Noi all’epoca- continua-  eravamo organizzati. Erano gli anni immediatamente successivi al Concilio Vaticano II; c’erano le comunità cristiane di base, eravamo ben 40 solo in Basilicata. Organizzavamo incontri, siamo stati tra i fondatori dei Cristiani per il socialismo in Italia. Per farti capire che visione avevamo del mondo, ti dico che ero parroco e nel 1973 a Lione c’era il congresso mondiale dei cristiani impegnati nella rivoluzione. In tre siamo partiti da Terranova per partecipare al convegno. Fu una esperienza straordinaria. Conservo ancora un materiale straordinario’’. “ A proposito di referendum- dice- a Senise, nelle settimane che lo precedettero, mi invitò la Cgil per tenere una conferenza in cui io parlavo ovviamente a favore della legge.  Arrivato a Senise, ho saputo che era in paese anche il mio Vescovo, Monsignor Tommasini, e andai ad ossequiarlo. Ma proprio in quel momento un’auto girava per il paese con un annuncio: ‘’sarà presente anche il parroco di Terranova di Pollino don Pinuccio Carbone, a favore della legge’’. Il vescovo mi guardò e mi chiese se quelli del partito Comunista mi stessero strumentalizzando e io gli chiesi lo stesso per la Democrazia Cristiana. Alla fine mi ringraziò. Perché non era una questione di strumentalizzazioni. Si trattava di una visione diversa delle cose e della fede’’.


Giuseppe Carbone, vive ancora a Terranova di Pollino, a Casa del Conte. La sua vita è una valigia enorme piena zeppa d’esperienza e di esperienze diverse: non più parroco, fu anche sindaco. Una vita di cambiamenti ma sempre portati avanti con assoluta coerenza.  “Nell’agosto del 1972- racconta- proprio  a Casa del Conte organizzammo incontri di studio assieme, tra gli altri, al  circolo Don Nesi Corea di Livorno, alla Jeunesse ouvrière chrétienne del Belgio, alla scuola popolare di don Mazzi. C’era un movimento meraviglioso. Nelle campagne, popolatissime (almeno 700 abitanti) il livello di analfabetismo era molto elevato. Almeno l’80 percento. E fu anche questo che mi convinse a rimanere. E sono ancora qui’’.


Mariapaola Vergallito


 





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