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Da Melfi la battaglia contro i prof negazionisti |
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12/11/2020 |
| Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico, pochi giorni fa aveva parlato del verbale del Comitato Tecnico Scientifico, datato 18 settembre 2020, nel quale si faceva riferimento in modo diretto e indignato a “cosiddetti docenti negazionisti”.
Fonti vicine al MIUR hanno già fatto sapere come la ministra Lucia Azzolina stia prestando la massima attenzione al problema che, a quanto pare, coinvolge anche la Basilicata.
È notizia di poche ore fa quanto scritto via social da due docenti - di cui uno sarebbe in aspettativa - ai propri alunni del Liceo Scientifico “Federico II di Svevia” di Melfi.
"Pandementi", "covidioti", insulti e incitamenti a "non indossare la mascherina", definendola "bavaglio", cui si sarebbero aggiunte minacce del tipo "conosco gente che ti viene a trovare ovunque tu sia", con l’augurio del cancro e della chemio.
Sarebbero questi i contenuti dei messaggi denunciati dai destinatari e segnalati dal sindacato Unione degli studenti di Melfi, insieme con i post pubblici dei due insegnanti, all'Ufficio scolastico regionale della Basilicata e dell'ambito territoriale di Potenza, al ministero dell'Istruzione, alla stessa Azzolina, al presidente del Consiglio dei Ministri e all'autorità garante per i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza di Basilicata.
“La domanda è: può un docente, negazionista, che incita i propri followers e studenti a non indossare la mascherina, essere tale?”, chiede il sindacato.
“La nostra è una scuola meravigliosa – si legge nel profilo Facebook di Antonio Simonetti, studente del liceo – non è la scuola dei docenti che insultano i ragazzi, ma è la scuola della cultura, dell’allegria e della collaborazione con i professori. L’ISS “Federico II di Svevia” condanna nella maniera più completa il comportamento di entrambi i docenti e non è una condanna che parte solamente da noi studenti, ma è condivisa da tutti gli organi della scuola”.
Sulla vicenda l'Ufficio Istruzione della Regione Basilicata ha aperto un'inchiesta.
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Non con i miei soldi. Non con i nostri soldidi don Marcello CozziParlare di pace in tempi di guerra è necessario, ma è tardi.
Non bisogna aspettare una guerra per parlarne. Bisogna farlo prima.
Bisogna farlo quando nessuno parla delle tante guerre dimenticate dall'Africa al Medio Oriente, quando si costruiscono mondi e società sulle logiche tiranniche di un mercato che scarta popoli interi dalla tavola dello sviluppo imbandita solo per pochi frammenti di umanità; bisogna farlo quando la “frusta del denaro”, come ...-->continua
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